Sono i (furbi) nuovi poveri francesi. Guadagnano oltre 50.000 euro l’anno, a volte anche oltre 100.000, eppure fanno ricorso agli affitti a prezzo moderato. Non è illegale, ma quanto tutto questo è morale mentre c’è chi vive di stenti e non ha di che pagare l’affitto di pochi metri quadrati?
Francesi e italiani sembrano figli di una stessa madre, seppur con i dovuti distinguo che differenziano anche i gemelli siamesi l’uno dall’altro. Parlare di “affittopoli” o di scandali legati alla proprietà o all’affitto di una casa in Italia non fa più notizia. Dagli appartamenti dati da enti pubblici – o privati – ai politici, ovviamente a condizioni vantaggiosissime, per arrivare al paradosso di chi possiede un immobile senza sapere chi lo avesse pagato. Lo scandalo del mattone in Italia ormai non è più tale. Un paese che ha finito con l’accettare come “normale” tutto quello che normale non lo è affatto, merita quello che una classe politica, inadeguata e corrotta, gli ha riservato con il tacito assenso di quanti preposti ai controlli e con il vergognoso silenzio di un’informazione prona dinanzi i desiderata di padroncini sempre più arroganti e prepotenti, forti dell’impunità garantita loro da un sistema marcio che ha ormai raggiunto quasi tutti i livelli istituzionali.
Ma se l’Italia piange la Francia di certo non ride. Come in Italia, anche in Francia sono sempre di più le famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese. E anche qui, all’ombra della Torre Eiffel, la “Casta” riesce a garantirsi sopravvivenza e privilegi in barba alle leggi e alla morale.
Dai clochard per scelta ai nuovi veri poveri – grazie ai prestigiatori dell’alta finanza e alla malapolitica – il passo è breve, ma non per questo è indolore. E mentre le strade di Parigi si trasformano sempre più in aree dormitorio, con tanto di tende allestite (nel migliore dei casi) o con materassi sui quali dormire sotto la volta celeste, si comincia a parlare di “affittopoli”.
Tutto il mondo è paese e, se non tutto, quantomeno la Francia sembra essere il paese gemello dell’Italia. Va da sé che beneficiari di affitti a prezzi di favore non sono tutti i francesi e men che meno le fasce più deboli. L’occasione, come nella migliore consuetudine tricolore (sarà per questo che le due bandiere sono così simili?), è riservata alla solita cerchia ristretta. Rappresentanti nazionali del mondo della politica, consiglieri regionali e comunali, professionisti, manager. Tutte persone che avrebbero di che vivere più che dignitosamente, ma che non rinunciano ad un piccolo “aiutino” per permettersi quello che avrebbero potuto e dovuto pagarsi di tasca propria.
E se dinanzi una banca spuntano come funghi le tende dei clochard, se uno dei nuovi poveri (di quelli veri) ha sulla sua panchina i libri ai quali non sa rinunciare, ecco che nel bel mezzo di palazzi signorili e di indubbio valore (a prescindere da gusti soggettivi) architettonico ed estetico, spuntano fuori i nomi dei soliti furbetti che pur guadagnando diverse migliaia di euro ogni mese occupano appartamenti a prezzo moderato.
Ovvio che non si tratta delle cosiddette “case popolari”. Parigi è Parigi, non è certo lo Zen di Palermo. No, qui non ci sono casermoni, non l’edilizia popolare dei quartieri ghetto. Chi abita queste case non lo fa a titolo quasi gratuito, anzi, tutt’altro. Si tratta di appartamenti il cui canone mensile varia da poco meno di 2.000 euro a molto più.
Non tutti gli appartamenti ad affitto moderato sono uguali e non tutti sono di pregio. Ma la scure, o meglio il pugno di ferro di chi li gestisce si abbatte duro su chi stenta ad arrivare alla fine del mese, mentre sembra accarezzare quanti abitano lussuosi appartamenti ad “affitto moderato” e, in taluni casi, forse senza neppure averne titolo. C’è inoltre da chiedersi quale sia il senso di offrire agevolazioni a chi può pagare un affitto di migliaia di euro (magari in uno stabile di lusso come quello progettato dall’architetto Ricardo Bofill – Vedi foto), mentre c’è chi non può permettersi una camera di 10 metri quadrati. Questo è quanto succede a Parigi, dove testate giornalistiche come Mediapart e The Point.fr cercano di squarciare il velo che copre uno dei più scandalosi insulti alla povertà, quella vera.
Secondo la stampa locale per vedersi assegnato un alloggio mediamente occorrono 42 mesi di attesa e a fronte delle 148.000 richieste presentate nel 2013 dai parigini, soltanto 12.000 sono state evase favorevolmente. A destare maggiore clamore nella vicenda della cattiva gestione degli alloggi sociali, il fatto che, così come accade in Italia, sono coinvolti soggetti politici. Come nel caso di Antoinette Guhl, vice sindaco di Parig, che secondo il quotidiano le Point.fr occupa una proprietà gestita dall’Autorità della Città di Parigi (RIVP). “Contattata Antoinette Guhl – riporta il giornale – non ha risposto alle nostre richieste”.
Per par condicio, una “quota blu”. Si tratta dell’assessore Didier Guillot (anche lui non risponde ai giornalisti), che dal 2000 vive in un appartamento di 113 metri quadrati, gestito dalla RIVP, leasing 1.900 €. In privato, costerebbe almeno 2500 euro. Ad aggravare la posizione dell’assessore, il fatto che si tratta del suo secondo alloggio di edilizia sociale, visto che il primo lo aveva ottenuto nel 1997, quando era un dipendente del Consiglio regionale dell’Ile-de-France.
C’è poi chi vanta un marito “disoccupato di lunga durata”, come nel caso dell’assessore Raphaelle Primet che non vorrebbe lasciare l’appartamento visto che lo ha ottenuto dopo dieci lunghi anni di attesa e chi, come Nathalie Fanfant, consigliere d’opposizione, beneficia di un trattamento agevolato da parte della RIVP ed afferma di essere alla ricerca di un immobile nel settore privato, ma che a causa degli affitti proibitivi non è riuscita ad oggi a trovar nulla. Secondo la Fanfant, che ricorda come la carriera di un politico sia precaria e la rielezione non è mai assicurata, privarla del suo appartamento ad affitto moderato sarebbe come vietare la carriera politica a chi ha un reddito inferiore ai 10.000 euro al mese. Quasi come se a far politica li avesse costretti una prescrizione medica o l’avessero fatto per rispettare chissà quali volontà testamentarie. Inutile dire che anche qui – così come spesso accade in Italia – l’ottenimento di un appartamento a condizioni vantaggiose avviene in maniera legale e senza che ci si renda conto della portata del conflitto di interessi di cui i protagonisti appaiono responsabili agli occhi degli elettori, né di quanto immorale possa essere pensare ad affitti a canone di affitto“agevolato” per quanti possono permettersi già di proprio il pagamento di pigioni per migliaia di euro, quando c’è chi è costretto a vivere per strada.
Se c’è già chi grida allo scandalo presumendo possibili raggiri, senza voler fare illazione alcuna possiamo affermare con certezza che appartamenti di questo genere in passato sono stati dati in affitto a soggetti che all’epoca ufficialmente possedevano i requisiti per ottenerli, salvo poi non accertare mai le mutate condizioni familiari ed economiche, lasciando così che ad usufruire delle agevolazioni fosse chi non ne aveva bisogno alcuno, sempre che di “bisogno” si può parlare per persone in grado di pagare affitti superiori ai 2.500 euro. Un vero insulto alla sempre più dilagante povertà, un vero insulto a chi ha perso il lavoro, a chi non lo ha mai ottenuto, a chi dopo una vita di sacrifici si ritrova a vivere di stenti con una misera pensione sociale.
Ma i poveri, quelli veri, non sono certo padroni dell’informazione, né possono vantare nella loro stirpe professoroni ed alti magistrati che fanno le prime pagine dei giornali su questioni di carattere internazionale. In compenso, ai poveri veri pensano gli Angeli della Strada che non fanno loro mancare un piatto di minestra calda nelle lunghe e fredde notti parigine. Ipocrita paradosso, seppur segno di civiltà, la possibilità lasciata ai clochard di usufruire di punti luce esterni per mettere sotto carica un eventuale telefonino in modo da potere effettuare chiamate d’emergenza.
Qual è il futuro di questo Paese, di questa città? Forse quello delle superville a prezzi agevolati con piscina, campo da tennis ed eliporto e tende con tanto di materassino e sacco a pelo ma, in compenso, antenna satellitare centralizzata. La Francia è il paese che si preoccupa far vivere meglio i suoi cittadini ricchi e un po’ meno peggio di quanto non vivrebbero, i più poveri, gli emarginati. La Francia è anche questa, gemella siamese – forse un po’ migliore – di un’Italia corrotta e sempre più vicina al baratro…
Gian J. Morici