Le demolizioni sono l’unico deterrente al nuovo cemento illegale.
Nella nuova programmazione delle risorse comunitarie 2014-2020
si preveda un grande piano per demolizioni e ripristini ambientali
nelle aree protette e sul demanio marittimo.
Nell’ultimo rapporto ecomafie presentato due giorni fa a Roma, la Sicilia è ancora la seconda regione per reati ambientali dopo la Campania. Questo triste primato è molto legato al ciclo del cemento nell’ambito del quale la maggiore incidenza è legata proprio all’abusivismo edilizio.
Legambiente plaude, quindi, all’azione di avvio da parte della Regione della demolizione degli ecomostri della Playa a Catania che seguono di alcuni giorni quelle effettuate dal Comune di Catania nella Riserva Naturale dell’Oasi del Simeto.
La ripresa delle demolizioni degli abusi edilizi e degli ecomostri che hanno deturpato vaste porzioni delle coste siciliane è un segnale importante anche perché va nella direzione opposta rispetto a quella intrapresa da molti comuni siciliani che da tempo cercano una via d’uscita che salvi le case illegali dalle ruspe.
Per Legambiente l’unico modo per fermare la distruzione e la privatizzazione di beni collettivi ed aree uniche per bellezza, è innanzitutto il ripristino dello stato di diritto che passa attraverso l’esecuzione delle demolizioni, unico efficace deterrente al nuovo abusivismo.
Legambiente Sicilia chiede, infine, all’Assessore Regionale al Territorio e Ambiente Sgarlata di prevedere tra le azioni della nuova programmazione comunitaria 2014/2020 un apposito fondo per demolizioni dell’abusivismo e ripristini ambientali nelle aree protette e su tutta la fascia del demanio marittimo regionale.