Il Governo ha messo in campo un’azione di stabilizzazione finanziaria che potrebbe anche essere giudicata accettabile, ma ha sottovalutato gli effetti economici della recessione che, nei fatti, si sta rivelando più grave e duratura di quanto lo stesso Esecutivo avesse previsto.
Il tessuto industriale perde consistenza a causa della chiusura o del ridimensionamento di piccole e grandi realtà produttive; la disoccupazione supera il livello medio europeo; le opere pubbliche sono sostanzialmente bloccate; le liberalizzazioni non hanno prodotto gli effetti sperati.
Evidentemente, il Governo non è stato in grado di dare quella scossa necessaria al sistema economico per puntare verso lo sviluppo.
E tutto ciò in assenza degli unici provvedimenti che si sarebbero rivelati utili a perseguire questo obiettivo : la riduzione delle tasse sul lavoro e il contenimento dei costi della politica.
Sul primo versante, oltre ad un incremento complessivo della tassazione sui lavoratori dipendenti e sui pensionati, siamo costretti a registrare il mancato rinnovo della detassazione degli incrementi di produttività.
Sul secondo fronte, invece, il Governo si è limitato alla generica enunciazione di una spending review il cui tratto più significativo è un taglio lineare che va a colpire indiscriminatamente i lavoratori della Pubblica Amministrazione.
Da questo punto di vista, lo sciopero generale delle categorie del pubblico impiego, programmato per il prossimo 28 settembre, non può che essere confermato.
In tale contesto, il Governo ha deciso di avviare un confronto con le parti sociali sulla produttività e la crescita che appare come un estremo tentativo per recuperare il tempo e i punti perduti e i cui esiti, tuttavia, appaiono del tutto incerti.
Manca infatti la volontà di utilizzare, a tal fine, risorse che solo dal recupero dell’evasione e dall’eliminazione della spesa improduttiva possono essere reperite.
Senza contare che, in questa fase, il contesto dei rapporti tra l’Esecutivo e la maggioranza che lo sostiene
non esprime più quella forza necessaria alle definizione di riforme strutturali.
Nonostante queste oggettive difficoltà,la UILraccoglie l’invito giunto dal Governo e si dichiara pronta e disponibile al confronto.
Peraltro, Cgil, Cisl e UIL hanno già elaborato una propria piattaforma le cui rivendicazioni sono state dichiarate nel corso dell’ultima manifestazione del mese di giugno.
La UILritiene che da quelle proposte deve partire questo nuovo confronto e ribadisce che, per un’inversione delle spinte recessive, occorre puntare sulla contestuale riduzione dei costi della politica e delle tasse sul lavoro.
Roma, 4 settembre 2012
Io che sono un ignorante in materia, non avrei mai fatto mai delle manovre economiche mettendo tasse, se i soldi non ci sono, come possono le famiglie fare acquisti? Se non ce sviluppo non ci può essere crescita.
Il Governo monti a fallito deve andare a casa, perche sono convinta che se non cade questo governo molto presto succede un qual cosa di brutto.