Tratto da Sicania News.it
Non un terremoto, né una rivoluzione: forse tali termini sarebbero appropriati per altre parti d’Italia, non per la Sicilia ed i Siciliani, popolazione forte e a volte molto sommessa, schiacciata oramai da troppo tempo da un sistema di governo non consono, che qualcuno definisce anche indegno.
Niente sarà come prima. Un tempo, era consentito ai nuovi Onorevoli di addentrarsi nell’Olimpo di Sala d’Ercole, dimenticandosi completamente come v’erano arrivati, finanche dimenticandosi che, la loro permanenza, aveva un significato alquanto diverso: rappresentare il territorio, le istanze di quanti li avevano delegati all’amministrazione ed alla risoluzione dei tanti problemi della vita quotidiana.
Vogliamo credere, e crederci con tanta forza e speranza, che quanto successo non sia un semplice ritorno al passato, un tuffo nella storia. L’orgoglio, la consapevolezza, l’energia sprigionata che solo può essere paragonata e rivissuta ricordando i Vespri Siciliani, la rivolta cruenta che segnerà il risveglio di una intera popolazione. Oggi non c’è azione cruenta, né spargimento di sangue: la Democrazia affida ad un segno di matita, il destino dei propri popoli. Oggi non ci sono Giovanni da Procida, Alaimo di Lentini, Gualtiero di Caltagirone, od anche Palmiero Abate, protagonisti del risveglio del 31 marzo 1282, non c’è un esercito al loro comando, né armi da far utilizzare. Il Voto, l’arma democratica per eccellenza, ha fatto il suo effetto. Crocetta, coi nuovi eletti, dovranno far la loro parte, nella consapevolezza di essere sottoposti continuamente e continuativamente al giudizio popolare. Avremo direttamente i nostri interlocutori provinciali, coi quali instaureremo un privilegiato rapporto, per conoscere e valutare il loro operato.
I tempi sono maturi, e il Popolo Siciliano non torna indietro: i rappresentanti, se non agiranno in nome e per conto degli elettori, saranno severamente puniti, rimandandoli a casa.
Altra assicurazione, ci è data dal nuovo ingresso dei Grillini, i quali di sicuro non tradiranno le loro intenzioni e saranno un’ottima cartina al tornasole per valutare l’operato dell’Amministrazione.
Spesso, provocatoriamente si chiede cosa fare per prima cosa, all’insediamento.
Ci permettiamo di suggerire qualcosa.
Quando s’è in ristrettezza, si diminuiscono per prima cosa le uscite, le spese. Ma attenzione, quelle inutili o non indispensabili. Cosa fare allora? Prima cosa, ma già in atto dal Super-Crocetta, revocare le consulenze, ovvero le remunerazioni di altro tipo a chi s’è “sacrificato per il partito”. Per le stesse, ma quelle necessarie, utilizzare un sistema democratico, basato sull’avviso e sull’offerta. Su quanti presenteranno l’offerta base o minima, si procede a sorteggio: questa è democrazia.
Secondo, ridurre il compenso parlamentare (già annunciato dai grillini). 2.000 Euro netti al mese sono molto, il doppio di quanto guadagna un onesto cittadino.
Terzo, azzerare le spese di gestione dei gruppi parlamentari. Se invitano qualcuno a cena, o a dormire, il conto lo debbono pagare loro, e mi par la cosa più logica…
Quarto, politica degli stipendi: all’interno della stessa amministrazione, c’è chi guadagna 1.000 euro e chi ne guadagna 5.000 al mese. Possibile la cosa???
Quinto. Chi non lavora, vada a lavorare (o a non farlo?) da altra parte. La Regione, gli enti, i Comuni non sono enti di beneficienza. Molti percepiscono, ma lavorano altrove. Finiamola subito.
Sesto, enti inutili: partecipate, controllate, collegate e similari.
Cancellare le distribuzioni politiche, spesso affidate ad inetti.
Questi sono provvedimenti urgenti per uscire dall’emergenza finanziaria, poi si andrà all’amministrazione ordinaria: acqua, perforazioni, coste, foreste, turismo.
Come diceva il Presidente Crocetta, ora sotto coi fondi europei: investire in bellezza, cultura, impresa: un mix imprescindibile per la ripresa dell’orgoglio e della rinascita della nuova cultura siciliana d’eccellenza.
Un canto mi par di udire in lontananza: Avanti o Popolo, o Siciliani, alla riscossa!
Un tempo era l’inno di un glorioso partito, oggi lo è per l’intero Popolo Siciliano, senza riferimento al colore della bandiera.
Giovanni Cutino