Cosa sta succedendo a Sinistra Ecologia e Libertà?
E’ la domanda che si stanno rivolgendo in questo momento, in molti (almeno i simpatizzanti di Vendola &Co.).
Il partito del presidente della regione Puglia sta collezionando, almeno in Sicilia, una sconfitta dopo l’altra. Non tanto in termini elettivi e politici, ma molto più umani. Come si suol dire, al partito del forbito intellettuale di sinistra sta mancando il terreno sotto i piedi.
E’ notizia di questi giorni infatti, che parti sostanziali del partito si stanno distaccando, in moda anche abbastanza scoordinato.
Passateci il paragone, sembra che sia la fine di una festa in cui l’ultimo si trova il conto da pagare.
Ripercorrere la rovinosa caduta e perdita di pezzi del SEL Sicilia è quasi impossibile, dato che la situazione è parsa ai più somigliare alle marce dei non-morti dei film di Romero, ovvero:” Lenta e inesorabile”.
Tra gli ultimi a lasciare il partito in ordine temporale sono stati: i gelesi capitanati da Antonio Rinciani, già candidato vendoliano alle ultime legislative e Monia Cassarà, componente della segreteria regionale, mossa questa, che ha permesso al partito di perdere non solo l’intero circolo di Gela, ma anche svariati pezzi della provincia nissena.
Secondo quanto dichiarato pubblicamente dagli stessi interessati la scissione è avvenuta perché SEL aveva da tempo scelto di accentrarsi in un contesto quasi esclusivamente palermitano, idea che non è cambiata neppure quando l’unico onorevole siciliano di SEL, Erasmo Palazzotto, ha tentato di mediare e riportare gli “uomini nei ranghi”.
Ma se qualcuno pensava che questa potesse essere l’ultima puntata della “telenovela” di SEL Sicilia si sbagliava e anche di molto.
E’ datata a giusto due giorni fa l’ultima scissione del già non fortissimo partito vendoliano, la scissione è avvenuta il quel di Messina. Lapidarie le parole dei diretti interessati:”basta stare con chi predica bene e razzola male”.
A dirlo cinque dirigenti del partito: Andrea Carbone, già candidato al parlamento alle ultime nazionali, nonché esponente di spicco di SEL in tutto il messinese, Antonino Cicero, Elio Morabito, Dafne Musolino e Gaetano Rinaldi.
Di seguito pubblichiamo i punti salienti del comunicato:
“Ci sono dei momenti in cui bisogna guardare in faccia la realtà, senza rinviare ad un ipotetico domani le decisioni che sono già mature e pronte ad esser prese.
Noi Andrea Carbone, Antonino Cicero, Elio Morabito, Dafne Musolino e Gaetano Rinaldi, dirigenti a vari livelli di Sinistra Ecologia e Libertà, prendiamo atto con serena lucidità della nostra sconfitta politica. Può essere triste e doloroso ammetterlo ma è così, non siamo riusciti a costruire il partito che ci avevano fatto sognare.
Con costanza, generosità e impegno, alcuni di noi hanno assunto, da tre anni a questa parte responsabilità di direzione politica a livello regionale, provinciale e locale, altri invece da poco iscritti hanno partecipato al tentativo di ricostruzione del partito dopo una tempestosa e lacerante esperienza vissuta in occasione delle amministrative nella città di Messina”.
Abbiamo cercato di affermare le ragioni della costruzione di un partito laico e riformista, così come l’avevamo ascoltato nelle parole di Nichi Vendola che, dalla tribuna di Firenze parlava della voglia di costruire un “partito nuovo” e non un nuovo partito, l’ennesimo ed inutile partitino del 3%”.
“In questi tre anni – continua il comunicato, dopo aver spigato come i cinque dirigenti vedevano in SEL una sorta di “sogno di sinistra” – abbiamo combattuto contro le ambiguità che hanno caratterizzato l’azione politica di Sinistra Ecologia e Libertà. Un giorno antagonisti e il giorno dopo più appiattiti che mai sull’alleato di turno, in base a chi per primo rilasciava dichiarazioni”.
“Abbiamo visto ammantare di nobili ideali pessime azioni motivate esclusivamente dall’interesse personale di alcuni. Le abbiamo evidenziate, ma ci siamo sentiti dire che per il bene del partito e di tutti non era ancora il momento di affrontare il problema, ma quel momento non è arrivato mai. Abbiamo stigmatizzato la violazione sistematica delle regole statutarie o il modellamento di esse ad uso e consumo dei soliti pochi e noti”.
“Abbiamo sopportato senza mai far trasparire all’esterno il nostro disagio, ma tentando di lavorare all’interno affinché si abbandonassero le sterili diatribe interne basate su personalismi e non sulla politica, perché credevamo che potesse essere utile a migliorare SEL e renderlo il partito col profilo scritto nella mozione approvata da tutti al congresso di Firenze .
Abbiamo creduto che la chiarezza della proposta politica e la buona pratica amministrativa avrebbe acquisito, nel tempo, credibilità e consenso nella società, in realtà però a nessun livello Sel è stata capace di esercitare con chiarezza il ruolo che si era scelto di partito di una sinistra moderna scevra da nostalgie “rifondarole””.
“Abbiamo sperato nella capacità dei gruppi dirigenti di far uscire Sel dalle secche dell’ambiguità a cui il partito si è votato in modo particolare negli ultimi mesi. Speranza vana per una classe dirigente vecchia e logora, legata a clichè e stereotipi obsoleti. Sinistra Ecologia e Libertà, evidentemente per non urtare da una parte quello che in ogni caso considera il suo alleato naturale, il PD, e per non scontentare la parte più radicale del suo elettorato, non parla d’altro se non di immigrati e femminicidio, temi nobili ed importanti che però, chiaramente, non esauriscono le problematiche che riguardano la vita quotidiana delle persone che ci siamo candidati a rappresentare. Quel che è peggio è che dopo aver letto la bozza di documento del congresso nazionale dove emerge con grande chiarezza la ambiguità tra il radicalismo più antico e l’inseguimento del PD, le nostre analisi trovano impietosa conferma”.
“Abbiamo creduto che militare ed essere dirigente di Sinistra Ecologia e Libertà significasse anche partire da punti di vista diversi per poi, dopo confronti serrati e se dal caso anche animati, arrivare a fare sintesi e declinare un’unica linea politica. Purtroppo spesso ci siamo ritrovati a confrontarci con chi diceva “Sel deve discutere al suo interno, ci si deve confrontare, io comunque e in ogni caso ho già scelto” come se il confronto servisse non per comprendere anche le ragioni e le idee degli altri ma solo per farsi dare ragione a tutti i costi. E cosi sulle scelte più importanti siamo sempre stati spaccati. Un esempio per tutti: in ognuno dei tre comuni più importanti della Sicilia alle ultime elezioni amministrative Sel appoggiava candidati Sindaci diversi, a Palermo ufficialmente Ferrandelli e una parte importante Orlando, a Messina ufficialmente Calabrò e una parte Accorinti, a Catania una parte Bianco e l’altra Iannitti (qui non si è capito neanche quale fosse la posizione ufficiale)”.
“Volevamo, potevamo e dovevamo, invece di continuare a perderci in inutili beghe interne, elaborare una proposta seria e forte con cui affermare il ruolo e dare dignità, forza e spessore a Sel, tentando così di far acquisire autorevolezza e capacità attrattiva al nostro partito. Non ha giovato a molto neanche la soluzione per ricomporre la frattura e ricostruire la federazione di Messina individuata dal Coordinamento Regionale, di inventare la figura di un “garante”, figura che non ha la forza e la legittimazione politica di un commissario, ma che serviva per evitare il terzo commissarimento ufficiale dopo quelli di Palermo e Catania con ovvio interrogativo sulla validità “della dirigenza regionale””.
“In questo già desolante quadro Sinistra Ecologia e Libertà si appresta a celebrare i suoi congressi, prima il provinciale, poi il regionale e infine quello nazionale. A rendere il quadro ove possibile ancora più desolante è stata la ricerca spasmodica di nuovi tesserati, non importava come la pensassero l’importante era che facessero giuramento di fedeltà al proprio “capetto” e fossero pronti a diventare “truppe cammellate” seguendo pratiche becere da vecchia politica. Non contano i documenti programmatici, non contano le idee, non conta la proposta politica di cui si è portatori, contano solo ed esclusivamente le tessere che hai fatto. Anche noi abbiamo ricevuto il pressante invito a fare quante più tessere fosse possibile e aver così riconosciuto e/o confermato un ruolo dirigenziale all’interno del partito. Siamo consapevoli, che, dati i numeri in campo, profondendo anche solo il minimo impegno, saremmo stati determinanti per la vittoria di una delle due parti contrapposte. Tuttavia saremo ingenui ma crediamo che essere capaci dirigenti di partito non significhi solo fare più tessere di qualcun altro e quindi abbiamo deciso di far cadere nel vuoto tale invito”.
Dopo così chiare parole risulta quasi scontato ricordare che, dalle oltre 3000 tessere, quindi sostenitori autonomamente tesseratisi, che durante il prima anno di vita SEL ha avuto.
Posto oggi, da indiscrezioni si parla di poco meno di mille tessere in tutta la Sicilia, a confermare che la guerra delle tessere oltre che danneggiare la politica in generale è un vero suicidio per un partito che ambirebbe ad essere partito di governo.