Rien ne va plus. Si preannunciava un rientro caldo sotto il peso della crisi in una Francia dove il disagio sociale aumenta in modo esponenziale ma il colpo di scena dell’enfant prodige Arnaud Montebourg ha accelerato le spaccature già esistenti nel governo socialista.
Parbleu! Il difensore del Made in France ha osato chiedere di “Dare la priorità all’uscita dalla crisi e di mettere in secondo piano la riduzione dogmatica dei deficit che ci porta all’austerità ed alla disoccupazione”. Poggiando sul parere degli esperti che mettono in guardia contro la recessione che minaccia l’Europa ha dichiarato al quotidiano Le Monde: “Bisogna fare evolvere le nostre scelte politiche. Dobbiamo presentare soluzioni alternative”. E hop, un’altra stoccata.
Il Ministro francese dell’Economia del risanamento produttivo e del digitale, spesso preso in giro per il suo fare più dandy che ministeriale, che non ha perso occasione per fare molteplici quanto perdonabili gaffes sul terreno ha oggi il merito di aver sputato l’osso. Del resto è sempre stato considerato una mina vagante. Il Governo del Presidente Hollande e del suo Primo Ministro Valls è ai minimi storici, continuando così potrebbe anche scendere sotto lo zero. Hollande ha appena miseramente fallito le trattative con Angela Merkel non riuscendo ad ammorbidirla sulla politica tedesca a favore della crescita. Perché allora Montebourg non avrebbe dovuto ribellarsi allo status quo paralizzante della politica del Governo del quale fa parte prendendo una posizione netta? Libertà d’espressione oblige Montebourg ha vuotato il sacco chiedendo “una grande inflessione della politica economica”. Benoit Hamon, Ministro dell’Istruzione, lo ha sostenuto: “La Germania serve i propri interessi e non quelli europei”.
Insomma, in soli due giorni Montebourg è riuscito a far cadere il Governo dopo aver resistito soltanto cinque mesi con il Primo Ministro Manuel Valls “il socialista di destra” costretto a dare le dimissioni ma subito incaricato da Hollande di creare il nuovo Governo. Persevera Hollande mentre si può fare tanto di cappello all’ormai ex-Ministro Arnaud de Montebourg che ha dato le dimissioni dicendo che “esiste un’altra strada per l’Europa”. Come il patriottico Cincinnato ha dichiarato che tornerà a lavorare nei campi, che poi così rurali non sono perché continuerà a difendere le cause nazionali preoccupato dalla crescente disoccupazione che voleva curare con il suo volontarismo industriale e lo sviluppo di nuovi settori. Troppo pragmatico e scomodo per il Governo? Forse ma che piaccia o no Arnaud Montebourg ha avuto il coraggio di uscire dai ranghi di un Governo scricchiolante sin dall’inizio con un Presidente che delude la sinistra che lo ha votato.
Montebourg e Hamon possono diventare il simbolo proprio di questa sinistra delusa.
Con una punta d’invidia dall’Italia possiamo chiederci “Ma quando uno dei nostri Ministri si dimetterà per disaccordo con il Governo”? La risposta è lapidaria: Mai!
Luisa Pace