Agrigento – L’avvocato Giuseppe Arnone, è stato sentito per 11 ore dalla Procura della Repubblica di Agrigento, in merito a fatti che lo stesso indagato aveva dichiarato di aver chiarito fin da subito ai carabinieri.
La vicenda risale al mese di settembre, quando una cliente dell’avvocato Giuseppe Arnone, Maria Grazia Di Marco, querelò il legale, accusandolo di averla presa a schiaffi.
Nel corso dell’incontro, la Di Marco si sarebbe rifiutata di firmare una procura che l’Arnone le sottoponeva, essendo venuta meno la fiducia nell’avvocato, a tal punto da aver successivamente dichiarato ai carabinieri di aver avuto l’impressione che l’avvocato Arnone stesse facendo gli interessi della controparte.
La Di Marco, precisò che: “L’avvocato Arnone prima mi ha strattonato prendendomi per un braccio nel tentativo di farmi firmare una procura che non volevo fare, poi mi ha preso a schiaffi ed inoltre ho evitato una testata parandomi con il braccio”.
Fattasi refertare al pronto soccorso, i medici dell’ospedale certificarono lesioni guaribili in 5 giorni.
La storia ebbe ulteriori sviluppi, visto che la signora prima di recarsi in ospedale aveva avvisato i familiari e, resasi conto che il figlio ventunenne aveva deciso di affrontare l’avvocato, chiamò i carabinieri implorandoli di intervenire, affinchè il figlio non commettesse sciocchezze.
I carabinieri, giunti nei pressi dello studio di Arnone prima del ragazzo, ne attesero l’arrivo e dopo aver proceduto alla perquisizione dello scooter con il quale il giovane era arrivato, rinvenivano una chiave tubolare in ferro della lunghezza di circa 30 centimetri e dei guanti.
I protagonisti della storia, finirono alla stazione dei carabinieri di Villaseta, per essere sentiti e per redigere i verbali di rito.
La denuncia è stata poi ritirata, ma si tratta di un atto al momento irrilevante alla luce dei reati per i quali, così come avevamo già anticipato, si può procedere d’ufficio.
Arnone, che respinge qualsiasi addebito, dichiara di aver fornito alla Procura tutti i chiarimenti necessari.
L’avv. Arnone, ha inteso chiarire la vicenda, inviando agli di informazione, la lettera inviata al Sostituto Procuratore della Repubblica, dott. Andrea Maggioni.
Un chiarimento che appare quantomeno anomalo, visto che come dichiarato dallo stesso Arnone, la vicenda era stata fin dall’inizio chiarita in caserma e che, nell’ipotesi in cui tali chiarimenti non fossero stati sufficienti, l’Arnone avrebbe avuto tutto il tempo necessario nel corso delle 11 ore d’interrogatorio, protrattosi fino alle 3 del mattino.
Per intanto, va precisato che la Di Marco, nel corso di un’ulteriore testimonianza, invitata a narrare i fatti, nonostante avesse rimesso la querela, ha ribadito esattamente quanto aveva narrato nell’atto di denuncia.
Tra un chiarimento e l’altro (prima dai Carabinieri, poi in Procura), l’indagine pare destinata ad andare avanti, se, come afferma lo stesso avvocato difensore di Arnone, la “partita” si giocherà sulle aggravanti.
Inutile precisare che il giornalista Franco Castaldo nel pubblicare la vicenda non si era inventato nulla, nè noi avevamo leso qualsiasi diritto alla privacy dei protagonisti, nè fatto illazioni di alcun genere.
A nulla sono valsi i tentativi di metterci a tacere, nè quelli di una certa stampa che a titoli cubitali aveva dato la notizia che tutto si era risolto positivamente per l’Arnone.
La Procura, così com’è giusto che sia, va avanti a prescindere da ogni cosa, nell’esclusivo interesse della legalità.
Gian J. Morici
Rumoroso silenzio di Telearnone!!!!!!!!
undici ore non sono tante?
che fine ingloriosa
SAREBBE STATO GIUSTO SE IL GIUDICE LO TRATTENEVA NON PER POCHE ORE MA PER SEMPRE.
Caro “lex” non possiamo pretendere che qualcuno sia folle e votato al martirio fino a questo punto ! ! !
Se sono state davvero undici ore, comunque sia andata,la cosa è seria. Chissa se L’arnone ha pensato a tutta la gente innocente che ha fatto finire davanti ai giudici con le sue denunce…….