È stato sufficiente lo spettro appena agitato dalle proiezioni di una nuova vittoria del centrodestra con Berlusconi, per fare innervosire mercati. Alti e bassi che seguivano di pari passo i dati dello spoglio delle schede elettorali.
Una vittoria della coalizione di centrodestra, secondo molti analisti, rappresentava una minaccia per l’Italia che avrebbe visto vanificate le sofferte misure economiche varate dal governo Monti per ridurre il disavanzo e stabilizzare le finanze del paese.
Gli analisti della Goldman Sachs, valutando i possibili scenari del post-elezioni in virtù delle prospettive dei mercati, fino all’ultimo momento hanno auspicato che ci fossero i numeri per una coalizione di centro sinistra, includendo Mario Monti, visto che un risultato inconcludente o una dimostrazione di forza da parte di Silvio Berlusconi rischia solo di destabilizzare i mercati.
Il risultato delle urne è stato chiaro. Alla Camera maggioranza di centrosinistra e Senato spaccato, fanno dell’Italia un paese ingovernabile che entrerà in un lungo periodo di stallo. Diverse le ragioni.
La prima quella di dare un governo al paese. E i numeri per assicurare la stabilità di un governo non ci sono.
La seconda, l’imminente scadenza del mandato di Giorgio Napolitano come presidente della Repubblica.
Spetterà infatti a Napolitano dare l’incarico per tentare di formare un esecutivo. A chi? Chi proporrà il nome, visto che non esiste una maggioranza?
In condizioni normali, le possibili soluzioni sarebbero due:
1) La nomina di un governo tecnico;
2) Sciogliere le camere ed andare a nuove elezioni.
La seconda ipotesi, non è neppure ipotizzabile. Vediamo il perché. Con la fine del mandato di Napolitano a maggio, lo stallo è istituzionale, in quanto nel cosiddetto “semestre bianco” – quello che precede il fine mandato – al presidente non è consentito di sciogliere le Camere e pertanto si dovrebbe prima procedere all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Anche in questo caso la vicenda diventa spinosa e ci troveremmo in un periodo di vuoto istituzionale con le Camere che dovrebbero votare a maggioranza qualificata in seduta unica e con l’integrazione dei rappresentanti delle regioni.
Fallito questo tentativo, il ruolo di Presidente della Repubblica, potrebbe essere assunto, in maniera provvisoria, dal Presidente del Senato. Ipotesi anche questa assai improbabile, visto che spaccato è proprio il Senato dove di fatto non c’è maggioranza.
Terza possibilità, dopo aver espedito i primi due tentativi, nomina del presidente della Corte Costituzionale.
L’ipotesi più accreditata al momento sarebbe quella di un “governo di “unità nazionale”. Un polpettone con dentro tutti, altamente instabile e che arriverebbe a fine mandato in brevissimo tempo.
I mercati già tremano, mentre gli spread tra i rendimenti italiani e tedeschi tendono ad aumentare e le borse a breve bruceranno miliardi di euro.
Ma cosa ci si poteva aspettare da un paese le cui elezioni vengono determinate da una legge chiamata “porcellum” e da un popolo così immaturo da non capire che la politica italiana non può prescindere da logiche politiche ed economiche di carattere internazionale?
Gian Joseph Morici