di Ettore Zanca
Qualche giorno fa scrissi di Marco Pantani. Rimasi perplesso del fatto che fosse stata data poca rilevanza al gesto di Nibali, di voler regalare la propria maglia gialla a Tonina, la mamma di Marco. Sembrava ci fosse poca voglia di reclamizzare, presi come si era a salire sul carro dell’ennesimo vincitore, che fino a giorni prima si ignorava. Scrissi di Marco che era il “braccio pulito di un disegno sporco”, intendendo con questa frase, che non fosse lui il disonesto, ma che fosse diventato scomodo, ingombrante, carne da macello per chi non aveva scrupoli. Venne fuori un dibattito molto interessante sotto la mia pagina facebook, in cui si scoprì perchè Marco non era gradito, ma soprattutto mi colpì la frase di un commentatore, pochi giorni prima del suo stop per doping, mentre si avviava a vincere trionfalmente il giro, stranamente tra gli scommettitori, le sue quote come vincitore crollarono. Parlare di lui servì a farmi conoscere chi lo aveva nel cuore, gente come Loris, che lo ha protetto, accudito insieme ad altre poche persone, mentre altri di lui, volevano solo la carne. Ebbene, è di poche ore fa la notizia che il caso di Marco è stato riaperto, con l’accusa di omicidio. L’ipotesi è quella che Marco sia stato picchiato e costretto a bere della cocaina, e la possibilità sarebbe dovuta al fatto che Marco voleva spiegare la sua innocenza dicendo cosa davvero girasse nel mondo del ciclismo. E forse avrebbe fatto il terremoto. Non so se si sceglie bene, io non amo questa pratica merdosa che vige in Italia di mettersi tra innocentisti e colpevolisti, ma se penso che a gentaglia come Schettino, si permette di andare in vacanza indisturbata e uno come Marco non ha avuto nemmeno diritto di parola ed è stato massacrato, beh, scusate, ma io sono con Marco, sempre. Qualsiasi sia l’esito di questa riapertura del processo.