Il governo inglese sembra avere le prove che la Russia sarebbe coinvolta nella morte dell’ex agente del KGB Alexander Litvinenko.
Litvinenko, arruolatosi nell’armata rossa entrò a far parte del KGB e assegnato al Terzo direttorato, che si occupava dell’ Analisi e soppressione delle attività delle organizzazioni criminali. Assunse poi una posizione molto critica nei confronti del potere russo, in particolare verso il presidente Vladimir Putin, fin quando, non sentendosi più al sicuro in Russia, decise di andare in esilio.
Nel 2002 – come riportato da Wikipedia – il dissidente russo pubblicò un libro (Blowing up Russia: Terror from Within), finanziato da Berezovskij, in cui accusava gli agenti del FSB di essere i veri responsabili della serie di attentati esplosivi occorsi in Russia tra l’agosto e il settembre del 1999 e che fecero più di trecento vittime. Gli attentati, ufficialmente attribuiti ai separatisti ceceni, sarebbero stati realizzati per giustificare la ripresa delle operazioni militari russe in Cecenia (vedi Seconda guerra cecena). In un suo libro successivo (Gang from Lubyanka) Litvinenko accusò Putin come mandante degli stessi.
Morì in un ospedale di Londra il 23 Novembre 2006, avvelenato con il polonio-210. In una dichiarazione sul letto di morte, accusò Putin di essere il mandante del suo avvelenamento.
A gettare ulteriori ombre sulla morte dell’agente russo, le dichiarazioni dell’avvocato Ben Emmerson, difensore della vedova di Litvinenko, secondo il quale l’ex agente russo lavorava per il MI6 britannico e per i servizi segreti spagnoli.
I pubblici ministeri londinesi hanno chiesto alla Russia l’estradizione di Andrei Lugovoi, sospettato per l’omicidio, ma la Russia ha ripetutamente rifiutato di consegnare l’uomo.
Il governo russo non ha ancora commentato l’accusa di un coinvolgimento nella morte di Litvinenko.
Gjm