Ufficialmente la crisi di governo è aperta. L’Italia per mezzo dei propri rappresentanti ne esce devastata e senza alcuna credibilità. Appena quattro giorni fa Enrico Letta era volato a New York dove aveva dato il via alle contrattazioni al New York stock Exchange di Wall Street, facendo suonare la tradizionale campanella. Un palcoscenico internazionale che si è rivoltato contro le inconsistenti dichiarazioni del premier italiano in contrasto con gli accadimenti italiani delle ultime ore.
Enrico Letta aveva presentato a Wall Street l’Italia che gli italiani perbene desiderano. un’immagine troppo lontana dalla realtà dei fatti per essere credibile al qualificato uditorio newyorkese: l’Italia quale un paese importante per l’Europa e per il mondo; un paese virtuoso, giovane e credibile nel quale investire. “Siamo un Paese molto aperto ma il mio sforzo è continuare ad aprire il più possibile l’Italia al mondo, ai capitali ma anche ai saperi – era stato sottolineato da Enrico Letta”.
Peccato che le parole di Letta venissero smentite dai fatti quasi in contemporanea. Infatti, nel Bel Paese, i parlamentari del PdL anziché pensare ed agire per il bene degli italiani meditavano “a voce alta” sull’ambiguo “istituto delle dimissioni in massa dal parlamento”.
Un tiro mancino che ha mandato su tutte le furie il premier che aveva chiesto al suo rientro a Roma un immediato confronto. Ne è seguito un infuocato Consiglio dei Ministri ove anziché fare chiarezza si è giunti alla rottura “delle grandi intese Pd-PdL”. Ieri pomeriggio, Silvio Berlusconi, già condannato per frode fiscale, ha chiesto ai suoi ministri che si dimettessero aprendo di fatto la crisi di governo. Immediatamente il ministro Angelino Alfano, obbedendo agli ordini del condannato Berlusconi ha confermato che tutti i ministri in quota PdL avevano fatto il richiesto passo indietro. “L’aumento dell’Iva” sarebbe la motivazione ufficiale che avrebbe spinto il leader supremo del PdL/Forza Italia a far dimettere i propri ministri Alfano, Lupi, De Girolamo, Quagliariello e Lorenzin.
Inutile anche quello che a molti pare`il tentativo Napolitano di tendere una mano per risolvere i problemi giudiziari del cavaliere. Nella mattinata di ieri il Capo dello Stato in visita al carcere napoletano di Poggio Reale aveva manifestato la volontà di investire il Parlamento a “considerare la necessità di un provvedimento di clemenza, di indulto e di amnistia”.
Napolitano, in barba all’uguaglianza di tutti i cittadini sancita dalla costituzione e in barba soprattutto a quegli italiani onesti che negli anni hanno affrontato duri sacrifici per pagare le tasse, vuole tracciare le direttive per pervenire a quella stabilità di cui il Paese necessiterebbe? Le parole d’ordine dunque sarebbero “clemenza, indulto e amnistia”. Berlusconi vedendosi ad un soffio dalla decadenza al senato e interdetto dai pubblici uffici, depone la maschera del responsabile che ha indossato vestendo quella di un improbabile Sansone. Poco gl‘importa se i suoi guai giudiziari con conseguente decadenza e morte politica trascineranno nel baratro del disastro economico l’Italia.
Tuttavia nessuna sorpresa, tutto come da copione. Berlusconi per la propria impunità dimostra di non desistere nel buttare allo sfascio il Paese nascondendosi dietro il non rispetto dei patti delle larghe intese, paventando agli italiani il rischio dell’aumento delle tasse voluto dalla sinistra. Del resto non poteva non finire che in questo modo, troppo diversi Pd e PdL per non prevedere che le larghe intese sarebbero sfociate nel disastro dell’Italia dopo la condanna di Berlusconi per frode fiscale.
Un’impalcatura, quella delle larghe intese, voluta da “Napolitano Bis” – viene spiegato sul Blog di Grillo – che a sua volta è una creatura di Berlusconi. Beppe Grillo ha pertanto invitato Giorgio Napolitano a dimettersi: “L’Italia non può più reggersi sulle spalle di un ultra ottuagenario che sta, volontariamente o meno non importa, esercitando poteri da monarca che nessuno gli ha attribuito”.
Per il M5S bisognerebbe tornare immediatamente al voto mentre per Stefano Fassina, viceministro dell’economia in quota PD, il Paese è di fronte al baratro e un governo Letta Bis “è possibile e occorre fare di tutto per verificare tale possibilità” onde evitare di portate l’Italia nel Caos.
Al M5S in crescita nei sondaggi, attualmente andrebbe bene la legge elettorale “porcata” a causa del cospicuo premio di maggioranza alla camera dei deputati che potrebbe consentirgli in caso di vittoria la governabilità almeno in uno dei due rami del parlamento. Il centrodestra e centrosinistra dopo le larghe intese, nonostante i proclami e l’ottimismo, lasciano trasparire grande preoccupazione per un repentino ritorno alle urne, tanto più, che, il precipitare degli eventi circa la delicata situazione politico-economica italiana facilmente porterebbe l’elettorato ad individuare sia nel Pd che nel PdL ben precise e specifiche responsabilità. Il terremoto politico, economico e giudiziario che sta scuotendo l’Italia fin dalle fondamenta – Napolitano bis, larghe intese, condanna di Silvio Berlusconi, abolizione Imu prima casa, proclami sull’abolizione dell’Iva, dimissioni dei ministri PdL con relativa instabilità – dovrebbe indurre gli italiani alla responsabilità individuale di scegliere meglio chi dovrà rappresentarli garantendo stabilità al Paese. Di questo passo l’incubo Troika (Commissione Europea, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale), già artefice dei governi Monti e Letta, è alle porte col serio rischio di una progressiva perdita di quella sovranità popolare sancita dalla nostra Costituzione.
Intanto all’interno del Pdl, si apre lo scontro tra falchi e colombe. Parlamentari e ministri che non hanno digerito il diktat imposto dal pregiudicato e che sicuramente, anche per il timore delle conseguenze del voto che potrebbe stroncare le loro carriere politiche, in aula potrebbero appoggiare in nuovo governo Letta.
Incuranti dei problemi a cui la nazione va incontro e delle oscure e pericolose ombre che aleggiano sull’Italia gli italiani come al solito si dividono in tifoserie pro e contro Berlusconi; un cavallo che il cavaliere non ha resistito a cavalcare come, peraltro, ha più volte fatto in passato.
Totò Castellana