Forse l’immaginazione, forse la stanchezza eppure quel personaggio lui lo aveva visto, era apparso dalle nebbie e nelle nebbie era tornato. Che poi la nebbia c’entra poco. Perchè parliamo di Palermo, dove la nebbia non c’è. Non è come a Milano, dove Totò e Peppino si presentano col colbacco mentre fa un caldo della madonnina, è proprio il caso di dirlo, e uno dice all’altro: “Mezzacapa ce l’aveva detto, a Milano c’è una nebbia che non si vede, infatti non si vede!”.
Qui siamo di notte, pur se d’inverno siamo in una città che di temperato ha solo il clima quando altrove fa freddo. Lui ha guardato, si è avvicinato e ha fatto rapporto scrivendo quello che aveva visto. Proprio precisamente no. Altrimenti davvero la divisa diventava vestito di carnevale due minuti dopo che lo buttavano fuori dall’arma.
Insomma si trova di ronda no?, sorveglianza interna al Palazzo di Giustizia. Palazzo con gloriosi nomi che ne hanno difeso le mura e la città dagli attacchi mafiosi. Falcone, Borsellino, Chinnici, Caponnetto, per dire solo di alcuni giudici. Ma anche uomini di scorta che con quei giudici hanno condiviso lacrime e alla fine della fiera tanto sangue, quel palazzone dai tetti alti e dall’architettura che ti squadrava anche il cervello lo conoscevano a menadito. Sapevano ad esempio quale scorciatoia prendere per non fare inutili percorsi per arrivare prima in mezzo a colonnati e zone in cui si perde chiunque si muove. In fondo il senso dell’orientamento lo mantiene spesso chi non ha voglia di lavorare. Sta sempre fermo in un punto e ha una visione chiara.
Insomma è notte. A un certo punto vede una donna, con un foulard rosso e vestita di bianco che a quell’ora buona per le civette si aggira per le zone della cancelleria a pianterreno e con fare sicuro va in una direzione opposta alla sua. A quel punto è lui che si avvicina, perchè da carabiniere gli hanno detto che il dovere prima di tutto, prima di ogni riserva e timore. La chiama, le chiede che sta facendo in quei corridoi. E lei invece di dare spiegazioni sparisce. Nel nulla. Non un puf, non odori di incenso o di anime. Che odore ha l’anima?, mah. Se lo sapessimo forse sarebbe già un passo avanti.
Lui nel rapporto di servizio scrive proprio questo. Che si è avvicinato, sparizione e tutto il resto. Adesso però lui il suo dovere l’ha fatto ma a noi restano pruriti. Di vario genere. Allora iniziamo a dividere la platea. I miscredenti che non sposano alcuna tesi romantica si accomodino pure. Dice: Era una spia una venuta a rubare preziosi documenti. Come minimo spia sprovveduta è. Ma come? Invece di infilarti nelle stanze quando c’è gente che non ti nota nessuno, vieni la notte che se ti scorgono sei l’unica figura in movimento che è strano trovare anima viva in tribunale a quell’ora?, tanto se qualcuno vuole sottrarre materiale necessario alle inchieste non c’è problema. I giudici più in prima linea nella lotta alla mafia hanno più volte segnalato che qualcuno apre e chiude uffici che dovrebbero restare custoditi.
Ma poi scusate, ma una per venire a rubare documenti preziosi piglia e si mette un foulard rosso e un vestito bianco? Ma di notte di nero ti devi vestire, magari con un passamontagna. Praticamente era una ladra travestita da catarifrangente. Non regge. I realisti facciano la loro ipotesi, dice: era lavoratrice ritardataria. A parte che è dai tempi di Falcone e Borsellino che nessuno fa così tardi, ma poi, proprio noi palermitani vogliamo sfatare questo luogo comune? Ma che dobbiamo farci mettere la vergogna in faccia? Ma se noi passiamo per abili fuggitivi di lavoro in orario d’ufficio, ma che ci mettiamo a fare gli straordinari?.
Restano due ipotesi, una non la scartiamo del tutto anche per romanticismo, una relazione clandestina imprudentemente condotta dentro il tribunale. A parte la location rischiosa, c’è da avere tenerezza, forse persone incomprese in famiglia che tirano tardi nel luogo meno adatto consumando momenti in cui la loro bolla di dolcezza tarda a scoppiare. In due se ci si ama il tempo tira il cappio e non ti accorgi che stringe. Certo, anche qui c’è da ricollegarsi alla tesi del lavoratore ritardatario di prima. Come lo giustifichi a casa uno straordinario notturno per lavoro? Poi mi rifiuto di pensare alle escort, che sono di casa in molti palazzi ma non credo quelli di giustizia, a meno che non vengano per deporre, verbo a doppio senso, visto che appartiene anche all’operato delle galline.
A questo punto credo che sia la tesi più dolce quella che vorrei realizzata. Magari quella donna che si aggira per i corridoi è una figura pregna di retorica, è il fantasma della giustizia, non a caso parola femmina, vaga per le aule poichè ancora non trova pace, vestita del bianco della purezza e con in testa un foulard rosso come il sangue delle vittime di mafia. Ma siccome nemmeno io ci credo che un concetto astratto possa farsi spettro, allora magari potrebbe essere la struggente presenza di chi quei posti li conosceva come le sue tasche.
Magari Francesca Morvillo, che veglia su qualcosa che sa di coscienza che ancora merita di rimanere sveglia, ce la vedo, ben vestita, gira di stanza in stanza, svegliando gli ultimi giudici coraggiosi, stanchi e soli, che si assopiscono sui faldoni, gli mette il segno sul passaggio fondamentale del documento che serve a incastrare il prossimo boss. A questo punto se è così, non ditemi come va a finire e non svelatemi l’arcano, fate in modo che per una volta il mistero resti tale, di questo nessuno può indignarsi. Anche perchè non vorrei che tutto questo fosse solo una spiritosa (nel senso che parla di uno spirito) invenzione, quella che viene quando il palermitano medio è preso da quello che viene definito “spirito di patata”, cioè quello che per quanto ci si sforzi è poco divertente.
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