Poco tempo addietro.Non si sono fatte attendere le dichiarazioni “politiche” dopo la notizia del “riscatto” del dissalatore di Porto Empedocle da parte della Regione Sicilia.Ne ricordiamo qualcuno: “Oggi, il Governo Regionale, accogliendo le istanze espresse dall’On.(!) , ha accettato la richiesta di riscatto dell’impianto di Dissalazione di Porto Empedocle, importantissimo strumento “ausiliario” per la nostra Provincia che, da sempre, è penalizzata dalla carenza idrica.Ed ancora: Ennesima vittoria di una Politica che lavora nell’esclusivo interesse della comunità che rappresenta”. E’ il commento dell’On.(!), a cui si aggiunge anche il capogruppo del Partito (!) al consiglio comunale. Ed ancora: “E’ un’altra importante vittoria nel lungo e complesso cammino che sta portando gli agrigentini ad affrancarsi dalla schiavitù legata alla mancanza d’acqua, ha detto l’On.(!)”. Tante le dichiarazioni all’acquisizione dell’impianto,poche le dichiarazioni su gli 11 lavoratori che dal mese di Aprile aspettano,con le tasche vuote, di conoscere il loro destino.Un destino legato alla ratifica del protocollo d’intesa,siglato in data 20 Aprile 2012,tra la Regione Siciliana -Dipartimento regionale Acqua e Rifiuti- e Siciliacque s.p.a, finalizzato alla prosecuzione della gestione degli impianti di acqua marina di Gela e Porto Empedocle, ed al passaggio naturale dei lavoratori,quei lavoratori che da oltre 20 anni hanno fornito acqua ad una città assetata. Oggi i tre minidissalatori di Porto Empedocle sono fermi,non producono da più di un anno ,perché si dice che non serve “dissalare”. Scelte tecniche,politiche,economiche, ma cosa importa,tanto il dissalatore è costato alla tasca pubblica oltre 10 milioni di euro, spesi a vario titolo. Adesso i delicatissimi meccanismi,sorvegliati notte e giorno dai metronotte, che nulla sanno di manutenzione, rischiano di diperdersi per mancato uso. Oltre a loro,rischiano di “perdersi” anche le disperate famiglie degli 11 lavoratori della GEDIS prima,REGIONE poi,SICILIACQUE forse.
Aldo Mucci
La lettura dell’articolo sul fermo prolungato del dissalatore di Porto Empedocle e della condizioni di precarietà vissute dai lavoratori coinvolti, ha prodotto in me due diverse emozioni: la prima, è il senso di angoscia nel pensare che per undici famiglie è negata la dignità di sostenersi con il proprio lavoro; la seconda, la volontà di ricordare chi sono gli attori di questa storia e come è nata la questione.
Siciliacque s.p.a. è una società mista con il 75% del capitale in mano ad un socio privato, Idrosicilia s.p.a.
A sua volta Idrosicilia è partecipata da: CGE (holding di Veolia società francese) con il 65%, Acque s.p.a. (Regione Basilicata) per il 10%, Siba s.p.a. ( di cui il 75% è della Veolia s.p.a. ed il 25% di Emit s.pa.) con il 5%, PT srl 5%, Amitech Spain SA con il 10%, Emit s.p.a. 5% (fonte http://www.acquabenecomune.org).
Quindi, come primo dato possiamo affermare che per ogni euro di utile della Siciliacque, il 68,75%
è intascato dai francesi della Veolia; per inciso, l’utile al netto delle imposte per l’anno 2011 è stato di 2,07 milioni di euro (fonte Siciliacque – bilancio di sostenibilità 2011).
Indubbiamente un grosso affare per i siciliani (sic!)
Ma c’è di più: nel medesimo report aziendale si legge anche che “ … in sostituzione dell’acqua prodotta negli impianti di dissalazione … oltre a garantire una migliore qualità dell’acqua … porta ad una riduzione dell’impatto ambientale “.
Nell’ottica di una riduzione dell’impatto ambientale, sono stati completamente spenti i dissalatori di Gela e Porto Empedocle.
Dobbiamo quindi essere riconoscenti verso gli 11 lavoratori che con spirito di sacrificio ed alto senso civico si sono – volontariamente offerti – per salvare il nostro pianeta.
Il protocollo siglato in data 20 aprile 2012 tra Regione Sicilia, società e CGIL-CISL-UIL prevedeva all’art. 4 che la società Siciliacque s.p.a. si sarebbe impegnata a sottoporre alle decisioni del proprio consiglio d’amministrazione la questione della costituzione di Siciliacque Gestione Impianti (nuovo veicolo societario a cui affidare la conservazione dei dissalatori).
Non ho notizie in merito se i nuovi consiglieri della società abbiano mai affrontato la questione: dico nuovi perchè e rimasto in carica solo l’amministratore delegato dopo il 4 maggio 2012 (fonte Siciliacque – bilancio di sostenibilità 2011).
Ma il CDA risponde ai soci, e quindi prima di tutto ai francesi di Veolia.
Ma deve far riflettere la circostanza che la Regione Sicilia (art. 6) ha acconsentito che la Siciliacqua s.p.a (di cui detiene il 25%) non ha nessun obbligo di instaurare rapporti di lavoro con il personale già occupato. É prevista solo una disponibilità (art. 7) a instaure rapporti – ex-novo-: in pratica, nuove condizioni contrattuali e forse anche minori retribuzioni (fonte http://www.uilcepalermo.org).
Allora mi chiedo, quale interesse pubblico garantisce la Regione Sicilia? Si comporta esattamente come si comporterebbe un qualsiasi privato.
I sostenitori a spada tratta della – fede della privatizzazione – devono pensarci bene se vogliono veramente tutto questo.
Ovviamente spero di essermi sbagliato, di aver riportato notizie superate o incomplete e di aver modo di cambiare in futuro la mia opinione personale sui benefici della privatizzazione.
Alfonso Albano