«Terminati i fondi Por, non saranno comunque ultimati i restauri, per i quali la Regione ha dichiarato l’indisponibilità di ulteriori finanziamenti»
PALERMO – Vittorio Sgarbi, Alto Commissario per i restauri della Villa Romana del Casale a Piazza Armerina, interviene sui ritardi dei lavori:
«E’ triste in Sicilia vedere continuamente scambiati i pettegolezzi con la verità. Il mio ruolo di Alto Commissario per i restauri della Villa Romana del Casale a Piazza Armerina ha la scadenza naturale al 30 giugno, in coincidenza con la auspicata fine dei lavori (24 maggio) e l’esaurimento dei fondi «Por». Tutto qua.
Ogni interpretazione, come sempre legata alla ricerca di un colpevole, non solo offende la mia lunga attività, tenacia e indicazione delle linee guida dei lavori di restauro fin qui compiuti, ma scambia un obiettivo con un altro.
I ritardi nei lavori, se – come io stesso ho temuto – vi saranno, non dipendono dall’Alto Commissario – che non ha funzioni operative, ma di indirizzo – ma dal Direttore dei lavori e dall’impresa, entrambi soggetti rispettabili e meritori, ma che hanno dovuto fare i conti con la limitatezza dei fondi (per l’eccesso di ribassi, non imposti da me), le incertezze metereologiche, l’apertura della villa al pubblico. Variabili che non dipendono in alcun modo dall’Alto Commissario.
L’unico problema è eluso; che, terminati i fondi, non saranno però terminati i lavori. Per i quali la Regione ha dichiarato l’indisponibilità di ulteriori finanziamenti.
Per amore della causa e del suo buon fine, soltanto l’Alto Commissario ha individuato dei fondi non spesi da alcune regioni (fondi POIN) che potrebbero essere utilizzati per la Villa.
Nei giorni scorsi all’Ars, durante la discussione della legge finanziaria, è stata proposta, oltre la scadenza naturale dell’Alto Commissario, una proroga per continuità verso la conclusione reale dei lavori e per il coordinamento dei richiesti fondi POIN. Tutto qua.
L’unico ritardo, veramente pericoloso, non è quello, dunque, dei lavori che resteranno comunque incompiuti, e per i quali ci si era dati una scadenza (per me, venialmente, improbabile), ma quelli nella trasmissione dei documenti per ottenere un nuovo contributo con me concordato; e anche di questo ritardo io, che ho dato impulso alla pratica, non sono responsabile.
Alle altre malignità non intendo rispondere. Ho fatto, come tutti quelli che hanno lavorato come me, dall’architetto Rizzi all’architetto Meli, dall’architetto Rosa Oliva all’avvocato Ciquemani, tutto quello che potevo fare nel miglior modo possibile. Quando la Villa sarà finalmente riaperta, a lavori compiutamente portati a termine, chiunque potrà vederlo e verificare false queste ridicole e impertinenti accuse»