ancora una volta non scrivo al mio giovane concittadino, ma al sindaco di Agrigento. Mi ero ripromesso di non parlar più di una città che vive lo stadio terminale di una malattia endemica di natura virale, che non lascia speranze: Il morbo della malapolitica e della disinformazione.
Iniziamo con il primo che più da vicino ti riguarda. Da quando – come già ti scrissi in passato – tra lazzi e sollazzi (ovviamente non per tutti), hai trascorso i tuoi primi cinque anni di sindacatura, nel corso della quale hai sempre addebitato ai tuoi predecessori il buco nelle casse comunali. Buco del quale avresti fatto la scoperta solo una volta eletto sindaco, dimentico del fatto di essere stato anche tu uno dei protagonisti di quell’Amministrazione attiva, nella quale hai rivestito il ruolo di Assessore al bilancio. Caro Marco, non potevi non sapere… Così come non potevi non sapere le condizioni nelle quali versava il Comune, quando alcuni mesi orsono decidesti di candidarti nuovamente.
Tra lazzi e sollazzi iniziò questa tua seconda candidatura, caratterizzata, come quella precedente, da teatri e teatrini, ballerini e lustrini, mentre la città sprofondava giorno dopo giorno senza che tu te ne accorgessi (almeno lo spero).
Ma noi agrigentini siamo fortunati. Non solo abbiamo un sindaco giovane, ben pettinato e sempre impeccabile, ma abbiamo anche un sindaco che pensa al Natale e ai suoi concittadini.
Manca il lavoro? Le strade cittadine sono di gran lunga peggiori dei sentieri di campagna? L’aeroporto non esiste e il mare è una fogna? Gli edifici crollano e il Comune non ha un centesimo bucato per far fronte all’ordinario? Non ha importanza. Abbiamo le proiezioni natalizie sulla parete di un palazzaccio, gli spettacolini e tanto altro ancora. E, con un po’ di fantasia, i sanpietrini divelti della via Atenea, potrebbero sembrare piccoli pacchi dono. Certo, se c’inciampi son parolacce, ma alle orecchie di un danese quel po’ di parole scurrili, seguite da un incrociarsi di braccia e cenni delle mani, potrebbero sembrare una nenia natalizia.
E che dire poi di tutti quei bei cavi elettrici inutili che penzolano dalle pareti del salotto buono cittadino? E persino i cassonetti della spazzatura spesso stracolmi a causa di continui scioperi dei netturbini, non ricordano gli alberi di Natale, anche quando si è a Ferragosto? E non sembra forse un presepe la città – in buona parte priva di illuminazione pubblica per ridurre i costi – puntellata dalle luci delle abitazioni private? E il guano, dall’inconfondibile odore, che si accumula dovunque vi sia un albero che offra riparo agli uccelli, non potrebbe sembrare neve? Magari un po’ sporca, ma altrettanto scivolosa e pericolosa…
Ad Agrigento tutto sembra ricordare il Santo Natale. Altro che Betlemme, qui è un susseguirsi di grotte e poverelli. E se l’inverno è un po’ più rigido, non manca neppure il freddo e il gelo. La fame, c’è a prescindere dalla temperatura…
E mentre tu da anni fai il politologo, lo statista capace di prendere carta e penna e di scrivere ai premier ed ex tali, ai governatori ed ex tali, discettando di etica e morale, di politica interna e internazionale, Agrigento crolla. Crolla Palazzo Lo Jacono, crolla via delle Torri, crolla la Cattedrale, le case del centro storico, l’economia.
Persino la ‘stampa amica’, quella che si diceva il partito che ti ha fatto eleggere, e quella che ti lusingava allorquando si occupava di spettacoli, anche quella ti ha abbandonato.
Qualcuno adesso ti critica in maniera severa, altri tacciono. E non dirmi che chi ti critica lo fa sol perché è risentito. Perché gli è stato tolto qualcosa. Altrimenti, sarebbero ben altre le domande che dovremmo iniziare a porre.
Buon Natale, Marco.
Gian J. Morici
Scrivi,scrivi,tantu iddu è trantu d’oricchi!
Sig. Morici cominci con il chiedersi perchè su un giornale online sono stati tolti alcuni commenti di lettori che si meravigliavano che un giornalista aveva scoperto solo ora che Agrigento vive qualche problema. Se comincia da lì forse arriveremo a capire come la stampa agrigentina, per fortuna non tutta, ha favorito certi processi che ci hanno portato a raschiare il fondo del barile.
Ti sei dimenticato gli spettacoli del dopo elezioni. Comunque non c’è che dire, questa è Agrigento.
Ciao
Una delusione per tutti quelli che hanno creduto che qualcosa poteva cambiare. E se qualcosa è cambiata sicuramente è stato in peggio. Agrigento da quando sono nato non è mai stata ridotta in questo stato. Buon Natale sindaco Zambuto.