Caro Sindaco mi permetta di prendere spunto dai recenti fatti giudiziari che hanno interessato l‘Utc di Agrigento per fare una doverosa ed opportuna premessa di carattere storico che ha interessato negli anni passati la nostra città .
Ritengo opportuno e doveroso porre all’attenzione dell’opinione pubblica in generale, alcuni spunti di riflessione che attengono alle modalità di gestione della cosa pubblica ed è per questi motivi che mi accingo a fare le dovute considerazioni.
Come ben avrà appreso, dopo la rovinosa frana del 19 luglio 1966,Agrigento venne alla ribalta nazionale e sulla base di alcune relazioni d’inchiesta, quali la “ Grappelli”,la” Martuscelli”e l’intervento di un deputato comunista in Parlamento Mario Alicata
( vedi link con relativi allegati http://eddyburg.it/index.php/article/articleview/9146/0/244/ ), il Parlamento Italiano fu chiamato a legiferare sulla materia urbanistica nazionale.
Mi corre l’obbligo di precisare che la c.d.”Legge Madre” del 1942 n° 1150 (http://www.sicet.it/pages/urbanistica/leggi_urb/legge_1150-42.htm ) obbligava i Comuni Italiani a dotarsi del Prg ,cosa che il Comune di Agrigento non ha fatto,sicchè sulla spinta dei fatti emotivi di Agrigento (speculazione edilizia e frana del 1966) per porre un limite alle collusioni tra gli Amministratori locali e gli imprenditori venne emanata dall’ Assemblea legislativa la c.d. Legge Ponte del 1967 n° 765,la quale apporta alla Legge Urbanistica del 1942 una serie di ampie modifiche, determinanti per razionalizzare il sistema di strumenti e di controlli, dandogli la configurazione tutt’ora vigente.
Le più importanti modifiche si possono raggruppare secondo i tre obiettivi che la legge si propone:
- Avviare una estesa applicazione dei piani urbanistici, e garantirne il rispetto. Vengono così fissati i termini entro i quali il Comune, obbligato a redigere il PRG, viene sostituito dagli organi statali; si decentra agli uffici regionali del Ministero dei Lavori Pubblici l’approvazione degli strumenti minori (piani particolareggiati, regolamenti edilizi, programmi di fabbricazione). Inoltre si rende obbligatorio il regime di “salvaguardia” dei piani già adottati ma non ancora approvati, per impedire che i piani stessi siano vanificati da licenze edilizie rilasciate in contrasto con le loro previsioni. Si precisano sanzioni per le violazioni delle prescrizioni.
- Porre un freno allo sviluppo edilizio incontrollato. Vengono poste drastiche limitazioni all’edificazione in assenza di strumenti urbanistici e si stabilisce che la licenza edilizia possa essere concessa solo quando le opere di urbanizzazioni siano già esistenti o siano previste dai piani particolareggiati di iniziativa pubblica o lottizzazioni private, già approvati nelle zone di espansione.
- Ottenere la partecipazione dei privati alle spese di urbanizzazione, fino ad allora gravanti esclusivamente sui Comuni. Viene prescritto che siano a carico dei privati la realizzazione di tutte le opere di urbanizzazione primaria (compresa la cessione gratuita dell’area occorrente) e il versamento del contributo corrispondente a una quota dei costi delle opere diurbanizzazione secondaria. Tale obbligo deve essere sancito da una convenzione tra privato e Comune, necessaria per ottenere l’autorizzazione a lottizzare. La lottizzazione privata si affiancherebbe così al piano particolareggiato di iniziativa pubblica come strumento ordinario di attuazione del PRG nelle nuove zone urbane.
Da ciò si evince chiaramente che Agrigento,la nostra città diventa “cavia” e “prototipo”per poter disciplinare in modo corretto ed efficace l’intero territorio nazionale,anche perché la speculazione edilizia che vi è stata dal dopo guerra in poi,nonostante l’emanazione della “Legge Ponte” sino ad arrivare ai giorni nostri è sotto gli occhi di tutti e non si è mai arrestata, basta pensare che il Villaggio Mosè oggi si trova ad essere zona commerciale,zona residenziale,zona alberghiera,zona artigianale etc, aree ad uso agricole per incanto e magia sono diventate attraverso il famoso cambio di destinazione d’uso aree commerciale.Insomma il Villaggio Mosè è tutto e il contrario di tutto.
Non voglio entrare nel merito dell’inchiesta giudiziaria,ma credo che della “Mancata Urbanizzazione della Frazione del Villaggio Mosè” sia venuto il momento di farne una questione locale, ma anche e soprattutto una “questione morale- propositiva”.
Come ben conosce la frazione del Villaggo Mosè negli ultimi anni è diventata il “bancomat” del Comune di Agrigento.
L’Ente ha rilasciato concessioni edilizie senza autorizzazioni allo scarico fognario,in pratica nella nuova “casba Agrigentina” ai piedi del cozzo Mosè la gente acquista appartamenti in villa “teoricamente” senza poter defecare, e si trova nonostante si sia indebitata per anni con mutui,a vivere in una frazione ove mancano,le strade, ove quelle esistenti sono trazzere, l’illuminazione,la toponomastica,la metanizzazione, gli spazi verdi,i campi sportivi,i centri di aggregazione per gli anziani e i giovani sono inesistenti ecc,ecc,ecc.
In sintesi le opere di urbanizzazione primaria e secondaria previste dalla normativa urbanistica nella frazione sono latitanti!
Basta prendere visione di quante concessioni edilizie sono state rilasciate e quanti milioni di euro sono entrati nelle casse comunali per rendersi conto che forse il termine “bancomat” risulta nel caso in specie inappropriato!!!
Da cittadino residente,posto che sino ad oggi, i diritti della gente che con enormi sacrifici hanno acquistato casa, risultano essere stati calpestati Le chiedo:
Dal 2007 ad oggi, quante concessioni edilizie sono state rilasciate nella citata Frazione?
Quanti milioni di euro sono entrati nelle casse comunali?
Quali e quante opere di urbanizzazione primaria e secondaria sono state realizzate?
Cosa ha fatto la sua Amministrazione con questi soldi?
Noi Residenti restiamo in attesa di una Sua cortese risposta,constatando nel contempo che questa nostra rappresentazione è la nuda e cruda realtà.
SIG: Gibilaro mi consenta una battuta”IL CORAGGIO DI CAMBIARE”