Esplode la protesta in Siria, dove nella città di Daraa l’esercito spara sui civili e assalta la Moschea dove si sarebbero rifugiati alcuni manifestanti.
Migliaia di persone manifestavano da tre giorni nella città siriana, chiedendo libertà politica .
Già nello scorso fine settimana, la dura repressione da parte del governo aveva causato sette vittime tra i manifestanti.
I residenti, avevano reagito dando fuoco ad alcuni edifici del governo.
Alla base delle proteste, l’accusa di corruzione mossa dai cittadini nei confronti di Faisal Kalthoum, governatore della provincia.
L’Organizzazione nazionale per i diritti umani, aveva affermato che i 16 arrestati in provincia di Daraa sono stati accusati di “appartenenza a una corrente religiosa,” un’accusa che nel linguaggio delle autorità siriane viene spesso usata per descrivere come banditi i Fratelli Musulmani.
Le autorità hanno anche arrestato un attivista di primo piano che aveva appoggiato i manifestanti, Loay Hussein, prigioniero politico dal 1984 al 1991, è stato prelevato dalla sua abitazione nel quartiere di Sehnaya vicino a Damasco.
Questa notte, intorno alle 00.40, ore italiane, soldati siriani sarebbero entrati nella città di Daraa, sparando su civili di tutte le età.
Delle manifestazioni programmate dai dissidenti siriani, avevamo già scritto il 13 marzo (https://lavalledeitempli.net/?p=9619), quando pubblicammo un articolo nel quale si faceva riferimento ad un comunicato divulgato su internet a firma dei “Fratelli e attivisti dei diritti umani all’interno i siriani in Siria e in Europa “.
“Sull’onda di ciò che sta accadendo in Libia – scrivevamo nel nostro articolo -, anche in altri paesi i dissidenti alzano la testa e si preparano a far sentire la propria voce. È questo il caso di un gruppo di attivisti dei diritti umani dei siriani in Siria e in Europa, lancia i suoi appelli in rete.”
Gli appelli, erano mirati ad organizzare per il 15 marzo delle azioni di protesta dinanzi le ambasciate siriane di tutto il mondo, alla stessa data ed alla stessa ora.
Un’occasione per organizzare e mobilitare le proteste di massa di migliaia di persone dentro e fuori la Siria, dinanzi alle ambasciate siriane nelle principali città europee, in Canada, America e Australia.
Una strategia, che, seppure abbastanza semplice, utilizzando internet avrebbe permesso di raggiungere in breve tempo centinaia di migliaia, se non milioni, di persone, le quali da semplici lettori diventavano in brevissimo tempo protagonisti delle azioni di protesta.
Le richieste dei manifestanti erano:
1. Sospendere tutte le leggi d’emergenza in Siria. Convertire la nazione di un moderno paese civile.
2. Una modulazione nella costituzione principale che garantisce una transizione verso un paese democratico pluralistico.
3. La cancellazione immediata della teoria di un-governo-parti.
4. La formazione di un governo nazionale che pensi alle esigenze del nostro popolo.
5. Indire elezioni libere ed eque per il parlamento in cui includere tutte le fasce del popolo siriano.
6. Perseguire i responsabili di tutti i massacri contro il popolo siriano in passato.
7. Un’amnistia generale per tutti i prigionieri per ragioni politiche e d‘opinione.
8. Lo sradicamento della povertà e della disoccupazione nella comunità siriana.
9. La revoca del divieto su tutti i tipi di media e di Internet. Per consentire a tutti i forum di esprimere liberamente la propria opinione. Giovani forze siriane e gli attivisti – la Siria.
Questa notte, il governo siriano, così come ha fatto Gheddafi, ha risposto nell’unica lingua che conoscono le dittature: l’uso delle armi contro la popolazione che manifesta il proprio dissenso…
Gian J. Morici
Nella foto, il presidente siriano Bashar al-Asad
Carlo, certo che non ritengo il dietivo accettabile. Cosec come non ho ritenuto accettabile quello posto da Israele durante l’attacco a Gaza. Sono rimasta in Siria, per quasi tre mesi, a mio rischio e pericolo, sotto copertura , proprio per cercare di capire e vedere qualcosa di pif9. Sono rimasta, anche quando i miei colleghi sono andati via. Non perche9 ho la sindrome dell’eroina. O della protagonista. Ma perche9 amo il mio lavoro. Per parlare con i giovani siriani e i meno giovani. I siriani, appunto. Per raccogliere testimonianze. Per raccontare le loro paure, speranze, aspettative. Per descrivere i cambiamenti. I sospetti. Le voci che circolavano. Perche9 sono loro, i siriani, i protagonisti di questo momento storico.E meritano di essere ascoltati, tutti. Perche9, come giornalista, non voglio cadere nella trappola dell’ideologia. Tutto questo e8 documentato nella mia corrispondenza per il quotidiano on line Lettera43. In questo articolo, mi limito, semplicemente, a criticare il sistema mediatico che non precisa le testimonianze non sono state verificate da fonti indipendenti . O che, peggio, riporta come verite0 fatti che io- vivendo a Damasco- posso testimoniare non essere avvenuti. La nota sulla possibilite0 dei siriani di seguire i canali satellitari, si riferiva a una domanda che mi e8 stata fatta spesso. Ho sentito quindi la necessite0 di chiarire. Senza contare che c’e8 un tam tam interno nel Paese. E che molti seguono e credono nella tv di stato. Un ultimo punto. Il post risale al 19 maggio. Da quando sono rientrata in Italia, non ho pif9 scritto nulla proprio perche9- pur essendo rimasta in contatto con alcune persone- non sento pif9 il polso della situazione . Non respiro pif9 l’atmosfera. Non incontro pif9 gli attivisti, i non-attivisti, i promotori delle manifestazioni come l’ingeniere di Yabrud, o quelli che non si sentono di scendere in piazza. Per paura (ho riportato queste testimonianze). O perche9 perche9 temono il caos, l’opposizione sunnita conservatrice che e8 la pif9 organizzata, una frammentazione territoriale e confessionale, un effetto Iraq.