La presente è lo sfogo – libero, personale e opinabile – di un imprenditore e cittadino agrigentino rispetto alle lungaggini burocratiche e ai tempi infiniti della realizzanda ‘grande opera’ di raddoppio della S.S. 640 (ex S.V. Caltanissetta-Agrigento).
A scanso di equivoci, premetto di concordare in toto con quanti sostengono che le ‘grandi’ reti di comunicazione costituiscano il veicolo più idoneo per lo sviluppo socio-economico delle zone da esse lambite. E non posso peraltro non condividere l’idea che tale sviluppo possa giovare, di riflesso, al miglioramento delle relazioni tra contesti economici, sociali, culturali e chi più ne ha più ne metta.
Al di là delle molte ragioni della mia indignazione che, sebbene numerose e ampiamente motivabili, potrebbero risultare troppo soggettive e personalistiche, vorrei qui porre l’attenzione su una contraddizione non da poco in un territorio a vocazione turistica quale quello di Agrigento vanta – o millanta? – di essere: com’è possibile che le contrade interessate dai suddetti lavori – le contrade Fegotto, Piattaforma e Gasena (dove io abito e dove ha sede la mia attività commerciale) – siano le stesse storicamente sottoposte, da parte degli Organi preposti, al ben noto ‘vincolo paesaggistico’ al fine di non depauperare il tesoro ambientale del quale la natura le ha gratuitamente dotate?
Bene, questo è il punto!
Sono ormai due anni che queste contrade sono interessate dai lavori di raddoppio della S.S. 640 e detti lavori hanno comportato ai residenti della zona – e agli sfortunati di passaggio – non poche difficoltà e disagi sia in termini di percorribilità (chiusura del ponte Gasena per quasi due anni, percorsi accidentati su strade sterrate, assenza di segnaletica di qualsiasi tipo, ecc.) sia in termini ambientali (frane, smottamenti, fango, ecc.). E se a questo – che già non mi sembra poco – si aggiunge il gravissimo danno economico subìto dalla mia azienda a causa della difficoltà della clientela di raggiungere la sede, credo che la mia indignazione non abbisogni di altri argomenti.
Da qualche giorno è stato abbattuto il ponte IPSAS IV ed è stato, pertanto, chiuso al transito anche il tratto della SS. 640 che dalla Mosella prosegue per il bivio di Favara. Questa chiusura provocherà – com’è facilmente prevedibile – non solo ulteriori disagi ai residenti ma, ciò che è più grave, un irrimediabile danno a tutte le attività commerciali presenti in zona e una definitiva e tragica battuta d’arresto al già martoriato turismo balneare locale, aggiungendo agli altri anche la sopravvenuta difficoltà della percorribilità delle strade.
Tutto questo per cosa? Per realizzare un ‘mostro’ che attraverserà delle zone che, a torto o a ragione – ma di questo si può ancora discutere –, sono state fino a oggi rigorosamente vincolate.
Mi chiedo e chiedo alle Autorità competenti:
in quale cassetto sono andate a finire tutte le leggi e le norme sbandierate sino a ieri dagli Organi preposti per garantire la tutela del paesaggio?
quale ulteriore prezzo dovrà pagare l’intera collettività agrigentina per questi disagi, dei quali ad oggi non è dato vedere la fine?
quale costo dovranno sostenere ancora le attività imprenditoriali per questa ennesima chiusura?
In tutto questo, dove sono i nostri Amministratori? L’idea dell’enorme danno che questo faraonico progetto sta procurando alla già sofferente imprenditoria privata locale ha mai sfiorato le loro menti? Riescono a realizzare che tra qualche giorno o tra qualche mese saremo costretti, malgrado tutti i nostri sforzi – e non sono stati pochi! –, a chiudere le attività e a licenziare i dipendenti? Si rendono conto che da questa ‘grande opera’ nessuno ha tratto – e, sembra, potrà farlo a breve – alcun beneficio?
Se è ormai troppo tardi per riconsiderare la realizzazione di un’opera che, stante la sua dichiarata pubblica utilità, andrà comunque realizzata, non lo è per aprire un tavolo di confronto che consenta agli imprenditori e agli abitanti della zona di trovare risposte alle loro domande e di valutare insieme agli amministratori locali delle soluzioni alternative di minore impatto e sensibilmente più economiche che, con un po’ di buona volontà – se questa parola non risulta oggi provocatoria –, potrebbero ancora essere accolte e realizzate.
Alberto Consiglio
Amministratore unico
CONSIGLIO S.r.l.
Egregio Sig. Consiglio, Lei è una voce nel deserto, ma il deserto è molto esteso e nessuno la sentirà. Questa è Agrigento, citta a perdere.
Sig. Philips, in pochissime parole ha espresso i sentimenti di chi vuole fare “Impresa” ad Agrigento! Siamo stati lasciati soli in un deserto…