(Tratto da Grandangolo)
Agrigento – Anche l’imprenditoria, gli appalti e le connivenze politiche spiccatamente agrigentine vengono fuori dall’udienza odierna del processo che vede rinviati a giudizio Raffaele e Angelo Lombardo con l’accusa di corruzione elettorale. Così www.livesicilia.it, racconta l’interrogatorio di Maurizio Di Gati: “Tutti appoggiavamo l’Mpa, in caso di bisogno potevamo rivolgerci a quel partito sia per gli appalti che per le cose di cui avevamo bisogno”, mafia affari e autonomismo nelle parole del boss pentito Maurizio Di Gati, secondo il quale “il collegamento era che se facevamo aumentare l’Mpa avevamo maggiori possibilità per gli appalti ad Agrigento e a Catania”, un metodo collaudato che secondo il pentito era frutto dell’interlocuzione non soltanto con mafiosi, ma anche con estranei ad ambienti malavitosi. Da Agrigento, terra di Di Gati a Caltagirone a partire dalla sua zona industriale, ma anche numerosi appalti e progetti ai quali la mafia stava lavorando. “Portare avanti – spiega Di Gati – i progetti che avevamo con Cuffaro, che camminavano paralleli con l’Mpa come partito, che dopo Cuffaro doveva essere il primo partito”. Di Gati è un fiume in piena, parla di diversi episodi elettorali: “faccio riferimento – dice il collaboratore – al 2001 regionali e politiche, poi europee e vari appuntamenti provinciali fino al 2006. Prima del mio arresto”. Quali erano – chiede il pm Carmelo Zuccaro – i vantaggi nell’aggiudicazione degli appalti? “A me – risponde Di Gati – mi garantiva Angelo Di Bella (uomo d’onore di Canicattì ndr). Marco Campione era l’imprenditore vicino a me ed era abbastanza favorevole per i progetti che c’erano in quel momento dal movimento terra, alle condotte idriche, al gas, a noi ci interessavano l’entroterra, le condotte idriche, dove c’era da guadagnare più soldi”. Questi finanziamenti – insiste ancora il Pm Zuccaro – a che livello venivano erogati? “Sia provinciale che comunale… si parlava di 13 – 14 milioni di euro tutto campagne campagne, sapevamo che era arrivato il finanziamento tramite il bando di gara”. Controllo, appoggi, favori “io -continua Di Gati- per quanto riguarda i supermercati, sapevo che la Despar era di Matteo Messina Denaro…ad Agrigento non ha mai pagato la Despar perchè era di Matteo Messina Denaro”. Ma anche presunti rapporti con altri politici di primo piano catanesi, Maurizio Di Gati, ribadisce le dichiarazioni già agli atti del processo Garibaldi “con Mirenna parlavamo di Castiglione e Firrarello”. E poi ancora Mpa, “noi davamo loro i voti e loro giravano quello che noi chiedevamo, prima dei voti stabilivamo quello che ci interessava… il sistema era abbastanza facile, veniva Angelo Di Bella e diceva chi dovevamo appoggiare, andavamo nel paese, contattavamo gli uomini d’onore, dovevamo sostenere chi ci interessava, era una catena che andava avanti e produceva moltissimi voti”. Due punti di riferimento del sistema: Angelo Di Bella e Giuseppe Falsone. E tanti soldi, in alcuni casi non erano necessari per ottenere i voti. “Una volta – ricorda Di Gati – venne Angelo Di Bella, mi diede 25 mila euro e mi disse che glieli aveva dati Calogero Lo Giudice… si interessò molto Giuseppe Falsone per cercare voti all’Mpa per Lo Giudice Calogero”.
Ascolta stralcio della deposizione che ci è stato fornito da www.ctzen.it:
interessante poter sentire anche audio (altro tipo di testimonianza, presenza & risparmio Tempo delle volte) su LVDT.net: q programma o forma usate x potervela mandare anche noi Radio Italia x università svedese & associati http://www.k103.se ? 🙂