Un ruolo fondamentale nelle rivolte in Tunisia, Egitto, Iran e Libia, lo ha giocato il web, documentando in tempo reale gli accadimenti ed eludendo la censura posta ai media per nascondere le notizie.
Internet ha rappresentato anche il modo per i manifestanti di comunicare tra loro.
In Libia, Gheddafi ha in più modi tentato d’impedire l’accesso alle informazioni, rendendo inaccessibili siti quali Facebook, YouTube, Twitter e Al Jazeera..
Nonostante la censura di regime, immagini, notizie e video di quello che accade in Libia, hanno invaso il web, grazie ad attivisti che sono riusciti ad aggirare i blocchi, fornendo materiale e mettendosi in contatto con giornalisti e blogger che hanno fatto veicolare le informazioni nel resto del mondo.
Ma a partire da giovedì 3 marzo, la connessione internet in Libia si è improvvisamente azzerata.
13 prefissi satellitari della rete libica sono stati ritirati, mentre è impossibile il collegamento via cavo.
Restrizioni che impediscono alla maggior parte della popolazione di attingere a fonti d’informazione e di restare in contatto con i propri amici.
Dal grafico di Google Trasparency Report, è possibile rendersi conto di come il dittatore libico sia riuscito ad azzerare ogni veicolo d’informazione verso e dall’esterno e di contatto all’interno del paese.
Un duro colpo per l’informazione e per la popolazione, che permette al dittatore di continuare a commettere atrocità e massacri, al riparo dagli occhi e dal giudizio del mondo.
Nonostante il calo di informazioni, continueremo a pubblicare tutte le immagini, video e notizie delle quali verremo in possesso.
Questa la pagina Google, dalla quale si può vedere il grafico della barbara censura esercitata da Gheddafi, per poter impunemente continuare a massacrare il popolo libico:
http://www.google.com/transparencyreport/traffic/