Diciamocelo: la stragrande maggioranza di coloro che frequentano facebook e i social network in generale sono persone normali.
Che poi per “normale” intendo persone come voi e come me, persone belle, brutte, simpatiche, antipatiche, timide, estroverse, insomma tutto il range delle personalità che riscontriamo nella vita di tutti i giorni.
Poi però le peculiarità dell’interazione sui social ha sviluppato delle psicopatologie che spesso rendono la vita difficile a chi avesse avuto la cattiva idea di accettare l’”amicizia” di questi personaggi.
Dall’alto della nostra pluriennale esperienza da rompicoglioni, vogliamo fornirvi gli strumenti adatti per identificare, descrivere e laddove possibile eliminare queste persone.
A proposito: se vi ci riconoscete, è stato bello parlare con voi 🙂
Piaciatore folle
Apparentemente il piaciatore, e la sua versione folle, è il meno pernicioso dei malati mentali che affollano i social network.
Ha però la sgradevole caratteristica di venire fuori alla distanza, al punto che prima o poi non sopporterete più la sua presenza.
Il piaciatore folle cosa fa? Niente, si limita a mettere il “like” a qualsiasi stronzata voi diciate, e alle risposte di tutti i vostri amici.
E non lo fa solo con voi, ma con tutti.
Quando il piaciatore folle si collega, comincia a sparare like all’impazzata fino a farsi venire l’infiammazione al tunnel carpale.
Magari lo facesse per attirare l’attenzione.
No.
Il piaciatore folle lo fa perché è buono.
E non c’è niente di peggio di una anima buona che vuole seminare la sua bontà in giro per il mondo.
Dopo un po’ lo odierete, perché nessun vostro post potrà essere abbastanza insulso da evitare il “plink” del like istantaneo da parte del piaciatore, e nessuna battuta, ironia, insulto, potrà fermarlo.
Chiamatelo nei peggiori modi, e lui vi metterà il like.
Allora banniamolo! è la risposta apparentemente più semplice.
Eh no. Non si può.
Intanto il piaciatore folle, come detto, è buono. Poi spesso è solo. Fa così per attirare l’attenzione.
E con quale coraggio voi bannereste una persona buona?
Siete senza cuore.
La soluzione è più subdola, e richiede comunque una certa dose di cinismo, ma è indispensabile per sopravvivere.
Dovete escluderlo dai post, soprattutto quelli importanti.
Ogni tanto però scrivete qualche stronzata delle vostre, un bell’aforisma, una vignetta simpatica, un video di gente che si sfracella in motorino, e fateglielo piaciare, come fareste con un cagnolino al quale una volta ogni tanto lanciate il biscottino.
Però poi il filetto ve lo mangiate voi, ecchecazzo.
Cuoricinaio
E’ una specie di psicopatici quasi esclusivamente appartenente al genere femminile.
Il cuoricinaio, o meglio LA cuoricinaia, dimostra l’approvazione per le vostre cose piazzando uno, due, o molteplici cuori.
Mai una faccina, un ok, neanche un pollicione.
No.
Cuori rosso sangue che palpitano sullo schermo, neanche foste George Clooney in caffetteria.
Ora, un uomo che ormai abbia preso la sua quantità di due di picche come voi e me (voi più di me), sa benissimo che quando una donna vi mostra il cuore, non vuol dire necessariamente che ve la vuole dare.
Anzi.
Spesso le due cose sono in antitesi.
Purtroppo però su facebook girano molti esseri umani di sesso maschile ancora implumi, i quali alla vista di due o tre cuoricini da parte di una signora, magari con una foto profilo con le tette bene in vista, sognano già di andare a meta.
E quindi partono in quarta con commenti sdolcinati, battutine sagaci, link a canzoni (per lo più quattro quarti con florilegio di violini), ricevendo in cambio altre tonnellate di cuoricini.
Ahimè, patata poca però.
Per fortuna le cuoricinaie, sottospecie diffusissima della famosa “donna profumiera” di cui ho parlato QUI, sono molto romantiche, sensibili, e permalose.
Per evitare di cadere nella loro sdolcinata ma asessuata trappola, un bel “vaffanculo” al momento giusto (subito) risolverà il problema per sempre.
Perché sappiatelo: le cuoricinaie la danno. Ma non a voi.
Uppatore
Ci sono persone che hanno un account facebook ma si collegano raramente, vuoi per motivi di lavoro, o perché lo strumento non li gratifica abbastanza.
Fin qui ci può strare.
Ma l’uppatore quando poi finalmente si collega decide di rimettersi in pari con le settimane o i mesi in cui non è stato presente, e quindi prende una per uno le bacheche dei suoi sfortunati amici (tra cui voi), e commenta, o mette dei like a TUTTI i vostri post degli ultimi mesi.
Compreso quello in cui avete litigato pubblicamente con vostra moglie e che eravate riusciti a far passare sotto silenzio con grande fatica.
O l’evento in cui avete invitato quella vecchia amica del liceo…(sì quella) ma non l’altra, e che con un escamotage avevate nascosto con successo, e invece oggi grazie all’uppatore compare in prima fila nella timeline di tutti.
Oppure quel flame sulle elezioni europee che vi è costato l’amicizia di una decina di grillini, che il vostro amico uppatore decide simpaticamente di ravvivare con la frase “Me lo dicevi giusto l’altra sera che li volevi bruciare tutti vivi, e io concordo con te”.
Che poi sono due mesi che non vi vedete, ma per uno che entra su facebook una volta a settimana, due mesi è come dire ieri.
L’uppatore distrugge il normale fluire degli eventi, vi impedisce di concentrarvi sul “qui e ora”, e vi costringe a riprendere discorsi morti e sepolti, oppure cancellare interi thread.
Lo so, avete provato più volte a spiegargli in privato il meccanismo, e le sue conseguenze, ma a quanto pare non lo ha capito, o se ne frega bellamente.
L’uppatore spesso è un caro amico d’infanzia, qualcuno che conoscete di persona, che vi vuole bene.
Come sei può bannarlo?
Beh, si può. Bannatelo. Tanto non se ne accorgerà, sarà impegnato a rompere le palle sulle bacheche altrui.
Se vi chiede qualcosa, dite che avete sospeso l’account per mancanza di tempo.
Vi risponderà: “Peccato, era così interessante leggere i tuoi post”.
Se. Come no. Come le previsioni del tempo dell’anno scorso. Mavvaffanculovà.
Attaccabrighe
Ognuno di noi ha uno o più amici attaccabrighe. Io, ad esempio, ho me stesso.
Però l’attaccabrighe normale è uno che si infervora in un discorso, alza la voce, poi magari si incazza e ci litighi.
L’attaccabrighe patologico facebook invece è uno che gira sulle bacheche altrui per mettere commenti ad una discussione che non lo riguarda, e fare incazzare tutti gli astanti.
Ad esempio si parla di un fatto di cronaca in cui c’è stata una violenza o un femminicidio, voi ne discutete più o meno animatamente con gruppi di uomini e donne che esprimono pareri condivisibili o meno, rabbiosi o meno, ma sempre nell’ambito di una civile argomentazione, e improvvisamente arriva l’attaccabrighe che scrive “Ma l’avete vista come era vestita quella? Se l’è proprio cercata”.
Da quel momento in poi la vostra bacheca diventa una specie di Waterloo, in cui voi ovviamente siete Napoleone.
L’attaccabrighe sarà quindi protagonista di un paio di scambi al vetriolo con i vostri amici, ne sparerà un altro paio ancora peggiori, per poi sparire, magari anche indignato.
Il vantaggio dell’attaccabrighe è che di solito tutto si conclude con un vaffanculo collettivo e voi potete bannarlo senza remore, tanto ormai quella biondina che stavate tacchinando da un mese, per colpa sua sta procedendo ad un due di picche epocale.
Il problema è che gli attaccabrighe apparentemente si moltiplicano, su facebook, e per uno che ne bannate ne usciranno sempre di nuovi.
E di biondine interessanti invece non è che ce ne stanno poi tante.
Indifferente
Ora, se voi siete un simpatico istrione cazzaro estroverso come il sottoscritto, la cosa che desiderate di più è il consenso del pubblico.
Diffidate da chi vi dice “lo faccio solo per me stesso”.
Se. Ma de che.
A noi piace che gli altri si interessino alle nostre cose, che le condividano, che le discutano, che magari ogni tanto ci facciano anche qualche complimento.
E quindi la categoria di esseri umani che più ci sconquassa il sistema nervoso è quella degli indifferenti.
Ora, nella vita reale gli indifferenti vengono di solito evitati dai cazzari estroversi.
Ma qua sui social network non solo è impossibile, ma si crea anche una sottile competizione.
Sì, perché l’indifferente spesso è solo un rosicone che non ti vuole dare la soddisfazione di ammettere che hai scritto una cosa carina, postato una bella foto, fatto una battuta simpatica.
Ne tracci le gesta e scopri che non solo mette like a tutta callara sulle bacheche di chicchessia, ma è simpatico, arguto, empatico.
Con tutti.
Tranne che con te.
Te gli stai sul cazzo, oppure gli sta sul cazzo che stai simpatico a qualcun altro.
Poco importa, fatto sta che più tu ti ostini ad andare sulla sua bacheca, piaciargli la qualunque, entrare in tutte le sue discussioni dandogli ragione, egli (di solito è dello stesso sesso) non ti cagherà neanche di striscio, come dicono a Versailles.
L’indifferente è in grado di provocare danni al tuo fegato che neanche una cassa di Tavernello.
Come potete ridurre l’impatto che questo delinquente ha sul vostro sistema nervoso?
Dovete farlo incazzare, ma molto. E non esiste un modo onesto, ve lo dico subito.
Ci sono diversi metodi, ma è troppo lunga per elencarli tutti: sappiate solo che normalmente una foto taroccata con voi due ubriachi e due stripper, postata sulla bacheca della moglie il giorno del loro anniversario di matrimonio fa sempre un bell’effetto.
Nella peggiore delle ipotesi si incazza la moglie: va bene uguale, così s’impara.
Tacchinator
Non ci nascondiamo il fatto che facebook è una delle piattaforme più utili per il tacchinaggio reciproco tra uomini e donne (o anche tra uomini e uomini, donne e donne, etc).
Anzi: è nato per quello.
E in un sano regime di democrazia ognuno fa quello che vuole, anche passare tutto il giorno a mandare fiori e pensierini sulle bacheche di tutte le signorine che hanno almeno la terza di reggiseno.
Il tacchinator però è particolarmente pernicioso, perché questa attività di tacchinaggio la esercita sulla vostra bacheca.
Non appena intravede una vostra amica potenzialmente interessante, comincia ad intervenire simpaticamente ogni qualvolta ella si manifesti.
Il suo (malcelato ma non tanto) scopo è di arrivare ad un livello di confidenza tale con la tipa da poterle poi chiedere l’amicizia, e chissà, in futuro anche qualcos’altro.
Il tacchinator quindi si muove in parallelo sulle bacheche di tutti i suoi amici ed è facilmente identificabile: se l’argomento è solo o preponderantemente maschile (calcio, pesca a strascico, gara di rutti), non si fa mai vedere; quando invece si affronta l’importanza di Tagore sul neoromanticismo, eccallà, il tacchinator spunta come le papere se buttate un pezzetto di pane nel laghetto di Villa Ada.
Per fortuna è facilmente neutralizzabile.
Il tacchinator conta infatti implicitamente sul fatto che voi, come una volta si presentava agli amici single qualche ragazza alle feste, lo aiutiate in questa sua opera di pavoneggiamento, o quanto meno vi facciate i cazzi vostri.
Invece no, non lo fate.
Alla prima battuta smerdatelo pubblicamente, e scrivete in privato alla vostra amica che è un coglione e che vuole solo provarci con lei.
Occhio però: se mai il tacchinator dovesse alla fine mettersi con la vostra amica, la simpatica figura di merda l’avrete fatta voi…
Markettaro
E’ una versione peggiorativa del tacchinator, in quanto almeno quest’ultimo fa un’attività che il nostro DNA ci ordina di portare avanti da qualche milione di anni, ma lo fa solo in maniera scorretta.
Il markettaro invece non promuove se stesso, ma le sue attività.
Se il markettaro tanto tanto è il titolare di un’azienda, e ogni tanto ci sbatte il link della sua azienda biologica di marmellate al gusto di noce moscata, si può anche tollerare.
Il problema serio nasce quando il markettaro si ritiene un artista: qui sono dolori.
Perché ogniqualvolta ne avrà l’occasione vi piazzerà il link alla sua pagina facebook da piaciare, una foto mossa e sfocata che “pure Capa le faceva male”, o una terribile poesia d’amore, scritta per una buzzicona di Frosinone che non se l’è mai filato.
Pure Leopardi ha preso i suoi bei due di picche, ma almeno ha scritto dei capolavori.
Il markettaro andrebbe bannato subito, ma poi andrebbe a fare danni sulle bacheche degli altri, quindi qua si presenta la necessità di mettere in piedi una seria attività didattica e pedagogica.
Bisogna mettere a confronto il markettaro con la realtà dei fatti.
E quindi ogni volta che mette una foto, voi dite “mi ricorda questo scatto di Steve McCurry” e piazzatelo lì.
Se sono poesie, “Ah, ma è la stessa tematica affrontata dalla Merini” e giù la poesia della Alda.
Se il disgraziato ha una band rock, consiglio la versione live di Barcellona di “Thunder Road” di Bruce Springsteen.
Un paio di bordate del genere, e tornerà al suo lavoro al catasto senza sminuzzarvi più le gonadi.
Saputello
Quella dei saputelli è un’altra categoria di rompicoglioni che infesta le bacheche di mezzo universo virtuale.
Sono quelli che hanno un minimo di conoscenza di un argomento, o – peggio – tengono sempre aperta wikipedia, e non appena si parli di qualsiasi argomento sul quale possano disquisire con successo cominciano a precisare, puntualizzare, spiegare, dettagliare.
Non importa che voi stiate chiacchierando oziosamente, o cazzeggiando, lui vi deve precisare che l’osmio è più denso del piombo, o che il sedano è uno dei pochi elementi a calorie negative, o che il Bee Gees avevano una sorella maggiore.
E guai a contestare le sue affermazioni: il saputello AMA avere ragione, quindi con tutta probabilità si sarà documentato, avrà confrontato le fonti, e sarà molto difficile che sbagli.
Solo, a noi non ce ne po’ fregà de meno.
E allora come possiamo evitare che ogni volta che l’argomento dei nostri post esuli dal cazzeggio pure, arrivi uno o (dio non voglia) più saputelli a triturarci gli zebedei?
Di solito il saputello è anche permalosetto. Ovviamente dà per scontato che voi possiate verificare le sue affermazioni (cosa che fate regolarmente) e controllare che non dica sciocchezze (purtroppo è vero).
Ma qui non siamo in tribunale.
Basterà perciò che con sistematica puntualità ogniqualvolta un saputello faccia la sua comparsa sulla vostra bacheca voi rispondiate con una semplice frase: “Ma che cazzo stai a dì!”
Inizialmente si agiterà, sbraiterà, metterà altri link sempre più dettagliati, ma se voi tenete duro e continuate con i vostri “Ma che cazzo stai a dì”, vedrete che prima o poi si autoeliminerà.
Ah. Vi ho sentito, eh!?
Citazionisti
E va bene, non è che tutti dobbiamo essere colti e preparati.
Non tutti hanno potuto leggere migliaia di libri, e qualcuno pur avendoli letti, magari non si ricorda una mazza (io per esempio).
Però anche affrontare la vita a colpi di aforismi e citazioni non è bello.
Ci sono bacheche in cui non compare un pensiero originale neanche a pagarlo.
Il citazionista è uno che di solito si sorprende piacevolmente ogni volta che legge qualcosa che sembra (o è) particolarmente arguto, e di cui non ha mai avuto sentore prima.
Non è raro trovare degli “Eppur si muove”, o “Perché non parli” fino a “T’amo pio bove” nei casi più disperati.
Frasi di poesie, frammenti di discorsi epocali, dichiarazioni di guerra, proclami pacifisti, tutto viene riciclato e diventa materiale per i citazionisti.
E magari si limitassero a quello.
Ci sono quelli abbonati a vere e proprie fabbriche di simpatiche e divertenti citazioni, comespinoza.it, che addirittura forniscono la cazz…volevo dire la citazione con tanto di grafica e foto ritoccata per le citazioni multimediali.
Insomma, un citazionista accanito ha materiale per anni a venire.
L’unico punto a favore del citazionista è che di solito non sporca, non intasa la bacheca altrui, non pretende che tu sia d’accordo con lui, si limita a gettare al mondo il suo messaggio nella bottiglia; solo che la bottiglia non è la sua e il messaggio l’ha scritto qualcun altro.
Il citazionista diventa pernicioso soprattutto in branco: quando tra i vostri amici avete un numero di citazionisti che supera il 5%, la vostra timeline verra intasata di amene porcherie, e per leggere qualcosa di sensato dovrete sorbirvi tonnellate di quadratoni rosso fuoco, mici, filosofi e ultimamente anche gufetti.
Diventa a quel punto necessario scremare.
Suggerisco come metodo di non avere più di uno, massimo due amici citazionisti. Se ognuno di noi facesse così, la specie si estinguerebbe rapidamente, tranne quegli esemplari da preservare tipo panda gigante per uno zoo del futuro.
Non dimenticate: prima di bannare i citazionisti in sovrannumero mandate loro un messaggio privato con scritto: “Alea iacta est”.
Loro capiranno.