Che l’attacco al consolato di Bengasi fosse da ritenere “annunciato”, lo avevamo già scritto narrando anche la vicenda di un attentato tramite un’autobomba parcheggiata nelle vicinanze della sede della sicurezza nazionale. Una Peugeot carica di esplosivo, che avrebbe dovuto essere controllata, ma non era stato fatto. Una storia della quale la stampa non ha dato notizia. Perché?
L’articolo pubblicato dal The Independent di Londra, citando una fonte anonima, spiega che l’intelligence americana, almeno 48h prima dell’evento era già a conoscenza del rischio di possibili attentati al Consolato di Bengasi e all’Ambasciata al Cairo, ma non si sarebbe fatto nulla per allertare i funzionari.
A smentire il giornale londinese, l’articolo pubblicato da USA Today, che, citando il portavoce della Casa Bianca Jay Carney, ne riporta le dichiarazioni: ‘Questo è assolutamente falso, non siamo a conoscenza di alcuna segnalazione da parte dell’intelligence che indicasse come imminente o già pianificato un attacco a Bengasi’.
Secondo il giornale londinese, non solo gli americani sapevano del rischio di un attacco imminente, ma vi sarebbero anche delle responsabilità in merito alla mancata sicurezza.
L’ambasciatore Chris Stevens, morto nell’attacco al consolato, era stato in visita in Germania, Austria e Svezia ed era appena tornato in Libia. Un viaggio intrapreso solo quando il personale di sicurezza dell’ambasciata degli Stati Uniti ha deciso che poteva avvenire in modo sicuro. Inoltre, i dettagli della sua visita a Bengasi dovevano essere riservati.
L’amministrazione degli Stati Uniti secondo il The Independent , si troverebbe dinanzi una crisi in Libia, vista la scomparsa di documenti sensibili dal consolato a Bengasi. Documenti nei si troverebbero i nomi di libici che stanno lavorando con gli americani e che si troverebbero dunque in serio pericolo.
Un caso?
Gjm