Sono tremila le persone coinvolte in un progetto che sta mettendo a dura prova la credibilità dei professionisti dell’intelligence statunitense. Tremila persone comuni senza competenze specifiche, senza lauree particolari, senza accesso a documenti classificati, senza esperienze che possano far di loro analisti affidabili. Eppure, nonostante ciò, le loro previsioni in materia di geopolitica e sviluppo degli eventi risultano essere più precise di quelle fatte dagli analisti delle agenzie di intelligence americane.
Un dato da non sottovalutare. I fatti dimostrano come la comunità che partecipa all’esperimento ha totalizzato nelle sue previsioni un 30% di successi in più rispetto quelli raggiunti dagli 007 ufficiali. Il progetto, voluto e realizzato da tre noti psicolog i e da operatori dell’intelligence americana, prevede l’accesso ad un sito web nel quale vengono poste le domande a cui l’utente deve rispondere. Domande che riguardano la politica estera, le strategie militari, lo sviluppo di eventi bellici, aspetti di economia ecc. Tutti argomenti di interesse per le comunità di intelligence.
Casalinghe che azzardano previsioni sull’invasione russa della Crimea ancor prima che avvenisse, impiegati che stimano i flussi migratori dalla Siria, liberi professionisti, commercianti, agenti di viaggio che prevedono con esattezza e in largo anticipo le mosse israeliane. Questo è quanto risulta dai test effettuati.
Ma qual è l’arma segreta di questa squadra speciale di analisti? Potete anche non crederci, ma l’unica risorsa a loro disposizione è Google.
Una ricerca approfondita, la valutazione dell’attendibilità dei siti visitati, i controlli incrociati e il gioco è fatto. Del resto in Internet non mancano neppure documenti di notevole importanza. Tanto per citare qualche fonte, basta pensare ai confidential o ai secret resi di pubblico dominio da WikiLeaks o dagli Anonymous, per rendersi conto di come governi ed alta finanza siano preda di hacker che finiscono con lo svelare retroscena imprevedibili e a volte drammatici.
Gli stessi James Bond, da predatori a volte si trasformano in prede. Qualche messaggio di troppo, una email privata di un idiota che si reputa un novello Casanova, offrono aspetti inediti che a buon titolo potrebbero entrare a far parte dei classificati di agenzie straniere. E se a questo non ci pensa il destinatario, provvederanno i tanti hacker che viaggiano tra indirizzi telematici e “profili d’autore”.
Philip Tetlock, Barbara Mellers e Don Moore, i tre psicologi ai quali si deve l’esperimento, sono soddisfatti dei risultati. Partendo dalla “saggezza della folla”, ovvero l’opinione di tanti in merito ad un evento – che si è mostrata molto più attendibile di quella degli analisti di professione – hanno selezionato una “piccola folla” di persone dotate di capacità di analisi superiori a quelle degli 007 ufficiali.
Per capire le ragioni del decadimento delle intelligence americane, bisognerebbe conoscere la storia delle agenzie ufficiali e di quelle para-governative. Da anni queste ultime si sono rivelate molto più efficienti delle prime. Non hanno subito – salvo rari casi – fuoriuscite; non hanno subito gli effetti delle “gole profonde”; i loro uomini non sono stati trasformati nei maggiordomi ai quali sempre più spesso somigliano i James Bond più blasonati e le cui (in)capacità sono emerse in vicende come il caso Abu Omar in Italia o quello dei tre uomini della scorta di Obama ubriachi fradici e cacciati via dal Counter Assault Team, la forza speciale presso la quale prestavano servizio.
Uomini del genere andrebbero cacciati via prima che commettano errori tanto gravi. Ma è sempre meglio tardi che mai…
gjm