Aragona (Agrigento)- Le barriere architettoniche per i diversamente abili rappresentano un insormontabile ostacolo verso una vita “normale”. Troppo spesso però, questo ostacolo è tale a causa dell’indifferenza delle istituzioni che dovrebbero garantire “pari opportunità”.
Siamo ad Aragona nella c/da Petrusa a sud-ovest della via Polonia, aree già interessate da lavori di consolidamento a difesa del centro abitato e da espropri già esecutivi. A lanciare l’appello, i genitori del piccolo G. B. affetto da una malattia neurodegenerativa che gli procura anche difficoltà alla deambulazione autonoma. Il ragazzino, per raggiungere da casa il centro abitato, deve percorrere – per il tramite dei propri familiari-, uno stradino di campagna privato e non asfaltato sotto il quale insisterebbero anche le condutture di un importante acquedotto “spesso dissestate e con perdenze d’acqua” che ne causano l’impraticabilità.
Questo stradino che si trova spesso interrotto “anche per fatti imputabili ai vari gestori idrici”, non permetterebbe ai genitori del piccolo ammalato, di raggiungere il centro urbano e impedirebbe al personale medico, paramedico, assistenti ai disabili, fisioterapisti e ambulanze del 118 di arrivare alla loro residenza. Nelle giornate in cui la strada è resa impraticabile per le copiose perdite idriche, i familiari, per evitare che il piccolo non riceva le necessarie terapie e cure mediche, sono costretti a vere peripezie per raggiungere il centro di Aragona.
Della questione aveva investito l’amministrazione e i competenti uffici comunali il consigliere Duccio Cipolla, mediante un’interpellanza urgente del 25/11/2009. Dal relativo dibattito consiliare tenutosi il 7/01/2010 emerge la problematica in tutta la sua gravità ed in quella sede il consigliere Cipolla propose: “una soluzione praticabile potrebbe essere quella di aprire un altro varco a valle dato che a distanza di 4 m. circa, vi è la via Gramsci ed un collegamento con questa via sarebbe il naturale sbocco verso il centro abitato nei giorni d’interruzione dell’attuale stradino”.
L’arch. Rosario Monachino (allora alla guida dell’uff. tecnico comunale – ndr) invitato a relazionare in quel Consiglio disse di voler studiare la planimetria dei luoghi ricordando che in quella zona erano state eseguite delle procedure espropriative per un lavoro pubblico, e probabilmente, si poteva procedere ad un esproprio (per aprire un varco a valle verso la via Gramsci – ndr) per pubblica utilità. Fu chiesto dal dirigente un po’ di tempo, per studiare tutta la documentazione utile prima di proporre soluzioni tecniche da adottare.
Fu in quell’assemblea che il sindaco Alfonso Tedesco dichiarò che l’amministrazione era impegnata nella ricerca concreta di una soluzione che desse una risposta effettiva alla famiglia del minore. In quell’occasione il sindaco fece presente che vi erano allo studio delle ipotesi fattive, pertanto l’amministrazione si stava adoperando per provvedere alla relativa copertura finanziaria, ed entro il termine di un mese (febbraio 2010) si poteva essere più precisi sia sulle soluzioni da adottare che sui relativi impegni di spesa. Di una cosa il primo cittadino si disse certo: “la questione troverà una soluzione”.
Sono trascorsi oltre due anni, e i disagi per la famiglia del piccolo G. B. sono continuati tra le promesse, l’indifferenza e gli impegni presi dalla politica. Tutto ciò ha portato il consigliere Duccio Cipolla a tramutare in atto ciò che aveva dichiarato in Consiglio nel gennaio 2010: “se l’amministrazione non darà una risposta certa in tempi brevi si sarà costretti ad invocare l’aiuto della Prefettura”. Con nota del 25 gennaio 2012 è stato portato a conoscenza della questione sua Eccellenza il Prefetto di Agrigento, con l’auspicio che un suo intervento possa porre rimedio a una situazione diventata ormai intollerabile.
Dalla documentazione in nostro possesso – di cui cercheremo di verificare la veridicità – si legge che “il comune di Aragona non avrebbe verificato che ditte private avrebbero occupato del tutto arbitrariamente delle aree” (probabilmente già espropriate – ndr). Qualora quelle aree non fossero state espropriate, si potrebbe sempre pensare a un ponte, simile a quello della via Gramsci ma in metallo, che metta in comunicazione la proprietà della famiglia G. con i terreni ad est già, verosimilmente, espropriati e su cui si potrebbe edificare la strada di collegamento con la via Gramsci; o in alternativa far completare lo stradino attualmente in uso facendolo bitumare ed imporre ai gestori idrici di sistemare immediatamente eventuali perdite o danni alle condutture.
A volte, basterebbe veramente poco per rendere la vita un po’ più facile a chi vive già una condizione che di per sé facile non è…
Totò Castellana
“la questione troverà una soluzione”…..sono passati due anni!!! la sensibilità di questi “signori” non ha uguali!