Grandangolo – il giornale di Agrigento – diretto da Franco Castaldo – pubblica, nel numero 39 in edicola oggi, due vicende, in assoluta esclusiva, molto importanti. Innanzitutto, il giornale pubblica i verbali di Franco Cacciatore, il neo pentito agrigentino che dal 29 luglio collabora con la giustizia. Si dà conto, tra gli altri, del primo verbale di interrogatorio di Franco Cacciatore, boss agrigentino emergente che non ha avuto il tempo di emergere compiutamente perché catturato dal personale della Squadra Mobile in un momento storico in cui tutti i capimafia agrigentini erano arrestati o latitanti. Cacciatore spiega le ragioni della sua collaborazione: “Ho deciso di collaborare con l’Autorità Giudiziaria, perché voglio recidere definitivamente ogni rapporto con Cosa nostra e potermi ricostruire una vita. Ho già messo a conoscenza i miei familiari, che vivono all’estero, di questa mia decisione le ragioni come le ho detto dottore poco fa, praticamente voglio recidere ogni rapporto, anche se non ho più rapporti, però quel piccolo rapporto che c’è con “Cosa nostra”, non voglio avere a che fare più con “Cosa nostra”, e ovviamente ho deciso di collaborare per uscire pulito da questa storia, e vivere una vita tranquilla”. All’interno del giornale gli altri verbali dell’ex mafioso che, clamorosamente afferma: “Maurizio Di Gati non era il capo provinciale di Cosa nostra”. Tutti i particolari nelle pagine 1 e 4.
Poi una storia complicata ma vera. Che susciterà polemiche. Una denuncia è stata presentata, accompagnata da verbale e certificazione ospedaliera attestante lesioni guaribili in cinque giorni. Ma, soprattutto, di significativa gravità, è ciò che è avvenuto prima della denuncia allorquando un giovane visibilmente alterato dall’aver appreso che la madre sarebbe stata picchiata dal suo avvocato di fiducia, ha pensato bene di armarsi di chiave tubolare in ferro (lunga una trentina di cm) e munirsi di guanti per farsi giustizia da solo. E’ stato fermato in tempo dai carabinieri sotto il portone d’ingresso dello studio legale dell’avvocato di fiducia della madre (proprio la donna, preoccupata, aveva chiamato i militari chiedendo di bloccare il figlio). L’avvocato denunciato è Giuseppe Arnone, consigliere comunale ambientalista ed avvocato. Tutti i dettagli a pagina 1 e pagina 3.
L’intervistona di Diego Romeo di questa settimana è dedicata a Forza del sud, al suo leader in provincia di Agrigento, Michele Cimino e a Barbara Garascia e Mario Baldacchino. Poi, pagina due, interamente dedicata alla politica con le riflessioni dopo le visite ad Agrigento di Gianfranco Fini, Raffaele Lombardo e il meeting “Generazione 30 di Angelino Alfano.
L’articolo di Beniamino Biondi ripara il torto subito da Ezio D’Errico, figura nobile della cultura agrigentina, dimenticato dalla gente e dalle istituzioni.
Questa la replica dell’avvocato Arnone a quanto pubblicato da Grandangolo:
Prendo atto dell’articolo pubblicato da un noto settimanale che ritiene liberamente di realizzare uno scoop a pagina intera su una vicenda molto dolorosa che riguarda la mia attività professionale.
Nel massimo rispetto per la grande sofferenza che ho avvertito e che agibilmente esiste nell’animo della signora Maria Grazia Di Marco per vicende sue personali e familiari che intendo tutelare con la massima riservatezza, mi preme chiarire che i fatti, documentalmente, si sono svolti in modo ampiamente diverso e per larghi versi opposto a come riportato dall’articolo.
Ho incontrato la signora Di Marco, quella mattina, su sua esplicita richiesta il cui contenuto rientra nella riservatezza cui facevo riferimento, ma che ho comprovato documentalmente nelle competenti sedi. La discussione animata ha avuto per oggetto l’interesse dei figli della signora, tra cui una minore, penalizzati gravemente se la signora avesse mantenuto la decisione esternatami in quell’occasione e anticipatami, documentalmente in altre, di rinunciare ai proventi di una vendita relativa ad una eredità.
Su questo aspetto, cioè la tutela dell’interesse economico dei figli, ai quali la signora intendeva rinunciare sentendosi tradita da tutti, in relazione a vicende di mancati pagamenti e a suoi rapporti inter familiari, la discussione si è fatta particolarmente accesa e ciò in quanto la signora Di Marco, da molto tempo, è da me assistita con un rapporto con profili di seria preoccupazione amicale.
L’unico stress fisico del colloquio è stato quello di uno strattonamento del braccio accompagnato da frasi “devi essere una mamma che deve sempre pensare ai figli”.
Specifico ciò perché il documento che la signora Di Marco avrebbe dovuto firmare nei giorni successivi, non appena da me redatto, era quello concordato su richiesta della stessa con i compratori Falzone affinché i medesimi pagassero direttamente nelle mani della signora Di Marco e non nelle mani di terzi che già si erano impossessati di somme di pertinenza della stessa.
Intendo mantenere su tutta la vicenda, che si è già chiarita e definita, il massimo di riservatezza e mi sto limitando a fornire questi chiarimenti solo in relazione alle notizie, contrarie al vero, diffuse questa mattina e che potrebbero far ritenere che io, nella mia professione, non avessi nel modo migliore tutelato una persona e la sua famiglia, meritevoli di ogni sforzo.
La vicenda, per quanto mi riguarda, pur nei suoi molto tristi e dolorosi aspetti, è già definita perché ho avuto modo di consegnare agli organi competenti l’amplissima documentazione di riscontro dei fatti, verificabili altresì mediante l’agevole audizione degli altri avvocati che nelle ultime settimane avevano seguito la vicenda e le sue tensioni e gli stessi venditori Falzone.
Infine mi è anche ben chiaro il circuito di interessi politici che ha fornito queste notizie al fine di creare, nell’ambito di un danno generale, uno specifico danno al sottoscritto. E chi vuole può agevolmente comprendere chi siano i politici a conoscenza di questi fatti che hanno, per abiette motivazioni, fornito il materiale per l’articolo in questione.
Concludo: per quanto mi riguarda l’intera vicenda ha visto comportamenti assolutamente coerenti con il mio sistema di valori in quanto, peraltro, l’aver strattonato un’amica per un braccio richiamandola ai suoi doveri nei confronti dei figli, non mi pare affatto un atto di cui dovermi vergognare.
Altra questione è la solidarietà che esprimo nei confronti della signora Di Marco e del suo nucleo familiare, fortemente stressati e lesi negli ultimi mesi da comportamenti di altri soggetti su cui, come ho detto, la mia scelta è tacere.
Agrigento, 01 ottobre 2011 Avv. Giuseppe Arnone
Alla faccia della riservatezza!!! ci manca solo di sapere il prezzo della villetta ed il nome di chi ha preso già dei soldi dalla signora Di Marco.
Non sapevo che gli “strattonamenti dei clienti” facessero parte della procedura giuridica…comunque deve essere stato uno strattonamento bello forte se ha procurato alla signora 5 giorni di prognosi.
“seria preoccupazione amicale”. E se non era amicale?