Aragona (Agrigento)- Intorno alle 02:00 del 6 maggio 2012 si è avvertito un boato nei quartieri di c/da Fonter Episcopi in Aragona. Gli aragonesi a quell’ora tarda ancora svegli, che ormai ben conoscono il fenomeno, avevano intuito che era in corso il “Rivoltamento”.
Un fenomeno di carattere esplosivo contraddistinto dall’espulsione, dovuta alle pressioni dei gas che dalle profondità trovano sfogo verso la superficie, di materiale argilloso e acqua che vengono catapultate a diversi metri di altezza. È proprio questo fenomeno che dà il nome alle Maccalube, che deriva dall’arabo Maqlùb, ovvero “ribaltamento”.
Queste eruzioni modificando la morfologia della collinetta delle maccalube distruggono anche i vulcanelli d’argilla generatisi nel corso di mesi, e a volte di anni, dagli stessi fenomeni geologici di vulcanesimo sedimentario a cui il “Rivoltamento” è legato.
La conferma del rivoltamento si è avuta alle prime luci dell’alba, quando già in lontananza la collinetta dei vulcanelli, ubicata all’interno della riserva naturale integrale delle maccalube, appariva a curiosi e addetti ai lavori come una landa di terra arata di un colore nerastro.
Esplosioni che periodicamente si ripetono senza alcun apparente preavviso.
Uno spettacolo della natura che fortunatamente, a memoria d’uomo, non ha mai fatto registrare incidenti a persone.
La riserva naturale integrale della Maccalube per precauzione rimarrà chiusa al pubblico almeno sino a domani, quando dovrebbero giungere ad Aragona gli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia per verificare se ci siano ancora potenziali pericoli di altre esplosioni.
Totò Castellana