La questione morale è una grande questione politica?
La selezione della classe dirigente di un partito è il banco di prova più impegnativo per dimostrare la coerenza tra i proclami e i comportamenti concreti.
La questione morale è una grande questione politica? E’ questa la domanda che da più parti viene fatta oggi a seguito di un innumerevole ripetersi di casi di corruzione che interessano esponenti di partiti di diversa collocazione ed orientamento.
Un quesito che continua a essere al centro delle tensioni politiche, e anche del rapporto, sempre più difficile, con l’opinione pubblica, turbata dalle continue notizie provenienti dal fronte giudiziario.
Ma, se da un lato forze dell’ordine e magistratura si prodigano per liberarci dai politici corrotti. non si può dire che con altrettanto impegno i partiti si prodighino, a loro volta, per anticipare nefaste conseguenze, d’immagine per loro, di grave danno per gli amministrati.
La politica non può giocare di rimessa ed intervenire dopo che le inchieste giudiziarie rendono incompatibile la presenza di una parte della sua classe dirigente, sia pure a livello locale.
La verità è che la selezione della classe dirigente di un partito è il banco di prova più impegnativo per dimostrare la coerenza tra i proclami e i comportamenti concreti. E’ pur vero che l’attuale legge elettorale per il rinnovo del Parlamento contribuisce a individuare candidature secondo profili non sempre virtuosi, ma è anche vero che i vertici dei partiti non sempre danno la sensazione di privilegiare onestà e competenza.
In attesa di una riforma elettorale, non più rinviabile, in attesa di codici di comportamento che si ispirino a precise norme deontologiche, è necessario assumere posizioni chiare davanti ai cittadini e rispondere con coraggio alle responsabilità che i partiti hanno di fronte ai tristi fatti di cronaca.
Ma, a parte i singoli casi, è arrivato il momento di affrontare un sistema, la concezione che abbiamo della politica. Dobbiamo intenderci su come concepiamo l’esercizio del potere e il rapporto tra politica ed economia. Forse è il momento di prevedere pure le sanzioni nel codice etico.
Ci sarebbe almeno bisogno che questi impegni fossero collegati a un serio progetto per la riforma complessiva della politica. La questione morale, è chiaro, investe tutti ed è il prodotto di una profonda debolezza del sistema. La moralità delle forze politiche dovrebbe consistere in una salda proposta istituzionale e nella capacità di occupare la scena in modo credibile. Il semplice richiamo alla moralità dei singoli rischia di essere un’illusione, nella migliore delle ipotesi, o un comodo alibi, nella peggiore.
In questa direzione sarebbe auspicabile che i patrimoni dei politici ( e dei burocrati) condannati per corruzione vengano confiscati e utilizzati a vantaggio delle comunità danneggiate. Questi sono i segnali che la gente comprende e che occorre dare se si vuole veramente evitare una totale perdita di credibilità.
Questi sono i segnali che devono dare subito quelle forze politiche che rivendicano un consolidato patrimonio di valori ai quali fanno riferimento perché con il moralismo di bassa lega o con un istinto perennemente giustizialista non si va da nessuna parte.
Oggi le difficoltà che presenta lo scenario internazionale, soprattutto per quanto riguarda le questioni economiche e finanziarie, sono troppo insidiose e destabilizzanti per non fare sul serio, anche per custodire quegli equilibri democratici che sono garanzia di futuro.
Non c’è alternativa serve la buona politica. In economia si dice che la moneta buona scaccia quella cattiva. Speriamo che sia così per la politica, perché senza la politica con la maiuscola, ripeto, non si va da nessuna parte.
Agrigento 12 agosto 2011 Mariagrazia Brandara