Agrigento 16/07/2012 – La notizia dell’apertura di un’indagine da parte della magistratura è la risposta all’impegno profuso per difendere il mare di San Leone. Nonostante a molti sembrasse una lotta contro i mulini a vento, la fiducia riposta è stata premiata anche se la sottoscritta non aveva dubbi. E’ chiaro che è solo un piccolo passo ma già il dare seguito alla denuncia da me presentata un anno fa (ben 22 pagine di esposto querela ove si descrivevano le prove raccolte nelle indagini contenute nel faldone allegato: campionamenti marini, video subacquei, scannerizzazioni del fondo marino computerizzati) è segno che, quando le cose sono fatte bene e con competenza chi di dovere ascolta.
Oggi per me sicuramente è una bella soddisfazione, così come lo è per le persone che non solo hanno creduto nella lotta intrapresa, ma anche per chi direttamente e con la propria professionalità come l’Asso Diver o la Geonautics ha messo la faccia ed il proprio impegno per una battaglia in cui crede.
Ma c’è sempre il contrario della medaglia, perché, a fronte di una mia soddisfazione che, da privata cittadina è riuscita a smuovere, anche contro poteri forti e paladini vari che hanno attaccato con fuoco incrociato, l’interesse della magistratura – segno che la denuncia è fondata – vi è l’amarezza, e lo affermo come politico e come cittadina, che si sia giunti a tale punto solo perché una “folle” (come tanti mi hanno etichettata) ha deciso di metterci la faccia in totale solitudine e sfidando quelli che tanti definiscono i “Mulini a vento” credendo che invece non si potesse più stare zitti. Infatti il problema che era ed è sempre stato politico, oggi viene preso in considerazione per la sua soluzione dalla magistratura che, nel nostro territorio, sembra sempre più dover prendere il posto di “certa politica” inetta che da anni continua a tenere la gente in uno stato di allarme per poterne meglio controllare gli animi e quindi il voto.
Oggi si è dimostrato che, con tutto il loro potere, i nostri rappresentanti non sanno far altro che andare in tv a rilasciare interviste o mandare comunicati solo per parlare del problema e poi non fare nulla per risolverlo concretamente. E si vuol stendere un velo pietoso su “certa” informazione (sarebbe come sparare sulla croce rossa!) che nella migliore delle ipotesi è stata silente, ma che spesso, troppo spesso, ha ignorato e insabbiato il problema e oggi invece e con una buona dose di faccia tosta, inneggia alla Procura. Dispiace di più per i veri giornalisti che si ritrovano ad essere accomunati nella stessa cerchia di taluni (tristi) figuri.
Spero che con quanto da me fatto si possa prendere coraggio, ed ognuno, cittadino qualsiasi con la propria professionalità ed interesse, possa intestarsi una battaglia a difesa dei nostri diritti e a difesa di Agrigento e dimostrare a questa classe politica che ormai non è più momento di parole inutili e che, ove loro sono silenti e/o incompetenti ci saranno i cittadini che agiranno in vece e posto loro.
La risposta della magistratura è un inizio, la pazienza avuta è stata premiata, ora siamo solo alle prime battute, ma è comunque un bell’esordio. Attendiamo con altrettanta pazienza e fiducia gli sviluppi che, siamo sicuri come siamo stati sicuri quando abbiamo depositato la nostra denuncia dettagliandola di prove concrete, la vicenda assumerà.
Nel frattempo, segno che il nostro impegno non può che rafforzarsi da questa bella risposta, stiamo procedendo come Associazione Damarete per intraprendere una class action per restituire ai cittadini agrigentini quanto da loro indebitamente sborsato a titolo di depurazione non dovuta. Invitiamo quindi tutti i cittadini che sono proprietari di un’abitazione in zona non servita da alcun depuratore – come ad esempio San Leone o Villaggio Peruzzo – ad aderire gratuitamente e venire a firmare presso lo studio in via Pietro Nenni 85. Li attendiamo ogni giovedì pomeriggio dalle 18,00 alle 20,00.
brava Ausilia
AUSìììììì,dissi u surci a la nuci prima o poi ti perciu!
Brava ben fatto! Dimostri di essere sempre quell’Ausilia che tutti conosciamo. Adesso non fermarti. Mentre per quel signore che fa il somelier gli mando a dire solo: CIN CIN!
In genere in Sicilia si è sempre attribuita alla mafia la responsabilità di scegliere le opere pubbliche da realizzare, secondo l’unico criterio del massimo profitto e della minima trasparenza, veicolare finanziamenti e gestire le stesse opere dalla progettazione agli appalti, taroccando gare o legalizzando affidamenti diretti. Ma ad Agrigento cosa avviene di diverso, sotto l’ombrello di carrozzoni regionali istituzionalizzati che operano esattamente allo stesso modo ???