Si, pian piano il quadro politico in questi giorni di fine e inizio anno comincia a delinearsi. I maggiori rappresentanti dei partiti apparivano un pò confusi su come prepararsi allo scontro elettorale. E gli italiani più confusi di loro. Colpa del professor Monti? E’ certo che l’economista ci ha messo del suo per rendere incerto l’attuale momento politico. Ma l’accordo siglato venerdì scorso, presso un convento di suore a Roma, ne ha conclamato la “salita in politica”. A capo di una coalizione centrista correrà da Premier alle prossime elezioni politiche di febbraio 2013.
E così anche il Professore è stato tarantolato dal potere. Gran merito (o demerito?) per la decisione presa va ascritta a Casini, che vede nell’impegno assunto da Monti l’opportunità di dare più forza al centro e rifilare una “botta” a Berlusconi e al bipolarismo, oltre che a porsi come forte interlocutore del Pd. Quest’ultimo coalizzato con Vendola.
Resta comunque la repulsione degli italiani per la politica, che nel tempo non ha fatto nulla per rendersi accettabile. Le condizioni del nostro Paese sedimentate alla fine della seconda Repubblica sono identiche (o forse più gravi) a quelle della prima. Non v’è articolazione dello Stato, dell’economia e della stessa politica che non abbia bisogno di riforme, interventi, provvedimenti, aggiustamenti, regolamenti. Alimentando una serie di effetti negativi che hanno portato il Paese alla deriva.
La crisi dell’euro, per ultimo, ha messo a nudo la fragilità dell’Italia. Ha fatto intendere agli italiani che il benessere raggiunto – con tutte le contraddizioni del caso – era effimero, precario. Lo dimostrano apoditticamente il debito pubblico, che in questi giorni ha toccato il picco di 2.000 miliardi, e gli interessi che gli italiani pagano annualmente arrivati a circa 80 miliardi l’anno.
Inoltre si è capito, se mai ve ne fosse stato bisogno, che le politiche dei governi (Prodi-Berlusconi) che si sono alternati dopo la dissoluzione della prima Repubblica, non hanno voluto attuare una strategia che coniugasse l’aggiustamento graduale dei conti pubblici con la crescita graduale ( Pil su posizioni stagnanti da tanti anni). Fini elettorali della vecchia politica hanno indotto i partiti a non parlar chiaro alla gente, a non rischiare le posizioni di potere via via raggiunte, ad evitare scelte impopolari. E ci sono stati momenti di condivisione parlamentare, tra forze opposte, della finanza allegra, generatrice del colossale debito pubblico. A tutto ciò, si è sommata quella corruzione che costa in media allo Stato 60 miliardi l’anno.
Il commissariamento della politica avvenuto a novembre del 2011 con Mario Monti, per attuare le politiche mancate dagli altri governi, per soddisfare le richieste della Frau Merkel, per sedare l’attacco dei mercati finanziari al nostro Paese, per riottenere una parvenza di prestigio internazionale, “ha aggravato la crisi, ma era necessario per risanare”; così ha detto lo stesso Monti.
In verità gli italiani lo avevano capito (e anche i buzzurri). Molti sono stati gli imprenditori (soprattutto nel Veneto) che durante il governo del Professore si sono tolti la vita, sedicimila le aziende chiuse nel Mezzogiorno, sparito il “Made in Italy”, oltraggiate le tasche degli italiani (Imu e quant’altro), peggiorati tutti i parametri economici del nostro Paese. Si è capito pure che la condizione economica vigente – pur con tutti i miglioramenti risibili che si otterranno nel medio e lungo termine – grosso modo resterà quella attuale. Perché illudersi?
Il professor Monti è sicuramente una personalità di alto valore morale e di indiscussa capacità governativa (un ottimato), ma avremmo gradito restasse super partes, fuori dai giochi di potere, una risorsa da potere utilizzare al momento buono (se necessario). Può vincere o stravincere, ma se gli italiani esprimeranno il voto con la tasca e non con la testa, rischia una sonora bocciatura. E le regole (legge elettorale in primis) per la partita non sono cambiate (governabilità), e la vecchia politica, o se volete il nostro sistema dei partiti, fagocita tutto e tutti.
“Longo è lo camino, ma grande la meta (un’Italia migliore)”.
Rogero Fiorentino
Siamo rovinati sul serio
Bisogna capire cosa si intende per alto valore morale: se intendiamo che non è mai, ad oggi, stato coinvolto in inchieste giudiziarie allora siamo d’accordo. Ma queste presunte capacità sono messe al servizio della parte più immorale dell’economia ossia la finanza speculativa la quale, è risaputo, è priva di etica e di moralità.
Possiamo allora fidarci di un simile individuo?