Dopo il fermo e il successivo rilascio di Di Giacomantonio il giornalista aquilano impegnato a documentare le proteste contro il presidente Maduro, si fa sempre più critica la situazione dei giornalisti in Venezuela.
Tra le 41 le persone fermate ieri dalla polizia -otto gli stranieri – ci sarebbe Francesca Commissari, fotografa italiana impegnata per il quotidiano El Nacional, l’unico media venezuelano che al momento sfugge alla censura imposta dal governo Maduro.
Arrestato e rilasciato quasi immediatamente anche il giornalista americano Andrew Rosati, del Miami Herald, che avrebbe subito violenze fisiche da parte degli agenti della Guardia Nazionale.
Gli arresti di ieri sono avvenuti a seguito di una generica accusa di terrorismo internazionale.
La Guardia Nazionale sarebbe inoltre responsabile della morte di Josè Alejandro Marquez, un ingegnere 43enne. Il Presidente dell’Assemblea Nazionale Diosdado Cabello Rondon aveva accusato gli stessi manifestanti di averlo ucciso.
Diosdado nei giorni scorsi aveva inoltre mostrato in tv delle immagini che ritraevano Marquez durante un presunto addestramento militare avvenuto in una non meglio precisata nazione straniera.
A replicare a Diosdato, la vedova di Marquez e la sorella. Secondo la sorella della vittima – così come si può notare dalle immagini mostrate da Diosdato – le armi impugnate da Marquez durante il presunto addestramento militare sarebbero in realtà “air soft gun”, riproduzioni di armi da fuoco utilizzate per il softair, attività ludico-sportiva conosciuta in tutto il mondo.
Purtroppo, aggressioni, violenze e arresti in danno di giornalisti che cercano di documentare quello che accade nel corso delle proteste, si verificano ormai quotidianamente.
Il Venezuela di Maduro non poteva sfuggire a quella che ormai è una prassi comune a tutti i governi autoritari che fanno ricorso alla violenza per sedare manifestazioni di protesta.
Gian J. Morici