Se molto, ma non sempre nel modo corretto, si parla ormai di Mafia, si registra una latente resistenza a discutere di corruzione. Oggi, nella giornata dedicata alla lotta di questo fenomeno, più forte si deve fare la nostra voce. I dati Censis nel 2010 ci dicevamo che l’ottantasei per cento dei comuni agrigentini presenta un elemento di criticità che li indicherebbe come permeati in forma più o meno lieve dalla criminalità organizzata. Una “ferita” che indica come le nostre amministrazioni siano vulnerabili al potere mafioso e potrebbero, di conseguenza, essere permeabili ai fenomeni di corruzione.
Il fiume di denaro in nero che “unge” le ruote della burocrazia deforma la politica, falsa la vita quotidiana e la nostra democrazia, senza però che i partiti abbiano mai sentito pienamente il dovere di avviare una procedura di pulizia e rinnovamento. Sembra quasi che, in modo latente, si continui a tollerare il ladro, il corrotto, perché “furbo”, dimenticando che il costo di questa “furbizia” sono appalti truccati, fondi pubblici in fumo e ingiustizie sociali.
E se la politica in primis si sta dimostrando refrattaria alla possibilità di rinnovarsi applicando scelte di moralità che ripuliscano davvero le liste elettorali e le sedi di partito, a livello locale così come a livello nazionale, una beffa rischia spesso di aggiungersi al danno. Esiste, infatti un popolo delle “braccia conserte”: tutte quelle persone, soprattutto funzionari e dirigenti che, pur avendo le mani pulite, mantengono le braccia incrociate, non agendo, trincerandosi dietro la burocrazia per bloccare lo sviluppo. Per questo ritengo che, se con la ricorrenza della giornata per la lotta alla corruzione sia quanto mai necessario tornare a discutere seriamente di confisca per i corrotti, rafforzamento della trasparenza per gli amministratori pubblici, garanzia di liste pulite e potenziamento delle azioni di controllo, altrimenti necessario sarebbe agire però perché la scelta non può essere tra la corruzione e l’immobilismo.
La Presidente del CdA
On. Mariagrazia Brandara