Il Cremlino ha ormai preso possesso della Crimea e certamente non intende fare passi indietro in tal senso. A nulla sono valse le minacce di sanzioni né l’invio di caccia USAF in Polonia o di mezzi navali nel Mar Nero.
È di oggi la notizia sulla comparsa dei primi campi minati russi sul confine tra la Crimea e l’Ucraina.
Un segnale chiarissimo che l’Occidente non può ignorare. I russi sono in Crimea e intendono restarci. Costi quel che costi. Difficilmente allo stato attuale si potrà far qualcosa per cambiare la situazione. Putin ha avuto tutto il tempo di progettare l’invasione della Crimea, inviare un contingente di circa 30.000 uomini tra quelli che indossano una divisa con le insegne dell’esercito russo e quelli che pur indossando una divisa militare non portano insegne alcune.
Ha avuto il tempo di inviare mezzi militari, terrestri, marittimi e aerei e adesso, come chiunque prenda possesso di qualcosa, si prepara alla difesa dei confini.
Mentre l’occidente si perde in inutili analisi, mentre alcune nazioni, come Francia e Italia, continuano a mantenere rapporti di collaborazione e commerciali legati agli armamenti e all’energia, Mosca continua ad inviare truppe al fronte.
Difficile pensare che i contingenti inviati Putin ritenga siano insufficienti a garantire le posizioni conquistate. Cosa prepara dunque il presidente russo? Conoscendo gli interessi russi e guardando alla strategia militare che l’esercito russo sta adottando, la risposta è che quasi certamente il prossimo passo potrebbe essere quello di una penetrazione nell’Ucraina orientale.
Alle forze alleate, così spaccate sul fronte delle decisioni da prendere in merito alle reazioni all’invasione militare della Crimea, alla quale potrebbe seguire a breve quella di altre provincie ucraine, non resterà altro da fare che riproporre uno scenario già visto durante la cosiddetta Guerra Fredda: pattugliamento navale nel Mar Baltico e il Mar Nero, creazione di nuove basi militari NATO, rafforzamento dell’equipaggiamento e dei contingenti di quelle esistenti, corrispondere una percentuale del Pil di ogni nazione alle spese militari dell’Alleanza Atlantica per sostenere una guerra su procura che vedrà i due blocchi (Occidentale ed Orientale) fronteggiarsi in casa ucraina investendo riserve economiche e inviando uomini e mezzi in un paese del quale non porteranno neppure le insegne.
E questo, con buona pace di tutti i bempensanti…
Gian J. Morici