Prima ammissione da parte di uno degli indagati accusati di aver gestito il commercio illegale di organi nella clinica Medicus in Kosovo.
La clinica Medicus venne chiusa nel 2008 dopo che era già stata avviata un indagine su 30 trapianti di rene illegali avvenuti presso la struttura sanitaria.
La vicenda dei trapianti illeciti di organi nel Kosovo, acquistati da “donatori” in stato di indigenza che in cambio di denaro – spesso mai ricevuto – è salita alla ribalta delle cronache internazionali anche a seguito dell’indagine avviata dal Consiglio d’Europa (CoE) e della relazione di Dick Marty in merito al coinvolgimento della cosiddetta Liberazione del Kosovo (KLA) coinvolta nel traffico di organi di serbi rapiti e di altri prigionieri nel 1999.
A dichiararsi colpevole di commercio illegale di rene, l’albanese kosovaro Driton Jilta, uno dei sette albanesi indagati insieme ad altri due cittadini stranieri.
Tra gli inagati anche Ilir Rrecaj, ex alto funzionario presso il ministero della salute, che si è professato innocente e Lutfi Dervishi, il professore universitario proprietario della clinica Medicus – ritenuto il capo dell’organizzazione -, che ha negato le accuse mossegli.