Scritto da Franco Castaldo
Ancora una volta, ieri ed oggi, Teleacras ha rilanciato le affermazioni di Giuseppe Arnone che riguardano il suo direttore editoriale ed editore di fatto Giovanni Miccichè (che come abitualmente fa, intesta i suoi beni per sottrarli all’aggressione dell’Autorità giudiziaria e dei creditori Banca di Girgenti a prestanome). Quest’ultimo, raggiunto da informazione tipica antimafia sottoscritta dalla Prefettura che evidenzia la possibilità di condizionamento mafioso, sta tentando di far passare sotto silenzio, con la complicità contrattualizzata di Arnone, vicende molto gravi che lo vedono protagonista. Arnone, ancora una volta, ha affermato che “Il giornalista Franco Castaldo con comportamento ignobile ed illegale, sta tentando di far chiudere Teleacras”. Naturalmente, le cose non stanno così. Arnone si spende profusamente per confondere le idee all’opinione pubblica e far credere che le vicende riguardanti Miccichè (e Teleacras) siano frutto di beghe interpersonali e non dell’attività dello Stato, Prefettura in testa, coadiuvata da Polizia, Guardia di finanza, Carabinieri e Dia che ha deciso di sottoscrivere l’informativa antimafia a carico del tre volte arrestato Giovanni Miccichè. Naturalmente, non sarà Arnone o il suo sodale Miccichè ad interrompere l’attività dello Stato che, finalmente, sta operando proficuamente cancellando in un colpo solo gli incredibili silenzi di superpoliziotti più volte evocati che su Miccichè non hanno speso una sola parola. Ve lo abbiamo già scritto: il mondo è cambiato. Ed Arnone e Miccichè se ne stanno rendendo conto. E tentano disperatamente di confondere le idee alla gente prospettando meschine ipotesi. Ma c’è di più: entrambi tacciono su un fatto grave: Teleacras non paga i suoi giornalisti da undici mesi. Argomento sul quale ritorneremo nei prossimi giorni quando spiegheremo, ai lettori, per cominciare ad avere le idee chiare, quanti soldi pubblici ha percepito la tv di Miccichè nel 2011. Già ieri abbiamo rilanciato i video che meglio di ogni altro commento hanno evidenziato quali siano i reciproci pensieri di Arnone su Miccichè e viceversa (http://www.grandangoloagrigento.it/?p=6343 ). Uno spettacolo rivederli per rinfrescare la memoria ad entrambi (ma anche al Ministero delle attività produttive, Corecom, Regione Siciliana, Provincia di Agrigento, Comune di Porto Empedocle, Agrigento, Ribera, molti altri ancora e quanti con Miccichè (attraverso prestanomi attuali e passati) intrattengono rapporti economici ovvero regolati da Enti dello Stato. L’aver rinfrescato loro la memoria però è servito a poco. Certo, ad entrambi la faccia tosta non manca, ed hanno fatto finta di niente. Ed allora abbiamo deciso di aiutarli nuovamente sperando in un loro sussulto di dignità, per quanto tardivo. Leggete cosa Arnone diceva di Teleacras e Miccichè non più tardi di qualche anno fa. Da Tva del 5.7.2000: “Arnone: questa è una denunzia che io porto avanti da tempo, nei prossimi giorni, tra l’altro, consegneremo al Questore di Agrigento una nota con la quale chiederemo formalmente di provvedere al sequestro e al commissariamento dell’emittente televisiva Teleacras. È vero che siamo la patria di Pirandello, è vero che qui c’è stata la Giustizia di Pinocchio ma tutto ha un limite. Non è tollerabile che un’emittente televisiva oggi venga gestita da un soggetto imputato di mafia, di 416 bis, è un soggetto che è stato anche tratto in arresto per mafia, che è stato rinviato a giudizio per mafia, e quindi, diciamo, parlo da avvocato, da legale, con le carte giudiziarie, secondo le carte giudiziarie in questo momento esistenti quel soggetto è un soggetto che ha, diciamo, una certa pericolosità sociale. Come si può consentire a questo soggetto di gestire il pezzo più rilevante della informazione della provincia è un mistero, è veramente un mistero. Se poi andiamo a fare lo screening su chi sono i soggetti che ruotano attorno a quella emittente il quadro è veramente allarmante. La questura di Agrigento è lì, l’ordinamento giuridico di questo Paese prevede una serie di strumenti per casi simili e bisogna porli in essere. Ad esempio, il professor Gaziano che è diciamo, l’ho ampiamente definito in questi termini, in miei precedenti libri e scritti, l’anello di congiunzione tra l’Amministrazione Sodano e l’editore Giovanni Miccichè imputato di mafia, il professor Gaziano è, diciamo, uno degli anchor man di punta dell’emittente ed è sottoposto a procedimento penale per estorsione e minacce ai danni di un piccolo imprenditore di Caltanissetta, una vicenda di grande gravità e di grande squallore che conosco molto bene perché sono l’avvocato di parte civile. Il giornalista che è strettamente legato all’editore pluripregiudicato Giuseppe Deni, ed è l’anchor man di punta dell’emittente, fa una strana trasmissione, che, diciamo, si muove in un contesto tutt’altro che lineare, mesi addietro sono dovuto intervenire personalmente per impedire che questi signori con Miccichè lucrassero, non uso il termine che mi viene, diciamo, più sulle labbra da usare, un termine che inizia con la effe…. e finisce con la o, lucrassero, diciamo, indebitamente ventotto milioni di sponsorizzazione assurda della amministrazione provinciale che non aveva trovato di meglio che comprare uno spazio per sponsorizzare lo stemma dell’assessorato all’agricoltura. Un contesto certamente inquietante, ma quello che più inquieta è il rapporto affaristico che è la chiave di lettura delle vicende agrigentine degli ultimi anni che ha legato l’editore di Teleacras Miccichè con l’amministrazione comunale Sodano, sono fatti pubblici che si tenta di occultare che in più occasioni abbiamo fatto venire alla luce, che hanno anche impegnato intere pagine sui quotidiani nazionali come la Repubblica, si tratta di una variante di Piano regolatore che il Sodano continuava ad avallare e a portare avanti, l’ho bloccata io al Ministero dei Lavori Pubblici nell’98 anche dopo che il Miccichè era stato arrestato per mafia. Solo nella patria di Pirandello, nella terra della Giustizia di Pinocchio possiamo avere un sindaco che ancora fa il sindaco e non è stato cacciato dagli organi preposti che porta avanti tranquillamente fresco e pettinato come una rosa una variante di Piano regolatore che, documenti alla mano, Gazzette Ufficiali alla mano consentiva al signor Giovanni Miccichè imputato di mafia, di guadagnare qualcosa come quaranta miliardi trasformando le sue aree da agricole a edificabili. Questa è stata l’amministrazione Sodano e queste sono le ragioni che legano un settore dell’informazione cittadina cioè l’emittente televisiva Teleacras, l’editore pluripregiudicato Deni con l’amministrazione del sindaco Sodano. Quando la gente vede, diciamo, quello strano giornalismo che pare un grande spot abbiamo visto recentemente, ora ne vedremo qualche frase una intervista…”
Tva del 14.6.2000: “Arnone: io vorrei tornare un attimo su Teleacras, abbiamo visto il servizio su Sodano, il tipo di giornalismo, di paladinaggio allo stato puro che viene prodotto da quella emittente, noi in questa settimana abbiamo posto un problema alle Autorità competenti, abbiamo anche pubblicato un appello su un quotidiano nazionale, un appello con il quale Legambiente chiede al presidente della Commissione Antimafia, al Ministro dell’Interno, da un lato di sequestrare l’emittente televisiva Teleacras, e dall’altro di sciogliere il Consiglio comunale di Agrigento. Perché? Perché Teleacras è in mano ad un editore che è imputato di mafia che ha utilizzato l’emittente per garantire le sue posizioni personali, per fare un’opera di violento attacco a coloro che si oppongono alle sue intraprese affaristiche. Io vorrei mostrare un ritaglio di stampa, è un ritaglio di stampa del ’99 (mostra articolo del giornale “Repubblica”). “Agrigento sfida da 100 miliardi, veleni e sospetti sul nuovo centro direzionale” si trattava di una variante di Piano regolatore, guardate in basso “ e Scozzari difende Teleacras” per capire chi è Scozzari ancora una volta; si trattava di una variante, appunto, del valore di 100 miliardi che trasformava terreni agricoli dell’imprenditore Miccichè, imputato di mafia, al Villaggio Mosè, in terreni edificabili. Quella vicenda della variante è stata bloccata da Legambiente e da me personalmente, e ovviamente ha provocato una serie di reazioni estremamente violente. Quello che avete visto è l’editore di Teleacras Miccichè, lo spazio è uno spazio, cioè quel, diciamo, quel videogiornale con lo spazio che si è ritagliato il suo direttore editoriale andato in onda nel febbraio ’99. nel Febbraio ’99 il sig. Miccichè era stato già arrestato per associazione mafiosa, era stato rinviato a giudizio dal Gip di Palermo ed imputato di reati gravissimi, appunto, in concorso con Giovanni Brusca, Totò Riina e compagnia cantando. Soltanto ad Agrigento poteva verificarsi che un imputato di tanto calibro comparisse in televisione perché dispone di una emittente televisiva e attaccasse violentemente coloro che, appunto, come la pagina di “Repubblica”, si opponeva ai suoi affari con il sindaco Sodano. Questo è “Repubblica” del 14 febbraio ’99”.
Oggi, tutti coloro i quali Arnone indicava come nemici sono diventati suoi amici peraltro idolatrati.
E volete sapere com’è finita con la storia del terreno agricolo che Miccichè voleva far diventare edificabile e che Arnone afferma di aver bloccato tale speculazione edilizia? Vi anticipiamo solo che quella speculazione non è stata bloccata ma solo sospesa. Ve ne parleremo domani con un altro articolo che riguarderà anche argomenti tanto caro ad Arnone come la rete idrica, il Gruppo Campione e gli appalti con gare che hanno un solo partecipante ovvero quelli affidati direttamente senza preoccuparsi di nulla.