Il paese in mutande. E Cota pure…

cotaPovero Cota, accusato ingiustamente per essersi uniformato al resto della nazione. Sembra di rileggere un copione già visto con Silvio Berlusconi, anche lui vittima di una sensibilità che lo ha spinto ad essere più vicino agli italiani. “Il Paese va a put..ne” – dicevano all’ex premier. E lui, solidale con il resto del Paese, andò a put..ne a spese nostre. Anzi, fece di meglio. Le scelse a rappresentare l’Italia. Una forte azione di denuncia che gli italiani – in particolar modo i magistrati – purtroppo non hanno capito.

Tocca adesso al presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, pagare lo scotto di un’altra denuncia che ancora una volta gli italiani non capiranno. Secondo Repubblica Cota nel 2011 ha speso l’equivalente di 40 euro per comprare, mentre era in missione a Boston, un paio di boxer in tinta-Lega (accontentandosi però della sfumatura “kiwi”, poiché il verde padano non era a scaffale) nello store “Vineyard Vines”, chiedendone poi il rimborso.

“Gli italiani sono in mutande” – dicono tutti. La stessa Lega è in mutande, visto che la Procura di Milano ha chiuso le indagini in vista della richiesta di rinvio a giudizio per Umberto Bossi, i suoi due figli Riccardo e Renzo, e altre persone per la vicenda della gestione dei fondi della Lega, con accuse di appropriazione indebita e truffa allo Stato per circa 40 milioni di euro.

Come poteva il buon Cota restare indifferente dinanzi questa situazione? Anche lui in mutande! Mutande verdi ovviamente! Che l’errore sia stato quello di preferire i boxer agli slip? Sarà la magistratura a deciderlo o il diritto dei politici che secondo il Berluscon-pensiero deriva dal fatto di avere il consenso elettorale? Staremo a vedere.

Purtroppo la magistratura sembra non tenere neppure conto dei grandi progressi compiuti dall’Italia in materia di trasparenza e corruzione.

Nella classifica dei Paesi meno corrotti del mondo, tra una tangente, una truffa, un caso di peculato, un’appropriazione indebita e altri scandaletti del genere – secondo l’indice, redatto dalla ong Transparency International – abbiamo ottenuto una magnifica e gloriosissima 69esima posizione in una graduatoria di 177 Paesi. Pensate, siamo poco più indietro rispetto l’Uruguay, il Botswana, il Costarica, il Lesotho. Alla pari della Romania e prima di Bulgaria  e Grecia.

Ultimi Paesi in graduatoria sono la Somalia, il più corrotto, seguita da Sud Sudan, Sudan, Afghanistan e Corea del Nord.

Finchè esisteranno Paesi come questi, mutande o non mutande, la nostra bella figura continueremo a farla.

Certo, del doman non v’è certezza, ma la speranza è sempre l’ultima a morire. Verde speranza. Verde, come le mutande di Cota…

Gjm

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