La lettera del Generale Termentini al Direttore Generale della Rai in merito alla “non”copertura mediatica della prigionia in India dei due militari italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone dovrebbe fare il giro di tutti i media italiani, e non solo. Anzi, come giornalista devo ringraziare il Generale per aver sollevato, in poche chiare parole, un problema che mi infastidisce già da qualche anno e che sta assumendo proporzioni assurde facendo perdere credibilità alla professione. Sono certa che il collega Luigi Gubitosi risponderà alla critica e spero non con toni diplomatici.
Non ho certo “l’importanza” di un Direttore Generale, sono una giornalista che cerca di fare il proprio mestiere mantenendo una rotta il più possibile obiettiva scrivendo di quel che so, altrimenti mi astengo. Eppure mi permetto di inserirmi, con la mia opinione, e di schierarmi contro il dettame mediatico della scelta delle informazioni a causa del quale ormai “un’informazione scaccia l’altra”.
Ha ragione il Gen. Termentini nel ricordare il ruolo del servizio pubblico nella comunicazione e questo dovrebbe valere anche per tutti gli altri media. Ahimè non è più così. Alcuni colleghi scelgono di seguire la corrente ma molti si ostinano a proporre articoli di grande interesse, rifiutati dalle redazioni. Non parliamo poi di approfondimenti e reportage. Chi è del mestiere ha comunque accesso a più informazioni rispetto al lettore o spettatore o ascoltatore. Eppure talvolta si perde il filo. Non succede solo in Italia. L’informazione si sta standardizzando ovunque. Prendiamo in questi giorni le nuove sommosse in Egitto. La ribellione al presidente Morsi è più recente rispetto alle stragi in Siria quindi si mette la sordina alle notizie sulla ribellione contro Assad, l’informazione è talmente importante che qualche colonna resta ma ci sono stati casi più flagranti. Che fine han fatto le camicie rosse tailandesi che hanno cominciato a manifestare nel marzo 2010 nelle strade di Bangkok per reclamare le dimissioni del Governo e le dimissioni del parlamento? Che ne è stato di questi manifestanti che hanno subito una repressione violenta e sanguinosa? Non mi dilungo sulla storia, non conosco abbastanza bene il problema. Però seguivo gli eventi. Il 1° giugno 2010, i manifestanti tailandesi erano ancora in piazza ma quel giorno avvenne un altro fatto importante: la Flottiglia della Pace arrivò a Gaza con tutte le conseguenze che conosciamo. Tutti i riflettori si spostarono in un attimo nell’altra direzione e sui tailandesi più nessuna informazione, dimenticati. Non si poteva dividere lo spazio tra i due eventi? Ecco: questo è un esempio tra molti altri su come un’informazione scaccia l’altra. E questo vale anche per le informazioni nazionali di rilievo. Però lo spazio per i tormentoni di cronaca nera si trova sempre. E’ triste apprendere ogni giorno che un altro fidanzato ha ucciso la compagna. E’ giusto fare una campagna di prevenzione. Dare il numero delle vittime di violenze in famiglia. Invece pagine e pagine su gialli insoluti sono un po’ eccessive. Questo vale per l’Italia. In Francia la cronaca nera trova poco spazio, in compenso i gossip politici sui twitter dell’uno o dell’altro sono un tormentone. Intanto chiudono fabbriche su fabbriche ma le beghe dei politici riescono talvolta a coprire anche i megafoni degli operai. Ma “mal comune mezzo gaudio” è il detto più stupido che io conosca.
A difesa della categoria dei giornalisti ho voglia di emettere una critica anche al pubblico: se sbatti il mostro in prima pagina raddoppiano le vendite. La direttiva Bolkestein non fa vendere eppure dovrebbe ancora interessare. Non è cancellata è ancora sotto emendamenti dell’UE e dovrebbe interessare almeno per il suo impatto sull’economia. Quando DSK, Dominque Strauss-Kahn, esimio politico francese e Presidente del Fondo Monetario Internazionale è stato arrestato a New York la Francia era divisa in due, notizie, approfondimenti l’auditel è salito e la vendita di giornali pure. I settimanali seri assomigliano sempre più a quelli di gossip. E non saprei dire chi si è adattato a chi.
Uno tsunami spazza l’altro ed è come iniziare un libro e scoprire che da un terzo in poi le pagine sono bianche.
Non so quanto peso diplomatico possa avere l’Italia sull’India. Voglio credere che si stia facendo il massimo possibile per riportare i due militari a casa e garantire loro un processo equo.
Devo ringraziarla Generale Termentini per avermi dato lo spunto a questo sfogo professionale.
Continui a scrivere lettere aperte, non solo alla RAI. Una buona pressione mediatica può anche portare buoni risultati.
Luisa Pace
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Luisa Pace – France Representative della European Journalist Network, membro del comitato dell’Association de la Presse Etrangère, giornalista free-lance molto apprezzata, scrive per diversi quotidiani e periodici svizzeri, italiani e francesi: La Regione Ticino, Focus In, La Révue Défense.
Pennivendoli, guardano solo al guadagno e alla vendita dei giornali.
Se la notizia tira va bene, altrimenti non fa notizia.
Che schifo