Conoscevamo già la storia di Hamza, il bambino ucciso dalle milizie di Bashar al-Assad. Dalla ricerca dei colpevoli del barbaro omicidio e dalla richiesta che gli stessi venissero puniti, iniziarono le proteste pacifiche in Siria. La repressione violenta, l’uccisione di manifestanti pacifici e disarmati, ha indotto il popolo a reagire in maniera più vibrata contro il suo presidente. Un bagno di sangue che ha visto le milizie siriane reprimere le proteste con i carri armati. Solo negli ultimi giorni, alcuni soldati, stanchi di uccidere i propri fratelli, sono passati dalla parte dei manifestanti andando ad ingrossare le fila del “Free Syrian Army”. Armati di AK47 e RPG7, si sono fatti decimare dalle armi pesanti in dotazione alle milizie del governo.
Ma cosa c’è dietro la rivolta? È una rivolta politica, religiosa o cos’altro? Giorni fa, avevamo intervistato Sami (o Shami), giovane rivoluzionario siriano, impegnato nel conflitto. Abbiamo voluto però sentire una persona non impegnata militarmente. Una qualsiasi persona siriana, che potesse dirci le sue impressioni sul conflitto. Per fare questo, abbiamo chiesto aiuto a una nostra amica, la giornalista free-lance svedese Marie-Jeanne Atanasia, che ci onora della sua collaborazione.
Gian J. Morici
LIBERTÁ DEMOCRATICA, NON RIVOLUZIONE RELIGIOSA – INTERVISTA A SIRIA
Marie-Jeanne Atanasia: cristiana – nata greco-ortodossa, cresciuta cattolica protestante, religiosamente liberale. ha amici sia buddhisti che appartenenti a diverse altre religioni: pellerossa e della fede mosaica; tollerante con l’islam pacifico e che in questo conflitto armato internazionale voleva anche lei capire meglio le diverse parti impegnate nel conflitto interno nell’attuale Siria multireligiosa e multiculturale.
Ascoltiamo una delle voci – Intervista di Siria, una giovane donna 23enne musulmana siriana in Italia:
Siria: “Dopo che in una città della Siria dei bambini giocando avevano scritto su un muro della loro scuola “Siria libera” i militari di Assad li presero e li torturarono e questo scatenò la rabbia dei loro genitori…
La Siria, all’inizio, non era pronta alla rivolta, visto che aveva gia’ subito delle ingiustizie nel ’82 da parte di Hafez al-Assad, padre del presidente attuale Bashar al-Assad. Ma dopo le torture di quei bambini e le rivolte degli altri paesi arabi… così la nostra rivolta cresce di giorno in giorno.”
MJA: Tu lo vedi come un conflitto religioso, o democratico ? O tutt’e due ?
Siria: “La nostra rivoluzione non c’entra niente con la religione: nella nostra rivolta siamo musulmani, cristiani e alawiti, che è anche la religione del nostro presidente. Noi vogliamo solo la libertò di poterci esprimere, di poter almeno votare chi vogliamo. Siamo stufi di non poter esprimere le nostre idee. La gente per le strade viene pestata come formiche alla sola parola “Libertà”…
Il nostro paese è un paese commerciale e ricco in realtà, ma nelle mani di Assad non stiamo riuscendo a far nessun passo in avanti.”
MJA: Quale futuro vedi per la Siria?
Siria: “Cosa sarà della Siria non è facile prevederlo. Molti sperano che la famiglia Assad passi la mano democraticamente dopo 40 anni di dittatura, ma tanti temono che trascinerà tutti nel baratro prima di scomparire. La maggioranza vorrebbe che la rivolta del popolo fosse non violenta, senza che nessuno si faccia del male… ma i soldati del Assad sono persino dentro le università con fucili e coltelli… e carri armati per le strade…”.
MJA: Ci racconti un po’ di te, della tua vita?
Siria: “Scusami, preferisco restare nell’anonimato… In Italia ci sono molte spie che hanno messo nei guai già molta gente. Visto che ho lì i miei parenti, verrebbero torturati o maltrattati.”
Comunque mi fa piacere sapere che c’è qualcuno interessato al mio paese d’origine, soprattutto in queste circostanze.
Io sono di religione musulmana. Sono nata in Italia ma ogni estate passavo le vacanze in Siria. Tanti miei parenti e amici vivono ancora li e vivono ormai da più di un anno e mezzo le loro giornate con la paura: bombardamenti, spari per le strade… La colpa? Vivere sotto dittatura e decidere di ribellarsi per chiedere libertà. Ogni giorno muoiono moltissimi bambini, donne e uomini e la cosa più triste che c’è un mondo intero che sta a guardare senza far niente. La cosa che vorrei più al mondo è vedere una Siria libera.”
MJA: In Italia come ti trovi?
Siria: “In Italia diciamo che mi trovo bene ed è proprio la differenza tra i due paesi che mi ha portato ad avere le mie idee: volere una Siria migliore. I miei amici si lamentano dell’Italia per le tasse, per i politici che rubano, ecc. ma è sempre meglio della Siria. In Siria è proibito anche dire “Siamo stufi, basta !”. E’ proibito esprimerci, che è il minimo che qualcuno potrebbe avere…”.
MJA: E tu, anche dall’Italia, ti senti parte di questa Rivoluzione?
Siria: “Forse i veri rivoluzionari sono quelli che escono per le strade a manifestare senza paura, cosa che io nelle mie circostanze non riesco a fare, non per paura mia, ma per la mia famiglia. Mi piace però almeno poter esprimere la mia opinione e far sapere anche ai miei amici italiani quello che accade nel mio paese d’origine. La mia vita ormai è tra i 2 paesi e non posso far a meno di uno di loro. Vorrei il meglio per il mio paese, non per me stessa, ma per il mio popolo.”
MJA: Ti hanno mai fatto sentire o ti sei mai sentita in colpa o “vigliacca” per aver lasciato il tuo paese d’origine, mentre gli altri sono rimasti lì sotto dittatura e, adesso, anche ad affrontare le conseguenze di una rivolta, di una guerra…? Potevi andare in Siria e poi ritornare in Italia senza problemi?
Siria: “In Siria ci sono stata 4 mesi fa. Non mi sentivo o non mi sento vigliacca, ma mi sento… persa… Passo ore a pensare come potrei aiutare il mio popolo, cosa potrei fare per loro… Quando stavo in Siria, i miei hanno preferito farmi tornare in Italia proprio perchè sapevano che vorrei fare di più, che avrei voluto farmi sentire anch’io nella rivolta.
Forse già adesso, se le spie che stanno in Italia vengono a sapere chi sono e quello che sto dicendo, potrebbero prendermi già all’aeroporto e torturarmi fino alla morte.
In questi giorni ci sono molti attivisti siriani che hanno tolto i propri nomi scrivendo “Siria” o “Siria Libera” come nome sulla rete.”
MJA: Ci racconti anche qualche bella cosa o ricordo del tuo paese d’origine, la Siria?
Siria: “La cosa più bella della Siria forse sono proprio queste giornate d’estate… Adesso noi siamo nel nostro mese di digiuno, il Ramadan… che è come il vostro Natale… quando tutta la famiglia si riunisce…Grazie comunque del tuo interesse per la Siria, è importante almeno poter dire quel che pensiamo e far arrivare alla gente la realtà dei fatti. Ho letto l’intervista di Sami: è davvero bella. Grazie di nuovo.”
MJA: Grazie a Te, Siria: Buona Rivoluzione Pacifica & Evolutiva & Buon Ramadan !!!
Reporter: Marie-Jeanne Atanasia