Il canone idrico di Agrigento è notoriamente il più caro d’Italia – dichiara il Coordinatore della Feder. Prov. di Sel di Agrigento Calogero Miccichè -, però bisogna ribadire che lo era già prima che il servizio idrico venisse affidato alla “Girgenti acque”, semmai la medesima azienda ha usufruito dei benefici derivati dalla maggiorata tariffa, la quale era stata determinata la prima volta come maggiore aumento nel 2005 dall’allora assessore al bilancio Marco Zambuto, aumentata dal sindaco Piazza con determina n.127 del 20 aprile 2007, fatta propria nel bilancio dell’amministrazione del sindaco Marco Zambuto nel settembre dello stesso anno, nonostante l’opposizione dello scrivente, tanto da non pensarci due volte a rassegnare le dimissioni da assessore appena due mesi e mezzo dopo la strepitosa e congiunta vittoria contro i politici feudatari come Alfano, Di Mauro ed altri (vedi comunicato stampa del 29/8/2007 e la lettera di dimissioni di assessore del 4/9/2007). Se risulta vero che la “Girgenti Acque” abbia applicato in bolletta ulteriori aumenti – continua Miccichè – è senz’altro un fatto grave, nel senso che al danno si è aggiunta la beffa a carico degli agrigentini. Però nel portale del sito internet della “Girgenti Acque spa” in merito alla tariffa si legge che l’aliquote e parametri sono fermi al 2007. A chi bisogna credere ? Come mai il sindaco se ne accorge solo dopo la nota di un consigliere comunale ? Si riferisce all’aumento a suo tempo da lui stesso stabilito, o si riferisce ad altri aumenti cosiddetti illegittimi che però non sono specificati in dettaglio?
Se è così è doveroso conoscere come si articolano i cosiddetti aumenti nelle bollette che i cittadini pagherebbero maggiormente rispetto all’ultima aliquota determinata nel 2007, perciò le cose dette recentemente dal sindaco Zambuto, anche se tardive, vanno verificate. E opportuno che le parti (Comune e Girgenti Acque) mettano le carte sul tavolo per capire di cosa si parla.
Infine – conclude Miccichè -siamo ancora in attesa di sapere la posizione ufficiale dell’amministrazione in merito al referendum del 12 e 13 giugno, cioè se è intenzionato a farsi promotore come primo cittadino di una iniziativa pubblica per il Si contro la privatizzazione dell’acqua, che è l’unica e vera battaglia civile che determinerà il ritorno all’acqua pubblica, almeno questa sarebbe una azione politicamente riparatoria per essersi a suo tempo astenuto, favorendo consapevolmente l’affidamento del servizio idrico ai privati.
Quando nel 2007 Miccichè non votò il bilancio:
Ecco i motivi che mi hanno spinto a non votare in Giunta il bilancio 2007.
Primo motivo: finanziariamente il comune è già dissestato e non lo si vuole dichiarare;
Secondo motivo: l’aumento del canone idrico del 60% voluto dall’Amministrazione del Centrodestra viene fatto proprio dal Sindaco Zambuto con il bilancio 2007
La città di Agrigento è ammalata da tempo, il clima politico è impazzito e schizofrenico, non esistono risorse, eppure si continua a mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi, nella speranza di rimuovere la curiosità della gente di conoscere la voragine delle nostre casse comunali. La tattica è quella di “struzzeggiare” o parlare di altro, in ogni caso l’obiettivo rimane quello di evitare di parlare del dissesto finanziario. Parole maledette, da pronunciare solo a bassa voce e con molta ipocrisia o quando conviene.
Affermare che l’Amministrazione precedente ha lasciato una difficile situazione finanziaria è ragionevole, ma non bastevole, è il non fare niente per farla emergere chiaramente con i numeri che si rivela molto grave anche politicamente, per questi motivi il sottoscritto, nella qualità di Assessore della giunta di coalizione guidata da Zambuto, non ha votato la delibera di bilancio 2007. Gli ulteriori motivi sono qui sinteticamente esposti:
Il progetto di bilancio 2007 attualmente all’esame del consiglio comunale, inizialmente stilato dall’Amministrazione Piazza è stato fatto proprio, salvo qualche ulteriore taglio, dall’Amministrazione Zambuto che ha vinto le elezioni nel nome del cambiamento (per chi se lo fosse già scordato, cambiamento resosi possibile anche grazie al determinante contributo dell’oltre 11 per cento di voti che il sottoscritto ha ricevuto al primo turno).
L’ex sindaco Piazza, per evitare il dissesto finanziario, come ribadito recentemente dal suo ex direttore generale avvocato Timineri, aveva presentato, per l’approvazione in consiglio comunale, tre proposte deliberative che prevedevano:
1) l’aumento del canone dell’acqua del 60% pari a circa 1,8 milioni di euro;
2) l’aumento dell’ICI dal 6 al 7 per mille, per circa 2 milioni di euro;
3) l’aumento dell’Irpef da 0,4% a 0,8%, per circa 2 milioni di euro.
Queste nuove e maggiori entrate dovevano servire a coprire ulteriori spese quali: 3 milioni di euro per la sospensione della terza rata Tarsu 2005, 1,8 milioni di euro relative al contenzioso della discarica di Siculiana, 1,5 milioni di euro derivate dalle maggiori spese per il dissalatore di Porto Empedocle (queste sostenute di recente dall’elemosina della Regione Siciliana) e altri debiti fuori bilancio non mutuabili (oggi a questi bisogna aggiungere altri aumenti di spesa pari a 4 milioni di euro che riguardano ancora la discarica di Siculiana e la ditta Catanzaro con valore retroattivo a carico del nostro comune relativo agli anni 2004-2005, aumento deciso il 12 luglio scorso dal governo Cuffaro, altro che benefattore ! ).
Poiché il precedente consiglio comunale non ha fatto in tempo ad approvare le suddette tre delibere proposte dall’Amministrazione di centrodestra, l’ex sindaco Piazza, con determinazione sindacale n. 127 del 20/4/2007, ha stabilito, e ne aveva la facoltà, l’aumento del canone idrico del 60% (dico sessanta per cento !!!!!, cioè il canone idrico più alto d’Italia nella città più povera è assetata d’Italia), mentre la differenza per coprire le mancate entrate venivano sostenute con tagli di alcune voci di spesa e con la previsione di altre entrate come il recupero di circa 4 milioni di euro relativi alla mancata riscossione dai canoni idrici pregressi ed altro, per i quali allo stato attuale non è stato incassato neanche un terzo di quello previsto e non si comprende come si farà ad incassarlo tutto entro l’anno in corso. Stesso discorso vale per quelli derivati dai proventi di concessioni di opere di costruzione e di sanatorie edilizie, la previsione di incassare 5,5 milioni di euro sarebbe quanto meno azzardata.
E’ molto coraggiosa l’intenzione di confermare l’eccezionale entrata dell’anno precedente, ma bisogna tenere presente che nel 2006 la metà dell’entrata proveniva dal pagamento della concessione del centro commerciale di Villaseta, mentre per l’anno in corso non c’è una così forte ed uguale entrata, per cui la previsione inserita nel bilancio 2007, di circa 5,5 milioni di euro, appare assai difficile da confermare, visto che alla data odierna l’entrata relativa alla suddetta posta di bilancio non supera i 2 milioni di euro.
In sostanza le minori entrate provocheranno certamente il continuo ricorso all’indebitamento e all’anticipazione di cassa che ha già superato i 14 milioni di euro e il cui costo di interesse bancario si aggira intorno ai 300 milioni di euro annui. L’anticipazione di cassa da occasionale è diventata definitivamente strutturale. Se si continua così anche per il prossimo anno si aggraveranno ulteriormente le spese per interessi a carico dei cittadini (questo aspetto è stato già rilevato negativamente nel giugno scorso dalla Corte dei Conti, assieme alla mancata entrata dell’anticipazione delle spese del 2005 del settore dei rifiuti da parte dell’ATO Gesa Ag2, dati questi che la fanno da padrone e non é mistero per nessuno). D’innanzi a tali evidenti, incontestabili e gravi fatti economici e finanziari non si comprende perché si continua a “struzzeggiare”.
Il fatto che la terza rata Tarsu o Tia 2005 sia stata sospesa (sospensione condivisa recentemente con i sindacati), nella previsione che la copertura possa effettuarsi col recupero dell’evasione (provvedimenti che si prevedono molto lunghi, incerti e approssimativi), non scoraggerà l’Amministrazione a continuare a fare ricorso all’anticipazione di cassa per pagare gli stipendi del personale e rispettare i contratti di pagamento a terzi per servizi, ma il ragioniere capo ha già dichiarato che non applicherà l’avanzo di amministrazione del consuntivo 2006, pari a 4 milioni di euro (all’avviso del sottoscritto questi dati contabili sono molto discutibili), dato che al sindaco, per il momento, interessa soltanto pareggiare virtualmente il bilancio, prevedendo ulteriori tagli alle spese pur di non dichiarare il dissesto finanziario, “tanto”, dice Zambuto, “questo bilancio 2007 è tecnico”.
Ma cosa sia tecnico e cosa sia politico possiamo valutarlo magari dopo.
E non per ultimo, questo bilancio così impostato provocherà uno scadimento della qualità dei servizi, più di quanto già non lo siano.
In poche parole ci troveremo di fronte ad un dissesto finanziario non dichiarato che si pone in contrasto con i numeri e con la politica. Con i numeri perché se non ci fosse stato l’aumento del 60% del canone idrico, voluto da Piazza ed accettato da Zambuto (bastava revocarlo per non volerlo) lo sbilanciamento sarebbe assicurato. E se la maggioranza della giunta, sindaco in testa, teme che un eventuale dissesto finanziario possa mettere le mani nelle tasche dei cittadini, l’aumento del 60% del canone idrico cos’è ? una carezza !? Sicuramente per i cittadini onesti che pagano regolarmente il canone questo esoso aumento è uno scippo ! E come abbiamo visto, e lo si può provare, questo aumento non risolve alcun problema, tanto meno quello che riguarda il miglioramento della distribuzione idrica, serve soltanto al bilanciamento tecnico provvisorio per tirare a campare e questo, certamente, non fa l’interesse della collettività agrigentina.
Il sottoscritto in questo contesto non ci stà ! Ne sotto il profilo politico, ne sotto quello tecnico-contabile, per le stesse ragioni per le quali già nel 1999 ho contestato e vinto sia al CORECO che al CGA contro l’Amministrazione dell’epoca. Oggi la cosa che mi addolora e provoca sconcerto è che le stesse procedure di bilanci virtuali sono portate avanti dall’Amministrazione di cui il sottoscritto fa parte.
Quando ho accettato di far parte della coalizione guidata da Zambuto anche se non aveva la caratteristica di centro-centrosinistra, ma certamente antiCdL, non mi sarei sognato minimamente che dopo la vittoria del secondo turno potevo condividere il bilancio dell’ex sindaco Piazza che prevede l’aumento del 60% del canone idrico, inoltre tecnicamente non posso sottoscrivere che l’anno 2007 finaziariamente è un anno neutrale. Il consiglio comunale potrebbe riformare un tale bilancio. Ma purtroppo ho poca speranza in esso, dato che la maggioranza di centrodestra presente in consiglio questo bilancio lo ha condiviso fin dalla sua nascita. Le raccomandazioni e i suggerimenti che alcuni consiglieri comunali della CdL hanno avanzato di recente, come per esempio i tagli da operare su un bilancio ridotto all’osso, fanno solo sorridere; viene da dire loro: perché non ci hanno pensato prima, quando governavano?
Entrando nel merito di alcune voci come per esempio la solidarietà sociale, vediamo che più dei due terzi il bilancio di questo settore è impegnato per i ricoveri di alcune centinaia di anziani in strutture private o semi pubbliche, con un costo molto esoso della retta giornaliera di ricovero tale che se affidato direttamente al comune l’ente potrebbe risparmiare la metà dei soldi stanziati e questi potrebbero essere destinati alla assistenza domiciliare o ad altre servizi di solidarietà sociale.
Queste fra le maggiori ragioni che hanno spinto il sottoscritto a non firmare la delibera di Giunta relativa al bilancio 2007, e ribadisco un bilancio che prevede l’aumento del 60% del canone idrico! Le ragioni del rifiuto non sono di tipo ideologico, sono solo dettate dalla coerenza politica e dal buon senso: come si fa ha chiedere sacrifici di tale portata ai cittadini quando l’acqua arriva nella case dopo lunghi turni e disagi causati principalmente dalla rete idrica che è un colabrodo, disagi provocati anche dalla insufficiente risorsa in bilancio per la manutenzione e per le riparazioni delle continue rotture nella rete idrica interna, ma soprattutto quando non c’è alcuna speranza di avere una rete idrica nuova ed efficiente. Basta sentire quello che ha detto il presidente Cuffaro personalmente al sottoscritto nel luglio scorso dopo una richiesta di risorse per la realizzazione della rete idrica cittadina: “ caro onorevole Miccichè, ti chiamo onorevole perché ti rimane sempre “la ingiuria”, la competenza ora è dell’Ato idrico, ma se l’Ato di Agrigento non la prevede, io non posso farci niente, noi della Regione non abbiamo grandi risorse, al massimo posso aiutarti con fondi miei, 200 o 300 mila euro per la manutenzione”. In parole povere l’elemosina che non risolve niente. Ma poiché il sottoscritto continua a ribadire che questo non fa parte del proprio concetto di “cambiamento”, non credo che la mia città abbia bisogno di questue concesse da governanti potenti ed essere trattati da poveri pezzenti.
Alla luce di queste mie considerazioni spero che al più presto si apra in città e nelle sedi istituzionali un vero dibattito sullo stato economico-finanziario di questo comune per trovare immediate alternative per un risanamento vero e trasparente. La gente con queste elezioni ci ha creduto tanto da essere disposta ha mettere in gioco le proprie finanze.
Circa due mesi addietro, quando si è iniziato a parlare di difficoltà finanziarie, una cittadina credendo nel cambiamento, ha avanzato la proposta che un aiuto alla soluzione della crisi finanziaria poteva venire anche da volenterosi cittadini pronti ad anticipare somme al Comune come fossero dei BOC (buoni ordinari comunali). Proposta avanzata da persone sincere che ci hanno creduto, e spero credano ancora, nel cambiamento di rotta. Purtroppo questa richiesta non ha avuto una giusta ed adeguata risposta nelle sede proprie. Io Credo che se c’è vero cambiamento, chiarezza e trasparenza nell’agire politico, lasciando per ora quelle di facciata, possiamo ancora farcela, diversamente è il fallimento della politica ed il tradimento verso i cittadini per non essere riusciti a contribuire al rinnovamento di questa sfortunata città.
Agrigento 29 Agosto 2007
Calogero Miccichè
Assessore Comunale
Le dimissioni:
Al Segretario Generale del Comune di Agrigento
e.p.c. Al Sindaco di Agrigento
Al Presidente del Consiglio Comunale
Ai Consiglieri Comunali
Agli Assessori Comunali
Oggetto: Dimissioni dalla carica di Assessore comunale.
Il sottoscritto Calogero Miccichè, nato ad Agrigento l’11 maggio 1952, attualmente Assessore al Comune di Agrigento, con la presente lettera rassegna le proprie dimissioni dalla carica di assessore al comune di Agrigento.
Le suddette dimissioni, irrevocabili, sono dipese da fattori espressamente politici che avrebbero voluto costringere lo scrivente ad effettuare scelte politico-amministrative non condivisibili legate al bilancio del comune di Agrigento per l’anno 2007, all’esame del consiglio comunale, che altro non è se non la fotocopia del bilancio della precedente amministrazione di centrodestra.
A nulla è valsa la mia posizione critica manifestata all’interno della Giunta sulla proposta di bilancio 2007, posizione che voleva aprire un confronto ma ha trovato solo una porta sbarrata, il rifiuto totale a qualsiasi proposta. Ciò mi ha spinto a pensare di effettuare un intervento in consiglio comunale, vedendolo come estremo tentativo per capovolgere la situazione, ma mi sono sentito negare questa ultima possibilità proprio dal Sindaco Zambuto il quale, se prima mi aveva pregato di non diffondere il mio diniego a votare il bilancio in Giunta, adesso mi costringe a non presentarmi in consiglio nella giornata di martedì 4 settembre 2007, impedendomi in tal modo di esternare le mie già chiare posizioni che riguardano sì il bilancio 2007, ma senza vedere questo solo come mero strumento contabile. Il bilancio è soprattutto uno strumento che individua anche le scelte politiche di una Amministrazione, ed una Amministrazione che vuole ispirarsi ai principi di trasparenza e di legalità non può sposare un bilancio virtuale nella sostanza, privo di veridicità nella previsione di alcuni capitoli d’entrata e senza un euro in più da poter spendere per i veri bisogni di questa martoriata città.
Perché questa Amministrazione, che esiste ed è forte anche grazie al mio undici e passa per cento di consenso elettorale, mi vuole impedire di intervenire in Consiglio comunale? Se la democrazia è partecipazione, perché mi si vuole impedire questo esercizio democratico? Perché l’Amministrazione ha paura del confronto? Forse perché non vuole sollecitare la pelosa suscettibilità della maggioranza dei consiglieri di centrodestra che hanno già annunciato il loro voto favorevole?
Bella forza: è il loro bilancio, comprensivo dell’aumento del 60 % del canone idrico!!!
Avendo già esternato le mie posizioni sul bilancio e sulle sterili polemiche che ne sono sorte, per amore di brevità allego alle presente le note con le relative motivazioni, volendo puntare l’attenzione soprattutto sull’aumento del canone idrico, sulla mancata realizzazione della rete idrica e sulla privatizzazione dell’acqua nella nostra Provincia. Per non parlare della questione relativa alla gestione dei rifiuti e in particolare del mancato decollo della raccolta differenziata, unico sistema per dimezzare la tassa dei rifiuti.
Quando quasi tre mesi fa mi è stato affidato l’incarico di assessore ho chiesto tre deleghe che riconoscevano tre gravi emergenze quali erano quelle idriche, dei rifiuti e al centro storico, mai mi sarei aspettato di ricevere delle deleghe svuotate di qualsiasi ruolo attivo; nessun ruolo attivo all’interno degli ATO idrico e rifiuti per fare emergere con chiarezza la posizione dell’Amministrazione contro la privatizzazione dei suddetti servizi.
L’unica cosa che mi amareggia nel lasciare l’incarico è quella di non potere proseguire in questo cammino e poter creare i presupposti per un reale cambiamento nella gestione della cosa pubblica cittadina, ma non sono attaccato alla poltrona e non serbo alcun rammarico nel lasciare un esercizio del potere che si è rivelato fine a stesso.
Mi permetto di chiedere al Presidente del Consiglio Comunale di poter comunicare e dare lettura nonché di predisporre la distribuzione della presente lettera di dimissioni ai signori Consiglieri comunali.
Infine, senza rancori personali e senza alcun imbarazzo lascio l’incarico di assessore augurando al Sindaco Marco Zambuto buon lavoro, sperando che continui a farlo nell’esclusivo interesse della città.
Agrigento 04 settembre 2007
Calogero Miccichè
Carissimo Lillo Miccichè sei l’unico che ha sempre mostrato amore per questa città e che si è battuto per queste due problematiche: Acqua e rifiuti. Sostengo le tue idee perchè sono anche le mie.