La pregevole intervista al Direttore di un giornale online, finalmente mostra ai lettori uno spaccato inedito di una certa stampa agrigentina.
L’intervista inizia con un accenno ai temi dell’inquinamento marino di San leone e sull’apertura di un’inchiesta da parte della Procura di Agrigento.
“Certo – afferma il Direttore facendo forse riferimento a taluni episodi e soggetti che proprio sul quel giornale hanno ottenuto in passato notevole spazio -, dopo le buffonate alle quali abbiamo assistito negli ultimi dieci anni era inevitabile che la Procura agrigentina non si interessasse ad un caso che ha sconcertato tutti, agrigentini e turisti in genere. Noi giornale non cerchiamo capri espiatori ma saremo felici se coloro i quali indagano su questa triste vicenda facessero finalmente chiarezza. Una cosa è certa: non è tollerabile che ogni anno si parli dello stesso problema. Un problema, tra l’altro, che non deve essere assolutamente sottovalutato perché riguarda la salute pubblica. Non è possibile entrare in acqua nel mare di San Leone ed uscire con il corpo pieno di chiazze rosse. Se ci sono responsabili di tutto ciò devono pagare.”
Particolarmente interessanti, le risposte date all’intervistatore in merito a quanto abbia inciso l’appoggio del suddetto giornale, nella rielezione del sindaco Zambuto:
“Mai spesa una parola a favore sul sindaco uscente Marco Zambuto, anche perché, ad onor del vero, ci sarebbe stato poco da dire visto e considerato che il sindaco nei primi cinque anni non ha fatto altro che ‘chiangiri minestra’ per quello che ha trovato grazie alle amministrazioni precedenti. […] Non credo di averla influenzata più di tanto – anche se, come riportato nel corso della stessa intervista, c’è chi ha indicato la testata giornalistica tra i partiti che hanno sostenuto il sindaco Zambuto – […] Io invece sostengo che ho avuto un problema personale con il candidato avversario e certamente questo non lo ha aiutato […].
Un giornale trasformato in un partito e un candidato sindaco il cui problema personale con il giornalista che dirige la testata, “non lo ha aiutato”.
Dalla politica locale alle regionali e agli aspetti di carattere nazionale, con indicazioni sul futuro di Alfano, Di Mauro, Lombardo. Pesanti critiche nei riguardi di chi sembra essersene fregato della nostra città, della nostra regione. Dubbio amletico: problema personale, o non problema personale?
Un giudizio positivo sul Presidente della Provincia Eugenio D’Orsi, in merito alla realizzazione dell’aeroporto:
“Sono tra i pochi ancora a credere che l’aeroporto alla fine si realizzerà, anche perché conosco la testardaggine del presidente della Provincia Eugenio D’Orsi. Vedrete che D’Orsi, lasciato solo come un cane, vincerà questa battaglia.”
Ma l’argomento si fa veramente interessante quando si entra nel merito del controllo dell’informazione da parte dell’imprenditoria:
“C’è poco da spiegare, l’argomento è delicatissimo. Dico solo che ad Agrigento il settore dell’informazione in alcuni casi è controllato dal vento, dalla munnizza e dall’acqua. Uno dei nostri principali sponsor era proprio l’acqua e ce l’hanno tolta. I metodi usati sono stati poco edificanti. Noi siamo rimasti all’asciutto e abbiamo molta sete. Forse erano convinti che potessero dare il colpo di grazia al nostro giornale ed invece la situazione è per loro peggiorata. Il giornale andrà avanti e i tempi per i nostri nemici si faranno molto duri. Prima avevano un punto di riferimento con il quale poter dialogare […]”.
Informazione controllata dal vento, dalla munnizza e dall’acqua? Ma quale interesse possono avere aziende – in particolare chi garantisce servizi inerenti i rifiuti, acqua e smaltimento di reflui fognari per conto del Comune – a controllare o sponsorizzare testate giornalistiche, pubblicizzando servizi pubblici come fossero patate da vendere sui banchi dell’ortofrutta? Chi sarebbe il possibile acquirente di una tale “mercanzia” pubblicizzata su un sito locale?
“Io per il momento mi fermo qui e spero, lo ribadisco, di non dovere andare oltre. Fare nomi e cognomi mi seccherebbe tanto […]”.
Li faccia questi nomi Direttore, li faccia… I lettori hanno il diritto di sapere…
“Certamente e non lo nascondiamo – continua l’intervista – adesso ci sentiamo molto liberi anche se a dire il vero nel corso di questi anni mai nessuno dei nostri sponsor è intervenuto con il sottoscritto per ammorbidire questa o quell’altra notizia. Poi, vilmente, hanno agito alle nostre spalle (come sono soliti fare; potrei fare un libro e non escludo affatto questa possibilità…) e ci hanno lasciati senza acqua”.
L’acqua è liquida e la crisi di liquido è l’emblema di Agrigento… La chiamano “crisi idrica”…
Che libro leggerà quest’estate? – chiede il giornalista.
“Per quanto riguarda i libri da leggere, ripeto ancora una volta che li trovo noiosi e quindi non li leggo”.
Per dovere di cronaca: diploma di maturità magistrale si iscrive all’Università e dopo quattro anni consegue la laurea in scienza della Scenografia con il massimo dei voti!
Il tutto, come dichiarato nel corso di una precedente intervista, senza aver “mai letto un libro in vita mia!”
Buone vacanze Direttore!
Gian J. Morici
C’è un mio amico che dice che non leggeva nemmeno gli articoli pubblicati sul suo sito e di cui era responsabile
Caro Morici ma un giornalista può interessarsi della pubblicità?
Gentile Lettore,
si tratta di una domanda alla quale voglio rispondere con quanto previsto dalla “Carta dei doveri del giornalista” (sottoscritta dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana l’8 luglio 1993), tra i cui principi indica La responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra. Il giornalista non può mai subordinarla ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell’editore, del governo o di altri organismi dello Stato”.
Ovvio dunque, che se un editore accetta una pubblicità, non può imporre ad un giornalista o ad un redattore, di seguire una linea editoriale favorevole all’azienda o l’ente che ha sottoscritto un contratto pubblicitario.
Il Direttore de quo, che è un giornalista e come tale ha l’obbligo di rispettare il codice deontologico della categoria, scrive testualmente “ad Agrigento il settore dell’informazione in alcuni casi è controllato dal vento, dalla munnizza e dall’acqua. Uno dei nostri principali sponsor era proprio l’acqua e ce l’hanno tolta […] Noi siamo rimasti all’asciutto e abbiamo molta sete […] Prima – riferendosi ai presunti nemici della testata – avevano un punto di riferimento con il quale poter dialogare”.
Parole che ritengo si commentino da sole, specie se si considerano i doveri del giornalista:
“Il giornalista rifiuta pagamenti, rimborsi spese, elargizioni, vacanze gratuite, trasferte, inviti a viaggi, regali, facilitazioni o prebende, da privati o da enti pubblici, che possano condizionare il suo lavoro e l’attività redazionale o ledere la sua credibilità e dignità professionale.
Il giornalista non assume incarichi e responsabilità in contrasto con l’esercizio autonomo della professione, né può prestare il nome, la voce, l’immagine per iniziative pubblicitarie incompatibili con la tutela dell’autonomia professionale.
Sono consentite invece, a titolo gratuito, analoghe prestazioni per iniziative pubblicitarie volte a fini sociali, umanitari, culturali, religiosi, artistici, sindacali o comunque prive di carattere speculativo.”
Proviamo adesso ad immaginare cosa accadrebbe se grandi imprese, partiti politici etc, dovessero intrattenere rapporti economici con giornalisti o, peggio ancora, con direttori di testata.
Appare fin troppo evidente come l’informazione dipenderebbe dagli interessi di costoro, in danno dei cittadini, che hanno il diritto ad essere informati.
A tal proposito, ritengo utile quanto scritto dal giornalista Giacomo Carioti nel 2007, in un suo memorabile articolo dal titolo “Corruzione a mezzo onlus. E quella a mezzo stampa?”
Il fallimento di tangentopoli: dall’artigianato corruttivo alla pianificazione mediale
Sulla stampa campeggia la nuova inchiesta sulle tangenti alla Regione Lazio.
Il dato più interessante che emerge da questo “deja vu” è quello sulle nuove forme di “erogazione”: finanziamenti di onlus, associazioni, eccetera.
Nuove forme di erogazione tangentizia, appunto: a prima vista addirittura esenti da qualsiasi forma di censura o sanzione, in quanto formalmente legali, anche se tutti ne percepiscono la natura criminosa o la destinazione mascherata.
E’ bene convincersi che la plateale burrasca di tangentopoli ha generato e raffinato queste nuove forme di corruzione, facendo dilagare il fenomeno oltre ogni limite, a livelli prima inimmaginabili, determinando la capacità di agire su terreni assolutamente protetti e inattaccabili dalla legge, salvo i casi più beceri e maldestri (sempre appannaggio dei gregari e degli avventizi della finanza e della politica).
Tuttavia, non si è ancora allungato l’occhio sullo scenario più ghiotto, da questo punto di vista, quello che permette di nascondere i finanziamenti “altrimenti finalizzati” (fosse anche per garantirsi la benevolenza delle testate, molto più importante, per certe grandi aziende e per certi grandi manager, di un misero ed immediato vantaggio economico): quello delle erogazioni a favore della stampa, sotto forma di presenze pubblicitarie, distribuite in base a strategie che poco hanno a che fare con la pianificazione.
Se scoppiasse un bubbone del genere, la riforma dell’editoria (ed anche quella del finanziamento dei partiti) avverrebbe in quattro e quattr’otto ad opera dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.
Ma quale grande giornale, o grande giornalista, avrà la forza, e la capacità d’inchiesta, per sollevare il coperchio di una pentola così bollente, anche per la categoria?
Giacomo Carioti