La SOCA – il corpo di polizia inglese che si occupa di gravi reati commessi dalla criminalità organizzata – aveva arrestato Andrew David Neave a eseguito di un mandato di cattura europeo che portò all’arresto in Italia di 56 persone per un’inchiesta su riciclaggio, fondi neri, arricchimento indebito e criminalità organizzata.
Una vera e propria organizzazione a delinquere transnazionale – così venne definita – composta da imprenditori della telefonia, che portò la Direzione distrettuale antimafia di Roma a chiedere e ottenere le 56 ordinanze di custodia cautelare.
Una compravendita di servizi telefonici e telematici inesistenti per un ammontare di quasi 2 miliardi di euro, con un danno quantificato per l’erario di oltre 365 milioni di euro.
L’indagine portò all’arresto in Inghilterra di Andrew David Neave, Paul Patrick O’Connor ed Andrew Edward Dines, con l’accusa di far parte di una “organizzazione criminale transnazionale composta da più di 10 persone” e “complicità nel riciclaggio di denaro sporco”.
Lo scorso anno, le autorità britanniche concessero l’estradizione per i manager inglesi coinvolti nell’inchiesta sul riciclaggio internazionale che ha riguardato tra gli altri alcuni ex dirigenti di Fastweb e Telecom Italia Sparkle.
Andrew Neave, è stato rilasciato dal carcere in Italia. A dare la notizia che l’uomo si troverebbe agli arresti domiciliari, il quotidiano inglese “The Courier”, che precisa come l’uomo ritrovata la sua libertà ne abbia approfittato per fare un giro turistico della capitale italiana con la sua famiglia.
Le immagini pubblicate sulla pagina Facebook tramite cellulare il 15 aprile lo mostrano con la sua famiglia in visita ad attrazioni come la Fontana di Trevi a Roma.
Era stato estradato in Italia dopo che i magistrati hanno detto che era coinvolto in una presunta truffa e che aveva usato “metodi mafiosi” – continua il quotidiano inglese, che rimarca come “la presunta frode riguarda una complessa rete internazionale di operazioni di molti milioni di sterline, bollata da parte di un magistrato inquirente come “una delle più colossali nella storia d’Italia”.
Gjm