Non leggere questo articolo, ne va della tua serenità mentale. Se hai le certezze che hanno tanti altri, se vuoi vedere il mondo con i loro occhi, se non vuoi neppure provare ad aprire quelli tuoi, non leggermi. Se ritieni che la democrazia sia un valore assoluto, non leggermi. Potresti rimanere inorridito dal mio pensiero.
Da un po’ di tempo comincio a dubitare seriamente del fatto che la democrazia sia il modo giusto di governare un popolo. Ne dubito in particolare da quando leggo sui social network i commenti di utenti che disquisiscono di qualsiasi argomento senza neppure essersi informati di cosa si tratti.
È il popolo degli opinionisti. Il popolo che ha diritto ad esprimere le proprie opinioni in ogni caso e a qualsiasi costo, perché si tratta di un diritto sancito dalla Costituzione
Se seiun giovane che vuol guidare un motorino, la legge italiana ti costringere a prendere un patentino, a superare una visita medica, un esame di abilitazione. Eppure, salvo rare eccezioni, la vita che metti in gioco è quella tua. Se guidi senza indossare la cintura di sicurezza, idem. Multe, punti ritirati dalla patente, esami. Per lo Stato italiano non hai il diritto di ammazzarmi come più mi pare e piace.
Eppure, lo Stato ti dà in mano un’arma potente grazie alla quale decidi anche della vita degli altri senza neppure aver frequentato un corso per saperla usare, senza un test psicoattitudinale, senza un esame di abilitazione: il voto!
Con il tuo voto, contribuisci a decidere le sorti di un paese. È merito della democrazia. Partendo dal dato certo che i geni sono in numero inferiore ai normodotati, altrimenti non sarebbero considerati tali, se ne deduce chiaramente che l’espressione di un popolo statisticamente rilevata viene espressa dalle preferenze di una maggioranza che non è certamente geniale.
E quanti sono gli idioti nel nostro paese? Questo non è dato saperlo. Ma se conoscessimo questo dato, potremmo avanzare qualche serio dubbio sulla qualità del nostro elettorato e degli eletti. E mafiosi e delinquenti vari? Anche in questo caso non abbiamo dati sufficienti.
Se mille idioti si mettono d’accordo, eleggono un loro rappresentante, cosa che dieci geni (che abbiamo detto sono una minoranza) non riuscirebbero a fare. Lo stesso esempio lo possiamo utilizzare per altre categorie, come i criminali, i pedofili ecc. Questo basta a spiegare il perché la democrazia, così come la conosciamo, sia la peggiore forma di governo.
In Ucraina orientale si sta tenendo un referendum per la secessione e Richard Galpin della BBC ha visitato un seggio elettorale a Sloviansk raccontando quello che sta accadendo.
In Ucraina a gestire in due regioni orientali il referendum, sono i separatisti filo-russi. E mi sembra normale. Sono loro che lo hanno voluto, perché dunque dovrebbero gestirlo altri? Non esistono registri elettorali, votano persone provenienti da altre regioni, non si conosce il numero dei votanti, persone incappucciate (forse militari russi) votano insieme ai cittadini. Seguendo lo stesso criterio, in Italia domani si potrebbe votare l’indipendenza della Padania, magari utilizzando elettori incappucciati o provenienti da altre regioni o nazioni. E non sarebbe forse giusto?
Qualcuno potrebbe dire che tutto questo non è democratico. Si sbaglierebbe. Basta leggere i commenti sui social network e quello che scrivono un po’ di giornalisti da strapazzo – forse anche a libro paga del Cremlino – per comprendere come buona parte degli utenti si sono trasformati in filo-russi. E secondo le leggi della democrazia a decidere deve essere la maggioranza. Se nelle due regioni orientali dell’Ucraina votano persone che provengono da altre regioni, non si comprende perché il voto non debba essere esteso anche ad altri popoli. Ben venga dunque il popolo di Facebook che già virtualmente vota “Forza Putin”.
Come avevo già anticipato, qualcosa mi diceva che la domanda sarebbe stata una sola. Per fortuna quantomeno hanno identificato la sovranità di quale Stato si tratti (“Siete favorevoli allo stato di autogoverno dei Donetsk Repubblica popolare / Luhansk Repubblica Popolare?”) ma non c’è il minimo accenno alla questione russa. Considerato che in Crimea – stando al sito ufficiale del governo russo -l’affluenza è stata solo del 30%, mi chiedo di quale democrazia e autodeterminazione dei popoli si possa ancora parlare. Quella di Facebook? Un referendum indetto nel caos più assoluto e sotto la minaccia delle milizie russe. Votanti non identificati, una domanda-trabocchetto che porterà gli autonomisti, anche quelli contrari all’annessione alla federazione russa, a votare favorevolmente alla secessione e il conteggio dei voti affidato ai filo-russi. Complimenti, hanno già vinto!!! Povero popolo ucraino… E il tutto, con il bene placet di tanti democratici europei….
Per parecchio tempo ho cercato di comprendere le ragioni di un antiamericanismo sempre più diffuso. Trovare una spiegazione dell’animosità della destra italiana non è affatto difficile. Una guerra che ha portato alla sconfitta del fascismo è una spiegazione più che valida.
Anche per l’estrema sinistra è facile trovare una giustificazione. Il dopoguerra, la lotta al comunismo, l’influenza americana nella politica interna in Italia, sono le ragioni fondamentali di un odio che da sempre serpeggia tra gli eredi di quello che fu il più grande partito comunista al di fuori dei confini dell’ex Unione Sovietica.
Più difficile comprendere quello che succede ai cosiddetti moderati, ai democratici. La spiegazione forse la si può trovare nel ruolo che gli USA si sono ritagliati come gendarmi del mondo. Un ruolo che in passato ha portato gli Stati Uniti ad essere temuti dai paesi ostili e ad essere apprezzati dai paesi alleati che si sentivano così protetti.
Fu proprio questo ruolo che portò gli USA a commettere un errore: la guerra in Vietnam!
Una guerra con l’obiettivo di arginare l’espansione del comunismo e incutere al resto del mondo timore e rispetto verso gli USA. Il secondo obiettivo lo rendono chiaro le parole pronunciate da John F. Kennedy rivolgendosi al direttore del New York Times: “Abbiamo un problema: rendere credibile la nostra potenza. Il Vietnam è il posto giusto per dimostrarlo”.
A nulla servì la propaganda americana che tentò di far passare l’intervento statunitense come una difesa della democrazia. L’elevato costo in termini economici e di vite umane, oltre che l’assenza di una forte motivazione a combattere quella guerra, suscitarono negli Stati Uniti forti critiche da parte dell’opinione pubblica, e nel resto del mondo, quelle antipatie dal quale nacque l’odierno antiamericanismo verso quello che a torto o ragione sarebbe stato ritenuto un paese imperialista e guerrafondaio.
Purtroppo il voler rendere credibili gli Stati Uniti come potenza che deve a tutti i costi dominare sul resto del mondo, portò gli USA ad impegnarsi in altre guerre, alimentando ulteriormente l’ondata di dissenso popolare.
Le aumentate difficoltà nella gestione delle crisi, la crescita di nuove potenze economiche e militari, la crisi economica e la mancanza di una leadership capace di giustificare nuovi interventi militari, ha fatto sì che oggi gli Stati Uniti siano meno temuti dalle nazioni loro ostili e visti come meno rassicuranti e protettivi da parte dei paesi alleati.
Ma basta questo a far vedere negli USA il nemico da abbattere? Basta questo a farci adottare il principio secondo il quale “il nemico del mio nemico è amico mio” e pertanto Putin è amico mio?
Al presidente russo va riconosciuta una grande abilità di stratega e la capacità mediatica con la quale cavalca l’onda di dissenso nei confronti degli Stati Uniti, approfittando di questo particolare momento per recuperare a Mosca i territori persi a seguito dello scioglimento dell’ex Unione Sovietica.
Dalla Crimea alle regioni dell’Ucraina Orientale, dalla Transinistria per poi spingersi ai paesi confinanti con la Russia, per creare una zona cuscinetto. Lo scacchiere euroasiatico si appresta a diventare teatro di scontri interni ai vari paesi che vedranno impegnati i nuovi blocchi che si apprestano a dominare il pianeta.
In questa partita, gli Stati Uniti potranno contare – seppur con i dovuti distinguo e con diverso impegno – sugli alleati europei e, più in generale, sui paesi NATO. La Russia, dal canto suo, avrebbe il sostegno di paesi come la Cina e l’Iran, senza contare che in Medio Oriente non sono poche le realtà che devono ancora definirsi.
Uno scontro durissimo senza regole né esclusione di colpi. Strategie e alleanze politiche, economiche e militari che determineranno gli scenari futuri imponendo equilibri che governeranno il mondo nei decenni a venire. Eppure la democrazia russa e quella di Facebook hanno deciso. Ebbene sì, a questo punto lo confesso: preferisco la tirannia americana!
Gian J. Morici