Agrigento – Tre anni fa moriva a causa di un incidente sul lavoro un ragazzo di Campobello di Licata: Giuseppe Gatì.
Giuseppe, idealista, giovane, coraggioso, rifiutava l’idea di una Sicilia che si fa conoscere solo per i fatti di mafia, per il livello di corruzione, per il clientelismo e per i tanti altri aspetti negativi che hanno caratterizzato l’operato della classe politica dirigente isolana.
Poco tempo prima che si verificasse l’incidente costatogli la vita, Giuseppe si era reso protagonista di un episodio che suscitò non poche polemiche, allorquando nel corso della presentazione di un libro di Vittorio Sgarbi, ne apostrofò l’autore, definendolo “pregiudicato” poiché condannato per truffa allo Stato.
Una vicenda che destò non poco clamore e che riempì per giorni le pagine dei giornali online (vedi qui il filmato della contestazione a Sgarbi).
A prescindere da ogni cosa e dalle idee politiche di ognuno di noi, non v’è dubbio che a Giuseppe andava riconosciuta un’onestà intellettuale e un coraggio delle proprie azioni che molti di coloro che nei giorni successivi alla contestazione si limitarono a facili e vili insulti certamente non possedevano.
Noi Giuseppe Gatì vogliamo ricordarlo con un suo scritto pubblicato postumo da alcuni amici sul suo blog.
Si tratta di una lettera incompiuta a Peppino Impastato – come affermano i suoi amici sul blog – scritta il 25 Maggio 2008. È una bozza di un articolo destinato a “Qui Campobello Libera”, un giornalino fondato da Giuseppe con alcuni amici sulla scia di “Qui Milano Libera” e il blogger Piero Ricca, di cui sono usciti solo pochi numeri.
Questa lettera non è mai stata completata, nè pubblicata.
LETTERA A PEPPINO IMPASTATO
di Giuseppe Gatì
Giuseppe Impastato,meglio conosciuto come Peppino , attivista contro la mafia……………..
Caro Peppino,
Sono passati ormai 30 anni dalla tua morte, dal giorni in cui salutasti la tua Sicilia.
Quanto la amavi questa terra eh? La amavi cosi’ tanto da sacrificare la tua vita cercando di poterla cambiare
Quante lotte, e quante volte coi denti stretti e I pugni in tasca ti sei “arraggiato” contro lo schifo che ti circondava.
Non so se da qualche parte hai visto quello che hai lasciato, quanto altro sangue è scorso dopo il tuo, quante mogli rimaste vedove, e quanti bambini diventati orfani.
La Mafia ha continuato a mietere altre vite dopo la tua, anche se adesso si è “ammodernata” anche lei.
I mafiosi non vanno piu’ in giro con la coppola e I baffetti, ma indossano giacche a doppiopetto e qualche volta occupano addirittura ruoli istituzionali, oppure fanno eleggere amici e galoppini .
Ah scusami! Con la fretta ho dimenticato di presentarmi, anche io come te mi chiamo Giuseppe, e con un gruppo di amici ci siamo “amminchiati” come te, a voler fare qualcosa per vedere le cose girare nel verso giusto.
Siamo stanchi di vivere, anzi di sopravvivere tra compromessi, favoritismi, raccomandazioni e “buone parole”.
Certo potresti dire che anche tu sei stanco, ma di sentire sempre le stesse cose da giovani ventenni, che credono di poter cambiare il mondo, ma che alla fine si adegueranno a questa societa’.
Oggi come allora, chi alza un po’ di piu’ la testa, viene etichettato come comunista, anarco insurrezionalista, no global, appartenente ad un non ben definito centro sociale o meglio ancora terrorista.
Ma ritorniamo alla situazione attuale del nostro paese.
Dopo la tua morte, qualche “illuso” magistrato, si era messo in testa di fare il suo dovere (e perche’ mai poi?), osando addirittura insinuare che tra mafia e politica esistesse un certo connubio (che idiozia!), finendo le loro indagini tre piedi sotto terra. A fargli compagnia, si unirono anche giornalisti (che avevano la presunzione di fare nomi e cognomi del malaffare), imprenditori (vergognosamente rifiutati di pagare il pizzo), normali cittadini (con un’insensata voglia di legalita’ e giustizia).
Non ti preoccupare comunque, non va mica cosi male di come potresti pensare?!
Oggi I magistrati non vengono piu’ fatti saltare in aria, ma vengono ridicolizzati, screditati, ed infine trasferiti; le bocche dei giornalisti, tappate dai loro stessi direttori o editori perche’ non si puo’ certo parlare male dei cosiddetti “poteri forti”; il singolo cittadino non viene piu’ messo al corrente dell’approvazione di certe leggi…