I cittadini di Agrigento assistono in questi giorni attoniti e allarmati al rimpallo di responsabilità tra il rettore dell’università di Palermo Lagalla e il commissario del Cupa Mifsud sui temi della gestione economica della struttura del Consorzio universitario. Un dibattito a distanza che ha più il sapore di un confronto di natura politica che quello di un sano dialogo finalizzato unicamente al bene di questo territorio e di quella straordinaria risorsa che è il consorzio.
Quando, spronati e sostenuti da Enzo Sardo e ad altri cittadini portammo avanti l’idea della realizzazione di un polo universitario ad Agrigento in molti ci credevano dei visionari. Eppure quello che sembrava un sogno è divenuto una realtà grazie alla forza della volontà popolare, unita al l’impegno di amministratori lungimiranti come il presidente della Provincia Vivacqua, il sindaco di Agrigento Sodano, e il presidente della Camera di commercio Di Betta. Occorre quindi, ora come allora, che i cittadini, gli amministratori e gli attori del settore produttivo, ritrovino lo stesso slancio civico e civile, ma questa volta per scongiurare una potenziale, drammatica, chiusura.
Quell’importante presidio di cultura che è il Cupa, nato dalla volontà popolare, dovrà trovare in quest’ultima la forza per contrapporre alle beghe politiche e alle esigenze dell’economia le necessità del territorio, al fine di tutelare il futuro dell’università ad Agrigento e correggere le derive privatistiche, che in questi mesi stanno venendo alla luce in forme inaspettate e subdole.
Per questo chiedo a tutte le forze in campo (studenti universitari e delle scuole superiori e le loro famiglie, movimenti civici e rappresentanti del tessuto politico e produttivo) di far sentire la loro voce, per far avvertire alla politica che ha utilizzato come “parcheggio” in cui collocare attraverso l’odiosa pratica dello spoill system i propri “protetti” e che adesso, che le casse languono, ritiene di poter abbandonare il Cupa, che noi vigileremo sul loro operato e saremo pronti, nuovamente, a tornare in piazza per difendere il futuro.