Dopo sette ore di camera di consiglio Giulia Turri, Orsola De Cristofaro e Carmen D’Elia, i giudici del Tribunale di Milano nel processo Ruby, hanno condannato in primo grado Silvio Berlusconi a 7 anni di reclusione, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, nonché l’interdizione legale per la durata della condanna. La notizia è stata prontamente riportata dalle principali testate giornalistiche internazionali ed ha già fatto il giro del mondo. Una sentenza pesantissima che in un paese diversamente incivile avrebbe già prodotto le dimissioni dell’interessato. In Italia invece c’è già chi grida allo scandalo per una sentenza considerata irresponsabile. “Ero veramente convinto – ha dichiarato Silvio Berlusconi – che mi assolvessero perché nei fatti non c’era davvero nessuna possibilità di condannarmi. E invece è stata emessa una sentenza incredibile, di una violenza mai vista né sentita […] Ma io, ancora una volta, intendo resistere a questa persecuzione perché sono assolutamente innocente e non voglio in nessun modo abbandonare la mia battaglia per fare dell’Italia un paese davvero libero e giusto”. Neppure gli avvocati di Berlusconi, nonostante Nicolò Ghedini parli di decisione allucinante e fuori da ogni logica, si aspettavano una sentenza tanto diversa da quella emessa quest’oggi a Milano.
Per di più il Tribunale ha optato per la trasmissione degli atti di una lunga fila di testimoni alla Procura e per loro si potrebbe configurare il reato di falsa testimonianza. Ci sarebbe infatti il sospetto che avrebbero mentito sotto giuramento. Tra questi testimoni, le cui deposizioni saranno vagliate dalla Procura, gran parte delle cosiddette “olgettine”, “caste” ragazze che avendo partecipato alle serate “eleganti” di Arcore – e adesso disoccupate – riceverebbero dall’ex premier, per suo buon cuore, un assegno mensile, poiché le loro vite sarebbero state rovinate dalle falsità sul bunga bunga messe in campo dalla macchina del fango. Non solo quelle delle “olgettine” ma anche le dichiarazioni di alcuni parlamentari del PdL e del commissario di polizia Giorgia Iafrate sono state trasmesse alla Procura. Quindi, di fatto si pongono le premesse per un possibile processo “Roby ter” per falsa testimonianza di molti dei testimoni del processo Ruby. E’ stata, inoltre disposta dai giudici la trasmissione all’ordine degli avvocati degli atti relativi al primo legale di Ruby, Luca Giuliante.
Marina Berlusconi, comprensibilmente irritata emotivamente da questa sentenza che vede coinvolto il padre, ha parlato di un processo “per sfregiare l’uomo individuato come il nemico politico da demolire e non per stabilire la verità dei fatti”.
Da parte sua il partito democratico cautamente, visti gli strani legami PD-PDL che sorreggono il governo Letta, dichiara mediante una nota stampa che “rispetta le decisioni della magistratura”, mentre Nichi Vendola, a seguito della sentenza Ruby, su Repubblica ha dichiarato che “sarebbe un atto di decoro da parte di Berlusconi abbandonare la vita pubblica”. Per Nicola Morra, capogruppo al senato del M5S, “in uno stato di diritto, le sentenze vanno rispettate ed applicate. Berlusconi, ne tragga le dovute conseguenze e risparmi al Paese inutili ‘barriccate’”, ricordando che il M5S metterà il tema della ineleggibilità di Berlusconi tra le priorità della Giunta per le elezioni del Senato e invitando il Pd a non offrire salvacondotti al Cavaliere.
Scontata la delusione dei parlamentari del PDL, i quali pur parlando di sentenza politica, irresponsabilità e messaggi devastanti che giungerebbero da Milano, lasciano intendere che le vicende giudiziarie di Berlusconi non inficerebbero la tenuta del governo. Del resto nell’immediatezza del momento né a Silvio Berlusconi né tantomeno al PdL converrebbe uscire dall’esecutivo delle larghe intese che comunque garantisce loro di rimanere all’interno del cosiddetto gioco politico che conta. Il leader del PdL al momento non avrebbe la certezza di un successo elettorale in caso di caduta del governo e ritorno alle urne. D’altro canto neppure il PD – soprattutto dopo le sconfitte di Messina e Ragusa ai ballottaggi odierni che ha visto cadere i propri candidati sindaco dati per favoriti alla vigilia – può dirsi tranquillo di un eventuale ritorno alle urne. L’attuale situazione politica e d’incertezza economica che vede crescere l’astensionismo, col M5S in perdita di consensi al 17,9%, lascia presagire che il voto rimarrà almeno per adesso una mera illusione.
A lanciare la provocazione è Marco Travaglio facendo notare che non occorre chiedere ai “berluscones se, dopo la condanna a 7 anni in primo grado, il governo rischia di cadere”. Domanda giusta, ma rivolta alle persone sbagliate, poiché, secondo il vicedirettore del Fatto Quotidiano, occorrerebbe chiedere al premier “Letta e al Pd che cosa ci facciano al governo con un alleato così”.
A stemperare gli animi, dopo una giornata infuocata ha pensato lo stesso Pm Antonio Sangermano, dichiarando che “la sentenza ha riconosciuto la bontà dell’ impostazione accusatoria. In Italia vige per tutti, e anche per Berlusconi, la presunzione di non colpevolezza”. Per il momento Enrico Letta potrà dunque dormire sonni tranquilli, il governo non cadrà e gli italiani potranno continuare a credere che quelle di Arcore erano delle cene eleganti, che il bunga bunga era tutta una barzelletta, che le “olgettine” tra-svestite da suore e poliziotte come descritte dai giornali non sono mai esistite e soprattutto, continuare a credere che Ruby sia veramente la nipote di Muḥammad Ḥosnī Sayyid Ibrāhīm Mubārak.
Totò Castellana