Agrigento – Termina oggi quella che a nostra memoria può essere ricordata come una delle peggiori campagne elettorali per eleggere il sindaco della città della Valle dei Templi. Una campagne elettorale difficile anche da narrare, nel corso della quale non ci siamo prestati a supportare nessuno dei candidati in corsa, lasciando agli elettori la possibilità di riflettere con calma su dove apporre la croce per indicare il futuro sindaco della città.
Una scelta non dettata certamente dal timore delle minacce di denunce (che abbiamo già prese e continueremo a prendere per difendere la nostra libertà e il diritto di cronaca), ma soltanto perché abbiamo maturato la scelta di dissociarci da un modo di fare politica nel corso di una campagna elettorale che più che di proposte e programmi ha vissuto di attacchi, veleni e schizzi di fango, a partire dai sondaggi e successive esternazioni sugli avversari da parte di un candidato, che non ha risparmiato nulla, passando dalla carota al bastone e viceversa, a seconda dei momenti e delle circostanze, pur di ottenere quel minimo di autorevolezza e prestigio che gli agrigentini gli hanno negato.
Riassumere una campagna elettorale i cui veri protagonisti sono spesso stati quelli non citati; riassumere una campagna elettorale avvelenata da accuse palesi, quando non a una stampa “amica”, e da insinuazioni affidate a voci di corridoio, non è certamente facile. Ma se è pur vero che chi mette in moto la macchina del fango a volte ne rimane vittima, il giudizio peggiore è quello che abbiamo sui mestatori del fango, sui servi dei poteri.
Ma la campagna elettorale non si è “distinta” solo per la qualità del confronto politico. Episodi, seppur marginali, hanno regalato agli agrigentini gustosi momenti di svago che dovrebbero far riflettere.
Giorno sette maggio, alle ore 19:00 circa, mi trovavo dinanzi l’ingresso della sezione elettorale 53 del seggio di Villaggio Mosè, per assistere alle operazioni di scrutinio delle schede elettorali, quando dall’interno del seggio il presidente e il sig. Lelio Castaldo (che si trovava all’interno della sezione), mi accusavano a gran voce di aver effettuato con il mio telefonino alcune fotografie.
Trovatomi nelle immediate vicinanze un brigadiere della Guardia di Finanza, chiedevo immediatamente allo stesso di voler prendere in consegna i due telefoni cellulari che tenevo in mano.
A beneficio dei presenti, scoppiava un parapiglia che vedeva il presidente del seggio e il Castaldo, immediatamente usciti dall’aula, ribadire le accuse mosse al sottoscritto, con il Castaldo che chiedeva al brigadiere in questione di voler sequestrare i telefonini, e l’Infurna (presidente del seggio) che richiedeva energicamente l’intervento della Digos, affermando che l’aver filmato o fotografato l’interno del seggio, durante lo spoglio delle schede elettorali, costituiva reato.
Uno show gratuito, a beneficio dei presenti, che hanno potuto godere di uno dei pochi momenti di svago concessi da questa tormentata competizione elettorale.
In attesa dell’intervento da parte delle forze dell’ordine, Lelio Castaldo ad alta voce minacciava di scrivere un articolo sul giornale online del quale è direttore (Sicilia24h), al fine di stigmatizzare il mio illecito comportamento, attirando così l’attenzione di un gran numero di curiosi.
Arrivati gli agenti della Digos, gli stessi si facevano spiegare dall’Infurna l’accaduto, invitandomi poi a dare la mia versione dei fatti.
Fattimi restituire dal brigadiere i miei telefonini, li mostravo ai rappresentanti delle forze dell’ordine, facendo notare come uno non fosse idoneo per effettuare foto e riprese, mentre l’altro non conteneva alcuna immagine o filmato, invitando nel contempo Infurna a riformulare in presenza degli agenti le precedenti accuse.
A quel punto l’Infurna cambiava la versione dei fatti, dichiarando che “qualcuno” aveva fatto delle fotografie, suscitando così la reazione del brigadiere della Guardia di Finanza, il quale chiedeva spiegazioni del fatto che poco prima sia Infurna che Lelio Castaldo avessero indicato nel sottoscritto l’autore delle foto, mentre Castaldo – indicato dall’Infurna quale rappresentante di una non meglio specificata lista – ancora inconsapevole della smentita, tornava a ribadire le sue inverosimili accuse.
Ai rappresentanti delle Forze dell’Ordine, che non avevano rinvenuto foto, né ravvisato nei comportamenti del sottoscritto alcun reato, altro non restava che tornare alle proprie mansioni. Mentre i presenti, potevano continuare a ridere dello spettacolo imprevisto al quale avevano assistito,con un giornalista ormai consapevole delle conseguenze dell’accaduto, che poneva una domanda: ma comu finì, a riversa (com’è finita, al contrario)?
E’ infatti ovvio che io abbia già dato incarico al mio legale perché predisponga un formale atto di querela.
Finita la competizione elettorale, torneremo a discutere di temi di grande attualità quali la disoccupazione, il precariato, la chiusura degli esercizi commerciali, il fallimento delle imprese, dimenticando, si spera, una campagna elettorale che può essere a pieno titolo annoverata come la peggiore tra quelle che Agrigento ha vissuto in tutti questi anni.
Gian J. Morici
E’ una farsa ch facilmente si può trasformare in tragedia
Lei, direttore, parla del responsabile del blog Sicilia24h, quello stesso “RE DELL”INFORMAZIONE”che pubblica i suoi “filo di nota” che non ammettono commenti, con la semplice assurda dicitura “COMMENTI CHIUSI” ? Praticamente lui solo si riserva il diritto di giocare, e una volta fatto il suo giochino chiude il gioco.