
Si mia moglie bene anche lei
Adesso sta dal parrucchiere, poi passa a vedere delle cose per la casa, volevi organizzare per la sera?
Si ma certo, ci vediamo.
Dobbiamo organizzare per ferragosto anche, poi l’estate è tutta a finire. Sono le ultime mangiate come si deve. Già mia moglie stressa tutti che dobbiamo andare da un suo amico nutrizionista.
Ieri? Era domenica? Si siamo stati al mare, in barca, si, abbiamo organizzato all’ultimo minuto con quell’amica di mia moglie, quella che lavora nella moda, ci appesta l’aria con le opinioni di quella esaltata. Adesso si sono fissate con queste applicazioni di messaggistica nuove, parlano tutto il giorno. Mi sembra tornata bambina, oppure è sempre stata deficiente e queste cose la motivano a esserlo.

Non socializza, io credo solo perchè giustamente ogni tanto gli girino i coglioni per tutto ciò che gli facciamo fare, però mia moglie dice che non si inserisce nel tessuto connettivo scolastico.
Ma che cazzo ne so che significa. Io so che certe volte pare che ci sforziamo di spendere soldi.
Si vacanze brevi quest’anno, c’è crisi, mi si è ristretto pure il portafoglio clienti. Ho dovuto pure mettere in cassa integrazione un paio di persone. Tanto così non pago io e prendo pure incentivi. Si poi ti faccio spiegare dal mio commercialista. Il bello è che alcune imprese in crisi per davvero questi trucchetti non li sanno.
Si siamo stati a un villaggio giù. Bello, mare splendido. Certo faceva un gran caldo a stare fermi, non so quante granite ho mangiato per combatterlo. Poi io ho l’abitudine di bere il vino bianco ghiacciato a pranzo, voglio mangiare come Dio comanda seduto al ristorante. Mica come quelli del buffet che si scannano per il vitello tonnato.
Anche se qualcosa come sempre ci ha rovinato tutto.
Eh, adesso ti spiego.
Di fronte al villaggio, la finestra della stanza che avevamo noi.
C’era un campo tutto a pomodori credo, enorme, immenso.
Dalla mia stanza sovrastavo gli alberi che lo coprivano, così una mattina che tutti dormivano mi sono messo a guardare.
Venivano dei furgoni carichi di gente, uomini, donne ragazzini. Anche da lontano capivi subito chi aveva famiglia e chi no.

C’erano alcune persone che li controllavano, a volte proprio quelli che guidavano i furgoni. Altri facevano da contorno, forse proprietari del terreno.
Che ho fatto? ho continuato a guardarli fino a che non siamo andati al mare. Ma anche da lì sentivo tutto. Li sentivo parlare in lingue diverse, ma sentivo che secondo me anche nella loro lingua d’origine smadonnavano.
Non so dirti che temperature facevano. Tornando la sera ho visto che risalivano nei furgoni. Ti giuro che se non mi fossi ricordato i vestiti di alcuni di loro, se vestiti si possono chiamare, non li avrei riconosciuti. Non si saranno fermati mai..come dice quella canzone di De gregori, generale, neanche per pisciare.
Ho notato che il terreno dove lavoravano confinava praticamente col villaggio. Alcune siepi decorative del villaggio si muovevano a volte proprio perchè dall’altro lato c’era uno di questi che armeggiava con i pomodori.
La sera partivano i furgoni.
La seconda mattina mi sono svegliato per il caldo, presto, troppo presto. In lontananza neanche il tempo di affacciarmi ecco i furgoni. Ho cominciato a guardare la scena. Alcuni si lamentavano per qualcosa, ho capito che forse era per i soldi, uno di quelli che portava i furgoni gli ha fatto vedere una cosa dentro un camion. Si vedeva una serie di casse di pomodori completamente frantumati.
Evidentemente il guidatore del furgone deve aver deciso che il responsabile era lui, non deve averlo pagato e l’uomo si lamenta. A un certo punto ho visto che gli diceva una cosa, anzi, la sibilava.
Non pensavo che una schiena dritta potesse incurvarsi con questa rapidità, è andato subito al lavoro, si vedeva che doveva recuperare la giornata.

Nemmeno vicini. Uno sopra l’altro. E senza distinzione di sessi e di età. C’erano ragazzini che avevano l’età di mio figlio grande. Ho fatto un raffronto veloce quando li ho rivisti all’uscita, c’era uno magro, alto, poi ho guardato mio figlio che sbranava la sua quarta pizzetta e fisico a parte erano simili. Solo che quello non era abbronzato da una giornata al mare. Aveva l’abbronzatura di chi è stato a schiena piegata.Poi ho dato un’occhiata più in là. C’era uno spiazzo, lì queste persone si cambiavano, mangiavano, pisciavano e altro. Dovevi guardare bene per individuarlo, ma io avevo il balcone abbastanza alto. A poca distanza dalla piantagione, una vera e propria discarica, un letamaio, trasformato in sala da pranzo e cesso sovrapposti, non contigui.
Erano delle condizioni inguardabili. Ne ho parlato anche con i miei vicini di stanza che vedevano quello che vedevo io.
Non ho mai visto tanto schifo, mi sono chiesto che cosa potessi fare.
Poi non smettevano mai di muoversi, lavorare, caricare. Chissà che miseria prenderanno e dove dormiranno.
Mi sono affacciato. Ho visto uno di questi che guidava i furgoni prendere con violenza un bambino che si era attardato stropicciandosi gli occhi.
Ci ho pensato a lungo, ho valutato quello che potevo fare. Tu lo sai come sono certe cose le sopporto fino a un certo punto. Poi una parte di questi spettacoli lo ha visto anche la mia famiglia e non solo.
La sera sono andato dal direttore del villaggio.
Gli ho raccontato tutto quello che ho visto, quello che faceva quella gente e come si comportavano. Gli ho detto che è scandaloso vedere certe cose.
Ho chiesto, anzi ordinato fermamente, di essere cambiato di stanza. Con un forte sconto col prezzo finale. Anche per tutto quello che avevano intravisto i miei figli.
E poi ho aggiunto prima di uscire: “ma le sembra modo? , mettere un villaggio dove la gente si diverte accanto a un campo di pomodori con tutto quello che ne consegue, almeno mettete qualcosa per coprire la visuale!!”.
Ho ragione, no? Che cavolo.
Si stasera al dolce penso io, che tu non sai scegliere. A dopo.