Aragona (Agrigento) – Una bella e avvincente partita è stata quella che ha visto opposte, presso il palazzetto “Stefano Di Giacomo”, la “Pallavolo Aragona” e “Ultragel Volley Santo Stefano” rispettivamente la quarta contro la prima della classe del campionato regionale di pallavolo femminile, serie C girone A, stagione agonistica 2013-14.
Le atlete locali, guidate dall’allenatore-giocatore Francesca Scollo, non hanno potuto nulla contro le ragazze dell’Ultragel Volley Santo Stefano che con un secco 3 a 0 hanno conquistato i tre punti in palio. A dire il vero le aragonesi con Carina Gotte, Francesca Cusumano, Rosaria Collura, Simona Sciascia, Simona Galluzzo e Alice Mirasola hanno perso il primo set per 27 a 25 dopo essere state a lungo in vantaggio ed avendo avuto per prime la possibilità chiudere il set a proprio favore. Possibilità sprecata ingenuamente dalle atlete più rappresentative, perdendo il primo set, la cui vittoria avrebbe forse contribuito a cambiare le sorti del match in favore della squadra di casa, le ragazze di Francesca Scollo pur giocando una scoppiettante pallavolo non sono riuscite ad impensierire seriamente delle avversarie degne di trovarsi in vetta alla classifica del campionato.
Le ragazze del Presidente Nino Di Giacomo pur nella sconfitta hanno vinto poiché hanno dato il meglio di loro stesse in campo. A vincere, invece, sugli spalti è stata l’ignoranza e la paura. Non la paura di un avversario forte che in campo ha vinto con l’onore delle armi contro una squadra ugualmente capace e in grado di battersi con dignità, bensì la paura del diverso, la paura del pregiudizio della gente, l’ignoranza di non comprendere che tutti gli uomini, indipendentemente dal colore della pelle, sono uguali: amano e soffrono allo stesso modo. E seppure il colore della pelle può risultare diverso, il sangue di ogni uomo rimane sempre dello stesso colore. A prevalere sugli spalti non è stato lo sport ma la stupidità, l’ignoranza, l’arroganza e l’indifferenza di quanti non comprendono quanto i piccoli gesti piuttosto che frasi sussurrate e dette – nell’errata convinzione che chi ci sta a fianco possa non comprendere la nostra lingua – siano capaci di ferire in profondità l’animo di una persona e di riverbero la dignità sia di chi quei gesti indegni compie e quelle cattiverie proferisce che di chi lì avalla col silenzio dell’indifferenza.
Preoccupa che ad invitare una ragazzina, sedutasi casualmente accanto a un ragazzo con la pelle di un colore diverso dalla loro, ad allontanarsi da lui – proprio per il colore della pelle – siano state delle ragazzine. Ancor di più preoccupa l’indifferenza mostrata da quelle persone adulte che prima si erano loro allontanate dal ragazzo di colore, “dando il buon esempio alle nuove generazioni di come è giusto comportarsi”, per poi sentire i consigli non troppo sussurrati che le “sagge amichette” davano alla giovane poi allontanatasi in altro sedile della tribuna.
Avremmo voluto non parlare di questo spiacevole episodio che lo sfortunato protagonista, un giovanissimo richiedente asilo, avrebbe voluto presto dimenticare senza proferirne parola (tanto altro di doloroso, ha preferito tenere per se nel suo animo ferito e offeso), ma l’amarezza e la tristezza carpita nei suoi occhi impone un attimo di riflessione. Da questa vicenda ci si deve chiedere quale ruolo abbiano le famiglie e, soprattutto, la scuola nell’educazione le nuove generazioni alla tolleranza e all’accoglienza di chi fugge da scenari di guerra dopo aver affrontato un viaggio lungo, incerto e pericolosissimo. Come mai atteggiamenti simili possano essere tenuti da delle ragazzine che, oggi, aiutate della didattica scolastica ed in virtù delle ultime tragedie del mare dovrebbero e potrebbero mostrare ben altra sensibilità verso chi ha un diverso colore della pelle.
Inutile sottolineare che in questa triste vicenda non c’entra la Pallavolo Aragona che, con il suo presidente e le sue atlete hanno dimostrato in questi mesi solidarietà e vicinanza nei confronti dei ragazzi richiedenti asilo ospitati in Aragona, come l’estate scorsa, coinvolgendoli a partecipare allo “Street Volley 2013” e invitandoli più volte al palazzetto “Stefano Di Giacomo” per seguire le partite e sostenere le ragazze. In varie occasioni i richiedenti asilo hanno avuto modo di parlare bene del paese delle maccalube e dell’accoglienza dei suoi abitanti. Purtroppo, ad Aragona accadono anche delle “goliardate” che non possono, certamente, essere archiviate con un invito a qualche convegno piuttosto che a un pranzo o ad una cena conclusi con belle parole e caldi abbracci. Occorrerebbe, magari, maggiore informazione e sensibilizzazione tra i giovani aragonesi sulle tematiche attinenti le profonde ragioni sottese ai flussi migratori, le problematiche legate ai soggetti richiedenti asilo politico o protezione umanitaria. L’importanza dell’integrazione che passa anche dalla condivisione e, soprattutto, dalla conoscenza dell’altro, mai dal suo allontanamento o emarginazione.
Vogliamo sperare che tali episodi debbano non ripetersi in futuro e che lo sport e la cultura possano in questo senso giocare un ruolo importante quale mezzo di avvicinamento, confronto e accettazione.
Ma è questa la Cittadina in cui vivo?….Cosa sta succedendo?…..mi sento addolorato e smarrito per il comportamento di alcuni miei concittadini…..
A nome delle giocatrici della pallavolo aragona in qualità di capitano della squadra dopo aver letto l’articolo e i vari commenti mi sento in dovere di esprimere il nostro pensiero: se c’e’ stato veramente questo atto di razzismo noi lo condanniamo assolutamente ma riteniamo si sia trattato di un singolo episodio e non è il caso di generalizzare con frasi “aragona paese di ignoranti” etc…gli aragonesi hanno sempre fatto molto per questi ragazzi e noi della pallavolo in primis quest’estate abbiamo organizzato un torneo coinvolgendo un intera comunità e favorendo l’integrazione…mi sembra che si sia strumentalizzando il tutto associando l’articolo di una partita con questo episodio