Con i suoi 5 milioni di abitanti, una popolazione maggiore di quella di otto stati dell’UE, la Sicilia può davvero dirsi il laboratorio politico del Paese. Quello stesso laboratorio che vide il consenso bulgaro del centrodestra con la vittoria di tutti e 61 i seggi alle politiche del 2001.
A pochi mesi di distanza dalle prossime politiche, la vittoria del candidato di centrosinistra alla Presidenza della Regione, Rosario Crocetta, assume pertanto un significato di notevole importanza.
Il PdL ha pagato cari tutti gli scandali che hanno investito molti esponenti del partito, e in particolare l’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ereditando oggi in termini di consensi quello che è stato lo sfascio di un partito, di un governo, di una nazione.
Se la parte del leone, vincendo questa competizione elettorale, l’ha fatta Rosario Crocetta con una coalizione di centro-sinistra (PD – UDC), espugnando quella che fu la roccaforte del centro-destra sul Mediterraneo, non si può sottovalutare il dato relativo all’astensionismo (più della metà degli elettori), e il consenso accordato al Movimento Cinque Stelle, che rappresenta oggi il primo partito isolano. Un consenso nato dalla sfiducia nei confronti dei partiti tradizionali e dalla rabbia di fronte alla corruzione dilagante, a quella che fino a poco tempo fa era l’antipolitica del comico Beppe Grillo.
A nulla è servito denigrare la figura di Grillo ricordandone la professione di comico, così come non è servito ai suoi detrattori ricordare all’elettorato la sessualità di Crocetta.
Sessualità che persino la mafia aveva tentato di ridicolizzare, quando nel corso di una telefonata, un boss mafioso definì Crocetta come “questo comunista gay”.
A tal proposito, val la pena di ricordare come il magistrato Antonio Ingroia, ha affermato che crede che ci sono un certo numero di mafiosi gay, ma “rimane un tabù, in quanto hanno paura di essere espulsi dalla famiglia mafiosa”.
Per Angelino Alfano, la sconfitta del centrodestra in Sicilia nasce dalla divisione causata dalla presenza di due candidati, quello sostenuto direttamente dal Pdl Musumeci, e Micciché. Una giustificazione che non regge, considerato il fatto che anche la sinistra era divisa con Sel e Idv per conto loro, non tenendo conto inoltre del risultato dirompente del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo in una regione conservatrice, caratterizzata dal voto di scambio e d’interesse.
Se dunque il risultato è chiaramente leggibile come indice di stanchezza di un elettorato demotivato e deluso dall’attività della Casta, più difficile è comprendere quale sarà la governabilità, visto che Grillo pare non intenda fare alleanze e Crocetta non possiede comunque una maggioranza assoluta che gli consenta di governare la regione senza il sostegno degli altri partiti.
Se questo è il nuovo quadro politico che nasce dal laboratorio isolano, non è difficile ipotizzare che le prossime politiche ci offriranno un quadro di grande instabilità di governo, caratterizzata da una folta rappresentanza politica rivolta agli estremismi. La bocciatura dei partiti tradizionali, in assenza di nuovi pronti a garantire regole più aperte di quelle dei vecchi, realizzando quella “democrazia partecipativa” che porterebbe ad affrontare temi quali l’eccessiva burocrazia e i troppi privilegi della Casta, rischia di tradursi nel caos più totale.
Benvenuta Terza Repubblica…
Gjm
Tranquilli, imbarcheranno l’MPA!!!
Di tutte le letture possibili che possono essere date al numero incredibilmente alto di non votanti, una è in particolare quella che preferisco. Abbandonato lo steriotipo del siciliano – strafottente e asservito – per natura, coloro che non sono andati a votare possono aver pensato che in realtà il loro futuro viene deciso altrove, fuori dai confini siciliani. La storia dirà se questa visione era corretta.
Alfonso Albano
Morici, questo è un bell’articolo, chiaro e conciso.
Complimenti.