A dichiararlo tramite il giornale SvD Opinion, è Robert Hörnquist, Console Onorario della Moldavia a Göteborg (Svezia), che ritiene il prossimo conflitto possa riguardare la Transinistria. Un’ipotesi più volte avanzata dalle pagine del nostro giornale.
“In uno dei paesi più piccoli d’Europa, la Moldavia, c’è un conflitto sconosciuto. Un conflitto che, dopo i recenti avvenimenti in Ucraina, potrebbe avere implicazioni per la sicurezza europea – scrive il Console che ha anche rilasciato un’intervista alla giornalista Marie-Jeanne Atanasia per il nostro giornale – Dopo una breve guerra nel 1992 una parte settentrionale della Moldova dichiarò l’indipendenza della regione sotto il nome di Transnistria. Si tratta di una piccola area paese delle dimensioni di Nerike e che è patria di circa 400.000 persone. La zona si trova a nord-est del fiume Dniester, al confine con l’Ucraina. La Transnistria ha una popolazione che è in gran parte di origine russa e ucraina. Questa è stata una delle ragioni del conflitto dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica e l’indipendenza della Moldova, poiché il resto della popolazione della Moldova è di lingua madre rumena.
Il conflitto è complesso, ma non può essere visto come etnico e l’area non mai stata storicamente parte della Romania, come il resto della Moldavia. La tregua è stata firmata 22 anni fa, nel 1992, e il governo moldavo ha ancora il controllo su tutta l’area.
La Moldavia è storicamente una parte dilaniata dalla guerra in Europa, meno noto è che la guerra di Crimea iniziò in quella che è oggi la Moldova, nel 1853, con il pretesto di proteggere la popolazione ortodossa di Moldavia e Valacchia (il parallelo con gli argomenti russi su Ossezia del Sud, Abkhazia e ora con la Crimea, è chiaro). Dopo due anni di guerra in Crimea e 350.000 morti, la pace venne conclusa nel 1856.
Il regime della Transnistria durante i suoi 22 anni ha avuto rapporti molto stretti con la Russia e molti sostengono che la dichiarazione d’indipendenza senza aiuto russo non sarebbe mai avvenuta. L’attuale presidente Evgenij Shevchuk insegna che esistono legami personali con il Cremlino e questo è significativo alla luce dei recenti sviluppi.
Dopo i tragici eventi in piazza dell’Indipendenza a Kiev era il governo dell’Ucraina ha cambiato il paese e ha cominciato a riconsiderare il suo atteggiamento un po’ problematico verso la Transnistria.
Ora che l’Ucraina per motivi di sicurezza legittimi ha deciso di rafforzare il suo controllo delle frontiere emergono le difficoltà del regime di Tiraspol, la cosiddetta capitale della Transnistria, che si troverebbe in ginocchio nel momento in cui l’Ucraina decidesse di chiudere le frontiere.
Il Presidente Sjevtjuks con un messaggio al Cremlino ha detto di essere sotto un “blocco duro” da parte dell’Ucraina. La Transnistria aveva anche prima del conflitto in Crimea una pessima economia e deficit di bilancio annuali che avevano prodotto un debito di “governo” in rapporto al PIL di oltre il 300 per cento. La situazione economica non potrebbe essere migliore.
In connessione con risoluzione Warsavapaktens grandi arsenali militari saranno spostati nelle 14 ex basi militari russe in Transnistria. Si tratta di grandi quantitativi di armi. E sempre in Transnistria sono presenti anche diverse migliaia di soldati russi, ufficialmente rimasti nella regione per monitorare il cessate il fuoco dopo il conflitto del 1992. Rumors sostengono che queste truppe durante le ultime settimane sono state rinforzate con soldati che transitavano attraverso la Moldavia come turisti (!).
È con preoccupazione, che si deve considerare la situazione in Transnistria. Soprattutto se si considera che il presidente Putin nel suo discorso dopo l’annessione della penisola di Crimea ha detto che avrebbe “unito tutto il mondo russo”. Il Soviet Supremo della Transnistria (il parlamento Il loro nome è ancora così!), si è poi rivolto alla Duma russa a Mosca con la richiesta di annettere anche la Transnistria alla Federazione Russa. I paralleli con le azioni dello Zar Nikolai nel 1853 sono chiare.
Personalmente mi auguro che la comunità internazionale possa contribuire a ridurre le tensioni, in modo da evitare che ne nasca un nuovo tumulto.
Robert Hörnquist
Console Onorario della Moldavia a Göteborg
Il nuovo Zar Nikolai – al secolo Vladimir Putin – sta portando avanti gli argomenti e le strategie che quasi due secoli fa portarono alla morte di centinaia di migliaia di uomini. E non siamo i soli a pensarlo… Quanto dichiarato dal Console, va ad avvalorare quello che da tempo sosteniamo dalle pagine di questo giornale, con buona pace di un certo giornalismo filo moscovita che continua a tacere dei movimenti di truppe russe ai confini dell’Ucraina e di un’operazione (nome in codice Becha) pianificata dal Cremlino ben prima dell’invasione della Crimea e dei fatti di piazza Maidan a Kiev….
Gian J. Morici