Alla scuola di scrittura creativa si era formato un gruppetto. Verso la fine del corso la signora Gianna aveva voluto invitare tutti a casa sua per un reading, e anche per mangiare, ognuno portava una pietanza. Kira aveva preparato un dolce e assieme a suo marito, un pomeriggio di giugno, afoso, aveva raggiunto la casa di Gianna. Era una palazzina interna e ci avevano messo un po’ per trovarla. Erano i primi, e Gianna li accolse splendidamente, dicendo al marito che Kira era una scrittrice formidabile, e che a sua figlia un suo racconto era piaciuto tanto.
Kira pensò che era il racconto che il professore aveva tranquillamente demolito, ma non disse nulla.
-Hai portato qualcosa da leggere, vero?- le chiese poi Gianna, e intanto scopriva il dolce di Kira e si lanciava in esclamazioni entusiastiche.
-Ma cucini anche bene!- disse sorridendo.
Kira ammirava il terrazzo di Gianna, e il marito spiegava in cosa consistesse il suo lavoro al padrone di casa. Alla domanda: e tu che lavoro fai? Il marito di Gianna assunse un’aria enigmatica e sussurrò: lavoro per il Ministero degli Interni. Kira e suo marito annuirono e pensarono che fosse una specie di agente segreto.
Cominciarono ad arrivare anche gli altri ospiti, due coppie attempate e una coppia giovane e nel frattempo rientrò la figlia di Gianna. Infine arrivò il professore con la moglie. Tra di loro si conoscevano abbastanza bene perché altre volte si erano visti fuori dell’orario del corso. Dopo un quarto d’ora di indecisione su dove fosse meglio apparecchiare, se in terrazza o in sala da pranzo, si optò per quest’ultima, perché all’afa del pomeriggio stava subentrando il freddo della sera. Si spostarono tutti nel salotto. La casa aveva un grande ingresso su cui si aprivano le stanze. Il pranzo soggiorno era stato ricavato dalla chiusura di parte del terrazzo. Il padrone di casa tenne una mezza conferenza sulla diatriba con il condominio che aveva dovuto sostenere per ottenere quella stanza. Kira osservava i mobili, le sembrava tutto molto in ordine, ma le scaffalature, i divani,alcuni decori, appesantivano l’effetto. Finalmente poterono mangiare, le pietanze furono deposte sul tavolo e tutti iniziarono a servirsi. Non erano molto interessanti le conversazioni, e Kira ascoltava e non ascoltava, perchè le sembrava parlassero esclusivamente di fatti conosciuti tra di loro. Teneva d’occhio suo marito perché le sembrava che si stesse annoiando ed era capace ad un certo punto di chiederle di andare via. Qualcuno cominciò a parlare della seduzione, se fosse legata alla bellezza o ad un insieme di fattori oscuri ed esaltanti. Kira e suo marito non partecipavano a quella discussione. Non gli interessava molto la seduzione. Si erano sedotti tanto tempo fa e non si erano lasciati più. La moglie del professore volle dire la sua, lo fece con molta serietà:
-Tu mi hai detto che ti ho sedotto con una teglia di cipolle al forno-
-Tienimi fuori da questa discussione- le chiese lui altrettanto seriamente. La coppia giovane stava in silenzio. Suo marito si aggirava intorno al buffet. Sapeva cosa le avrebbe detto più tardi, che veramente gli sembravano incredibili tanti discorsi oziosi. Certo, pensò Kira, era sempre più difficile trovare qualcuno con cui poter scambiare qualcosa di veramente interessante. Suo marito non trovava mai nessuno che avesse i suoi stessi interessi e allo stesso livello. Per questo spesso faceva delle battute fuori luogo, perché il luogo dove avrebbero riscosso successo, loro non lo frequentavano. Finalmente lo scrittore del gruppo disse che aveva portato un raccontino e gli sarebbe piaciuto leggerlo. Kira gli aveva chiesto notizie della casa editrice dove lui diceva di aver pubblicato: – Ma sono terribili sai! Molto severi.- La moglie annuiva. Dunque Plinio, perché così si chiamava lo scrittore, un uomo di piccola statura, molto abbronzato, con una bella voce limpida e specificante, iniziò a leggere il suo racconto. Che parlava di una cena aziendale, presenziata dal proprietario e da sua moglie, una donna molto bella, molto giovane, tanto quanto il marito era vecchio e decrepito. Il protagonista era un giovane impiegato che descriveva l’ambiente, i tavoli, le portate, e che infine veniva pregato dal vecchio di sedersi al tavolo di sua moglie. Va bene, di passaggio in passaggio, Kira sapeva come sarebbe andata a finire, e francamente tutti i racconti di quell’uomo culminavano con scene riferibili al sesso, o ad ossessioni sessuali. Sul finale non aveva lesinato i particolari, e qualcuno alla fine, era arrivato a dire che era stata una fortuna non aver letto il racconto prima di cena. Ci fu un giro di complimenti all’indirizzo di Plinio, ma Kira non se la sentì di dire nulla.
Finalmente fu il turno di Kira. Disse che non aveva portato un racconto, ma un capitolo del libro che stava scrivendo.
-Puoi fare un riassunto della storia che vuoi scrivere, o almeno della storia fino a questo capitolo?- le chiese il professore. E intanto con la punta della forchetta carpì una ultima omelette dal fondo di un piatto di portata.
-Ecco, si- disse Kira e si concentrò. – Ho già letto al corso i primi due capitoli. Questa donna, la protagonista, va ad abitare in una nuova città, è sola, molto spaventata. Acquista una casa con un giardino in dissesto. Renderlo di nuovo un magnifico giardino sembra ora il solo scopo della sua esistenza. E’ comunque una persona turbata, c’è qualcosa nella sua vita, nel suo passato, legato alla scomparsa del marito, che cercherò di far emergere in questa narrazione. Questo brano riguarda un momento in cui lei, una sera, accende il televisore, e vede un documentario della National Geographic sul ritorno dei lupi nel parco di Yellostone.
Nessuno parla, né tantomeno si fanno domande. Kira può cominciare a leggere:
– Alla sera si decise ad accendere il televisore. Una volta lo teneva in camera da letto, giusto per distrarsi e addormentarsi. Suo marito non guardava mai con lei un programma. Nella nuova casa aveva deciso di mettere l’apparecchio davanti al divano, attaccato al muro come un quadro muto. Si portò la solita tazza di latte e caffè, manovrò il telecomando, azionò i canali, si fermò sul parco di Yellowstone.
C’erano i lupi. Un branco di lupi. I lupi erano tornati nel parco di Yellowstone-
Pensava di non dover leggere in fretta, che poi non si capiva nulla. La radice delle orecchie cominciava a bruciarle. La sua voce non era adeguata, e non restituiva certo l’intenzione con cui aveva messo insieme quelle parole per le quali aveva tanto lottato.:
– La vita scorre spietatamente nel parco di Yellowstone- continua Kira. Poi arriva una coppia di coyote, e i lupi sbranano il maschio che ha provato a rubargli un avanzo:
– Un piccolo avanzo.
E quando i lupi cominciano a corrergli dietro si potrebbe pensare ad una ennesima blanda prova di forza.
Ma non smettono di inseguirlo, lo inseguono insieme, mentre il coyote ha già mollato il brandello di cibo. E gli sono sopra. Il primo lupo lo afferra per il collo, mentre gli altri lo circondano. Se lo contendono come fosse un pupazzo di stoffa. I suoi occhi, socchiusi, il suo vigile muso. Scompare ricoperto dal branco che lo sbrana. Stabilire l’ordine, proclamare il dominio sul territorio. Anche la femmina viene inseguita, ammonita e poi lasciata andare, da sola.
Per un po’ lei chiama debolmente il suo compagno. Finchè non si rassegna, alla sua vita solitaria. Con il suo dolore senza parole.
Leggera, più leggera di una volpe.- Kira conclude. E’ sempre imbarazzante, pensa, concludere una lettura. Non parla nessuno. Kira pensa – Non sarà piaciuto. Oppure ora arriveranno i complimenti, non essere sempre così disfattista- Finalmente alza gli occhi, e incontra gli occhi del professore. Che a sua volta sollecita con lo sguardo qualche commento. Gianna si lancia subito:- A me piace, a me piace tutto quello che scrive Kira.-
-A Gianna piace- sottolinea il professore- a qualcun altro piace, o ci sono delle critiche?-
-Bè, no, è scritto molto bene, certo forse questi animali sono troppo antropomorfizzati, non pensi Kira?-
Non sa cosa rispondere, non voleva fare un parallelo con la storia della protagonista, ma in realtà c’è, è innegabile. Il marito di Gianna si agita un po’ sulla poltrona.
-Veramente a me questo tipo di scrittura non mi emoziona. Se vuoi sapere quello che veramente mi emoziona, ecco.- si alza e va in camera da letto forse, e torna con un libro.
-Questo- dice, e intanto mostra la copertina del libro come il prete mostra il sacro testo in chiesa, -Questo se mi permettete, mi dà delle fortissime emozioni.- Si siede e comincia a leggere un brano del “Sergente nella neve” di Rigoni Stern.
-« …Corro e busso alla porta di un’isba. Entro..- comincia a leggere. Ha una bella voce, non è emozionato, legge una cosa non sua. E’ protetto dal grande scrittore.
-Ecco- dice alla fine del brano – Queste sono le emozioni che pretendo da uno scrittore-
Kira non sa che dire, non ha mai saputo reagire ai confronti. Il professore annuisce e poi dice: si ma qui parliamo di guerra, che c’entra con il racconto di Kira, è completamente un’altra cosa. In verità non è qui il problema.-
-Allora c’è un problema- pensa Kira e aspetta. Guarda i fogli che ha stampato al mattino, che ha letto e riletto con tanta emozione. Prova una certa pena per quei fogli, più una compassione, diciamo commiserazione.
-Il problema è che non c’è azione, non c’è storia. E’ una riflessione, una lunga, lenta, noiosa riflessione. Il lettore si perde, Kira. Non c’è sostegno, non c’è azione.-
-Ma è il pensiero della protagonista, l’azione. E’ il suo pensiero che racconta- dice Kira.
Ci sono più teste che si scuotono. Suo marito aggiunge ridendo che sono belli quei racconti, ma non ci si capisce niente.
La moglie dello scrittore erotomane osserva, rimanendo di profilo, dimodochè un solo occhio scruta la sua interlocutrice: – Anche l’editore di Plinio, no, non l’accetterebbe mai un testo così-
Kira vorrebbe dire che l’editore di Plinio l’ha chiamata e le ha proposto di pubblicare e di comprarsi un trecento copie del suo stesso libro. Plinio pubblica così. Ma non le va di parlare. I fogli sono leggeri, lei li piega. Ascolta.
– Bisogna leggere autori come Conrad, avete letto vero Cuore di tenebra?- Al professore piace molto Conrad, lo consiglia vivamente ad ogni corso. Lei ne ha già fatti due con lui. Non sembra migliorata.
Ha letto anche Conrad. E purtroppo non ne è così folgorata. E neppure ha voglia di esercitarsi a scrivere come Conrad. E non ha una vita come Conrad, forse non riflette sulle stesse cose. Forse non è intelligente come Conrad. O semplicemente, non sa scrivere. Infatti pensa, è un po’ inutile quello che sta facendo. Suo marito si è alzato e si versa del vino. Continuano a dire quello che non va del suo brano.
– Dovresti leggere Hemingway, è un grande maestro.-
-Ah ah ah- ride dal fondo della sala suo marito- Per me Hemingway e Eisenstein saranno sempre la stessa cosa- anche gli altri ridono.
Kira piega ancora i fogli e li mette in borsa. Sorride. Il marito le si avvicina e dice:- Si è fatto tardi per noi. Io andrei- Ma anche gli altri si alzano per congedarsi. Kira fruga nella borsa in cerca delle chiavi della macchina. Le si avvicina la ragazza della coppia giovane. Non avevano mai parlato. Lui qualche volta, qualche battuta. Lei le chiede se lavora in un certo ufficio. Kira annuisce. Ci lavora anche lei, ma in un altro settore. Le sorride. Prima di uscire le dice:
-Comunque non dare retta, tu scrivi benissimo-
Kira la guarda in silenzio, poi si ricorda di dire:
-Grazie-